Un albero spoglio giace sulla spiaggia della Piana di Cannavee, nella Repubblica d'Irlanda. Un albero enorme le cui radici sono state recise quasi fino al tronco. Trasportato dalle maree che regolano il mondo, è stato trovato da due ragazzini dai capelli rossi, dopo una tempesta. Non riescono a comprendere di che tipologia si tratta, ma da quel momento in poi, per quell'estate che li vedrà affrontare quel difficile percorso dall'infanzia alla comprensione della complessità e della brutalità del mondo adulto, sarà il loro rifugio, un simbolo di libertà, un luogo dove dar vita alla loro immaginazione.
Il nuovo libro pubblicato da Aboca Edizioni per la collana Il Bosco degli Scrittori ci trasporta quindi nella verde terra irlandese, portandoci a conoscere l'estate di due bambini del sud, che si trovano però a scontrarsi con la dura realtà del nord. Quella questione risuona anche lì non solo tramite le notizie in tv o al lavoro del loro padre giornalista, ma anche con l'arrivo di una bambina, Monica, una rifugiata proveniente proprio da quel nord dove gli scontri tra cattolici e protestanti si fanno sempre più aspri, più cruenti. Una figura che va a spezzare un po' quella che sembra una vita spensierata e felice. Ma che in verità mostra anche lì delle ombre.
L'albero della libertà di William Wall è una lettura che ci permette di guardare il mondo con lo sguardo ingenuo dell'infanzia, ma contrastato da notizie di cronaca riprese direttamente dall'Irish Time della fine degli anni '60.
Certe volte il mondo è un posto triste. Ma noi ci saremo sempre uno per l'altro. Ed è questo che pensano anche loro. C'è un grande potere nell'amore.

Quando ho letto la trama di questo libro ne sono subito rimasta attratta. Avevo voglia di buttarmi tra le pagine della storia Irlandese, anche per approfondire un po' una pagina di storia di cui conoscevo relativamente poco. In verità è un libro alla portata di tutti, perché nonostante metta in luce quel che accadde dal 1969 in Irlanda del Nord, è tutto narrato dal punto di vista di due bambini del sud dell'isola, che vivono la loro vita in maniera piuttosto spensierata. Tra canti, raccolte di granchi, e soprattutto giochi all'aria aperta, influenzati e regolati dalle ondate delle maree.
Siamo nella piana di Cannavee - un nome di fantasia - che rappresenta un po' il litorale di Barleycove Beach nella contea di Cork, e qui vivono anche Liam Óg e Seán, due fratelli e due migliori amici, che amano passare il tempo tra le dune e il mare. Liam, in particolare, ama la musica e cantare le canzoni popolari; il piccolo Seán, invece, si diletta nella raccolta di granchi, e nella catalogazione degli alberi che vede e che appunta nel suo quaderno, inserendo il nome, anche in irlandese e in latino, e corredando tutto con un bel disegno.
Il giorno successivo a una tempesta, il loro padre dice di aver visto un enorme albero sulla spiaggia. I due corrono subito lì, e da quel momento quella pianta, che sembra quasi un naufrago arrivato nelle coste dopo un viaggio terribile, diventa il loro rifugio, e dà vita alla loro immaginazione. L'albero diventa una nave di pirati, e acquisisce di volta in volta un nome diverso, a seconda anche dello scorrere degli eventi che muteranno un po' le loro vite.
Un giorno nel loro paese arriva una bambina, Monica, una rifugiata dall'Irlanda del Nord, dopo che i protestanti le hanno bruciato la casa. È lei che rappresenta un po' una sorta di confine tra il mondo infantile e la coscienza politica, la verità e brutalità del mondo adulto. Ascoltando le sue parole, Liam e Seán iniziano a porsi molte domande e a comprendere anche come la scelta delle parole sia di fondamentale importanza per non ferire altri, così come l'attenzione per le canzoni cantate, che potrebbero offendere per il loro reale significato.
Ma le notizie dal mondo esterno arrivano anche grazie al loro padre, William, un giornalista che viene inviato al Nord, rischiando la sua vita per raccontare la verità. Tramite i discorsi con sua moglie, Ellen, un'insegnante, veniamo così a scoprire insieme a loro alcuni dettagli dei Troubles, del conflitto nord-irlandese che dalla fine degli anni '60 vide contrapposti la discriminata comunità cattolica - nazionalisti e repubblicani - e i protestanti - unionisti e lealisti - con l'aiuto anche dell'esercito britannico.
Wiliam Wall cerca così di contrapporre la vita pacifica dei due giovani al Sud e i terribili avvenimenti che sconvolgevano la vita di altri ragazzi, uomini e donne al nord, grazie anche all'ausilio di alcuni titoli e brani tatti dai giornali dell'epoca.
L'altro aspetto, interessante, però è il voler mettere in luce come in realtà neanche il Sud fosse un angolo di paradiso. E questo lo fa anche attraverso la figura di Ellen, la madre dei due bambini protagonisti, che è un'insegnante di una delle scuole controllate dalla chiesa cattolica. Oltre a essere una donna sposata solo civilmente a un comunista. In questa terra, infatti, era molto forte l'egemonia della chiesa cattolica che controllava quasi ogni aspetto culturale, economico e politico: dai matrimoni, al ruolo delle donne nella società, con anche la messa al bando dei metodi anticoncezionali e quindi un controllo sull'aborto e il divorzio. Basti anche pensare a istituti come le Magdalene Laundries, dove le donne indipendenti e ritenuti immorali venivano rinchiuse per essere rieducate; o le Industrial schools, scuole professionali in cui si recludevano per legge bambini problematici.
Oltre a ciò, avevano il potere su diverse scuole, università e criticavano ferocemente il comunismo, e anche - con ipocrisia - chi osava andare contro il sistema di apartheid nel nord, incuranti del fatto che andasse a colpire i cattolici stessi!
Man a mano che Liam e Seán si trovano a scoprire cose sul mondo e la loro vita viene pian piano sconvolta, anche il nome del loro albero cambia: da Dodge city, a Pequod - quando scoprono i resti di una balena lì nei pressi -, fino a trasformarlo in una barricata e divenire Free Derry. Tuttavia, la vita spazza via anche le cose che ami e rischia di romperti, di spezzarti. E quel loro albero della libertà può essere perso.
Stavo pensando al vostro famoso albero laggiù nella sabbia e a una canzone scritta da un grande uomo che si chiamava Tom Paine. La canzone si chiama L'albero della libertà. Quello là sotto è il vostro albero della libertà.
Eppure, c'è anche una sorta di speranza, rappresentata dalla famiglia stessa e dall'amore che è più forte di ogni cosa. Una famiglia che diventa essa stessa come un albero, con le sue radici, i rami, le fronde, che si tengono insieme per non cadere, per non spezzarsi, per... sentire i loro quattro cuori che battono insieme come se fosse uno solo.
Una storia di formazione, un romanzo generazionale che segna un po' il passaggio dall'innocenza dell'infanzia, a una nuova consapevolezza più feroce del mondo adulto. Ma anche un ritratto di una pagina di storia da non dimenticare e che ha molti elementi in linea con altre forme di oppressione che stiamo vivendo e guardando anche oggi.
Del resto si può comprendere bene come mai l'Irlanda sia uno dei paesi che più sostiene la causa palestinese...
Un testo che consiglio di recuperare non solo a chi ha voglia di scoprire una storia famigliare, ma anche a chi è interessato a queste pagine di storia e tematiche. Ho trovato anche molto interessante la post-fazione dove l'autore cerca di spiegare come è nata la sua opera, la Storia irlandese - sia del nord sia del sud - e anche altre curiosità su alcuni termini e canzoni popolari che sono sparsi per il testo.
In particolare mi ha molto colpito lo slogan “Un parlamento protestante per un popolo di protestanti” usato dal primo ministro James Craig, e che tanto ricorda alcune affermazioni sostenute da qualche altro oppressore in Medio Oriente. Il requisito per esercitare il diritto di voto nell'Irlanda del Nord era essere proprietari di casa. La maggior parte dei proprietari erano protestanti, in modo tale da confermare sempre le maggioranze unioniste nelle elezioni locali e nazionali, senza dare così potere ai cattolici. Quindi è stata una vera e propria manipolazione dei confini dei distretti elettorali per favorire il partito unionista, a discapito dei partiti nazionalisti (gerrymandering). E questo è solo uno degli aspetti assurdi della questione irlandese! Ma non è questo il contesto per analizzare meglio la storia, che se conoscete poco vi invito ad approfondire.
Se avete dei titoli da consigliarmi sul tema o sulle Magadalene Laundries, vi aspetto nei commenti!
Ringrazio di cuore la casa editrice e, in particolare Daniele, per la copia.




