Scrivere di Primo Levi per me non è mai facile. Ogni volta che leggo uno dei suoi lavori, mi sento molto piccola, ma allo stesso tempo affascinata dalla sua persona e soprattutto dai suoi pensieri.
L'ho scoperto tardi, ma ora capisco perché in tanti ne hanno sempre parlato così bene. Per ora mi sono approcciata solo a quei testi che fanno riferimento alla sua esperienza nel campo di concentramento di Monowitz-Auschwitz. Volumi che, a mio modesto avviso, vanno assolutamente recuperati. Ho letto molto sulla Shoah, approfondendo inizialmente romanzi, e poi soprattutto le voci di chi ha vissuto sulla propria pelle quel terribile odio, quella crudeltà assurda, per la sola colpa di essere considerati una razza inferiore. E ora posso assolutamente dire che se vogliamo davvero conoscere e comprendere quello che è stato, le testimonianze sono il modo più importante per farlo. No, non condanno i romanzi, perché ne ho letti di davvero validi, ma vi invito e anzi, mi rivolgo anche a me stessa, a valutare davvero i testi da affrontare con più cura. Se con Sami Modiano, le sorelline Bucci, Elie Wiesel, e anche Liliana Segre mi sono sentita molto coinvolta emotivamente, secondo me Primo Levi va letto anche e soprattutto per riflettere. Perché i suoi libri non sono un mero ricordo di quanto subito, ma anche un vero e proprio invito alla riflessione sull'uomo, sulle sue azioni, su quello che sono capaci di fare l'odio, l'indifferenza, la natura umana sottoposta a certe sfide, umiliazioni, ma anche leggi assurde. E secondo me è proprio questo il punto di forza che mi fa gridare a gran voce: LEGGETE PRIMO LEVI.
A Gennaio ha preso il via il mio progetto #UnaValigiadItalia dedicato alla Letteratura Italiana. Ho voluto iniziare con Primo Levi perché avevo voglia finalmente di approfondire i suoi libri sulla terribile esperienza nel campo di concentramento e sull'odissea del ritorno a casa. Quale nome più adatto, del resto, per il mese della Memoria?
Leggere Primo Levi è stata un'esperienza forte, intensa e seppur nella sua tragicità, bellissima. In particolar modo con Se questo è un uomo, ho avvertito delle emozioni importanti, ed è cresciuta ancor di più la voglia di continuare a leggere e riflettere sul tema della Memoria, e a diffondere nel mio piccolo l'importanza del conoscere la storia, anche nei suoi più terribili eventi, in modo tale non solo da crescere interiormente ma da capire quanto sia importante ricordare e provare a migliorarsi, anziché tornare indietro.
Purtroppo lo so, non dipende dal singolo, ma... finché avrò vita continuerò a parlarne, grazie anche a letture a tema.
La Tregua, però, è stata ugualmente interessante. Perché molto spesso si può tendere a pensare che una volta liberati, tornarono subito tutti a casa. Ma no, non è così. Levi restò lontano dalla sua Torino per quasi un anno dopo la liberazione, attraversando una serie di stati ed esperienze particolari. E qui sono narrate, con più tranquillità rispetto alla stesura intensa di Se questo è un uomo.
Di ritorno dalle mie amate Marche, in attesa del treno per Milano - e poi per Torino -, ho trovato in edicola un graphic novel che ha subito attirato il mio interesse. Se vi dicessi Primo Levi? Devo ammetterlo. Purtroppo ancora non ho avuto modo di leggere i suoi libri - pur conoscendo lui, la sua esperienza, i suoi scritti ovviamente - ma ho deciso comunque di prendere questo libro e l'ho divorato in neanche un'ora. Quante volte li ho scritti... in quanti incubi mi sono apparsi! Uno... sette... quattro... Sapete bambini, quando avevo la vostra età amavo molto i numeri. cinque.