Sonetti, di William Shakespeare - #aTeatroconShakespeare

15 Jun 2023

Libri

Partiamo da una premessa: io di poesia non so parlare.
È un genere a cui mi avvicino sempre poco, perché temo di non comprenderlo appieno e di non saper formulare pensieri concreti. Ma, nel mio progetto di recupero di tutti i lavori di William Shakespeare non poteva mancare anche la sua opera poetica di cui ancora non avevo letto nulla, se non qualche sonetto più famoso. Scriverne, quindi, non è facile per me. Mi sono affidata a testi di studiosi del Bardo, e poi semplicemente vi indicherò quelli che sono, per me, i suoi versi più belli, che hanno suscitato emozioni più profonde. 

Aprile e Maggio li ho dedicati ai suoi Sonetti, 154 poesie che parlano d'amore e sentimenti. Una parte dedicata a un “giovane amico”, l'altra a una “Dama bruna”. Tra questi versi risuona l'Amore, ma anche lo scorrere inesorabile del Tempo, la Bellezza, la Poesia stessa, lo Sguardo, la rivalità di un altro poeta e altro ancora. Vi dico già che, anche se come me non siete così amanti del genere, è interessante scoprire anche questa scrittura del Bardo inglese. Ci sono sonetti davvero incantevoli. 

Devo paragonarti a una giornata estiva?
Tu sei più incantevole e mite.
Impetuosi venti scuotono le tenere gemme di maggio
e il corso dell'estate è fin troppo breve.
Talvolta troppo caldo splende l'occhio del cielo
e spesso il suo aureo volto è offuscato, 
e ogni bellezza col tempo perde il suo fulgore,
sciupata dal caso o dal corso mutevole della natura.
Ma la tua eterna estate non sfiorirà,
né perderai possesso della tua bellezza;
né morte si vanterà di coprirti con la sua ombra,
poiché tu cresci nel tempo in versi eterni.
Finché uomini respirano e occhi vedono,
vivranno questi miei versi, e daranno vita a te.

- Sonetto 18 - 


© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice


Come sempre quando si parla di William Shakespeare è difficile avere un quadro chiaro non solo della sua vita ma anche delle sue opere, soprattutto per quanto riguarda i suoi Sonetti. Sono tante le supposizioni che si sono avute nel corso dei secoli, e probabilmente a diverse domande non troveremo mai risposta. Ma è anche questo il fascino del mistero del Bardo, no? 

I Sonetti sono una raccolta di 154 componimenti scritti in vari momenti della sua vita - in particolar modo, forse, durante la chiusura dei teatri a causa della peste -, che possono essere suddivisi in due parti: dal 1 al 126 sono dedicati a un “giovane amico" (Fair Youth) del poeta; i rimanenti (ad eccezione degli ultimi due, dedicati alla figura di Cupido), sono rivolti a una donna, la Dark Lady, scura di occhi, di carnagione, di capelli ma anche d'animo.

Quello che ha scatenato una scia di dubbi e domande, però, è l'ambigua dedica posta all'inizio della raccolta: 

All'unico ispiratore di 
questi sonetti che seguono
Mr. W. H. ogni felicità
e quella eternità promessa 
dal nostro immortale poeta.
Augura colui che, ben augurando,
Si avventura 
in questa pubblicazione.

T.T.

Probabilmente i sonetti furono pubblicati senza l'autorizzazione di Shakespeare, pur essendo ancora in vita. L'editore Thomas Thorpe fece iscrivere nello Stationers' Register il 20 maggio 1609 e subito stampare un volumetto in-quarto contenente sonetti numerati da 1 a 154 e, in appendice, il poemetto “Il lamento di un'innamorata” (A Lover's complaint), con il titolo “Sonetti di Shake-speare, mai pubblicati prima”.
Ma in tanti si sono chiesti: chi è questo Master W.H.?
Come anche in alcuni dei suoi drammi teatrali, tornano delle parole d'amore rivolte a un amico, che possono far pensare a una sorta di stretto rapporto con una figura realmente esistita. C'è chi ha risposto con Henry Wriothesley, conte di Southampton, al quale Shakespeare aveva dedicato i suoi Poemetti “Venere e Adone” e “Lucrezia”; o William Herbert, il conte di Pembroke. 
C'è anche chi ha sostenuto che si trattasse in verità di William Hughes, un ragazzo attore della compagnia di Shakespeare, una supposizione ripresa anche da Oscar Wilde nel suo “Il ritratto di Mr. W. H.”. E se, invece, fosse semplicemente William Himself, William stesso? 
Sono domande a cui, come dicevo, è impossibile trovare risposta. Anche perché la dedica è stata posta dall'editore, così come la stampa di questi versi non è stata una scelta del Bardo. Quindi... chissà!

Come un inesperto attore sulla scena
che per paura dimentica la parte,
o come un violento stracarico di rabbia
cui l'impeto smodato indebolisce il cuore,
Così anch'io, diffidando di me, dimentico 
il perfetto rituale d'amore
e, fin troppo innamorato, sembra ch'io venga meno
sotto il peso del suo eccessivo ardore.
Siano allora i miei libri a parlare per me,
muti messaggeri del mio traboccante cuore,
che implora amore e attende più alta ricompensa
di quella lingua che più spesso e meglio parlò di te.
Oh, sappi leggere quel che amore in silenzio ha scritto:
è proprio di intelligente amore udire con gli occhi.

- Sonetto 23 - 

Nei sonetti possiamo scorgere una sorta di dramma interiore, un'indagine del proprio io, di quei sentimenti, emozioni e stati d'animo che sono propri dell'essere umano. Sono versi in cui si parla non solo d'amore, ma toccano altri temi:

- L'Immagine (della bellezza del giovane amico) contrapposta alla realtà.

- La Vista è il senso che domina i sonetti. Mi ha colpito molto l'interpretazione che ne dà Anna Luisa Zazo, quando sostiene che “Il mondo giunge all'uomo come mera immagine riflessa in uno specchio ingannevole. [...] un inganno a volte nato dall'amore: lo sguardo, tradito dal cuore, vede realtà inesistenti.”

- Il Tempo che scorre inesorabile verso la Morte, che divora e distrugge ogni realtà, un nemico da sconfiggere attraverso il matrimonio e la procreazione (nei primi sonetti il Poeta invita l'amico a sposarsi e fare figli così da preservare la sua Bellezza), o tramite la poesia capace di donare l'eternità alle cose/persone.

- La Poesia stessa che si contrappone appunto al Tempo, che con i suoi versi rende può rendere eterna una realtà fugace che può scomparire con troppa facilità.


Sia Giorgio Melchiori sia Anna Luisa Zazo vedono in Shakespeare anche qui l'uomo di Teatro che crea ancora una volta un personaggio: Il Poeta, che ama e soffre e mette a nudo la sua anima, esprime le sue emozioni, le sensazioni provate, i vari temi. E lo fa attraverso l'invenzione poetica di un duplice amore: quello per un angelo buono, un uomo biondo e bello, e quello per un angelo cattivo, una donna di mal colore.


Due amori io possiedo, di conforto e disperazione,
che, come due spiriti, mi suggeriscono:
l'angelo buono è un uomo biondo e bello,
l'angelo cattivo, una donna di mal colore.
Per farmi dannare presto, la mia diavolessa
tenta di strappare l'angelo buono dal mio fianco
pervertendo quel mio santo in un demonio,
adescando la sua purezza col suo lercio orgoglio.
E se il mio angelo s'è fatto diavolo,
lo posso sospettare, non avendone prove certe; 
ma entrambi da me lontani, e l'un l'altro amici,
penso che l'angelo buono sia finito nel di lei inferno.
Eppure non lo saprò mai, e vivrò nel dubbio,
finché l'angelo cattivo di lì non caccerà col fuoco il buono.

- Sonetto 144 - 


I sonetti non hanno un ordine ben preciso, in verità, ma possono essere comunque collegati sulla base di alcuni elementi in comune: 

  • 1-19: sono definiti Sonetti Matrimoniali. È qui che il Poeta esorta il giovane amico al matrimonio e alla procreazione, di modo che una volta anziano, un figlio potrà restituirgli la giovinezza e la sua bellezza non sarà perduta. Ma sarà poi anche la Poesia che potrà far sopravvivere la sua immagine. 
  • 20-58 : I Sonetti d'amore. I tormenti, la gelosia, il tema della colpa, di un tradimento commesso. Qui viene introdotta anche una donna che il Poeta amava e che l'altro gli ha tolto.
  • 59-75: Emerge ancora di più la contrapposizione tra Tempo e Poesia. La speranza che quest'ultima possa avere la forza di eternizzare l'Immagine, ma anche il triste riconoscimento dello scorrere inesorabile del Tempo a cui è impossibile opporsi.
  • 76-86 Viene introdotto un altro personaggio: il Poeta rivale a cui il 'giovane amico' ora sembra rivolgersi.
  • 87-96 Il Poeta sembra accettare questo abbandono/tradimento dell'amico, e si accede ancor di più al tema del contrasto tra realtà e apparenza, del sogno, dell'inganno.
  • 97-108 Si assiste alla Riconciliazione.
  • 109-126 Si apre poi la sequenza della Colpa e dell'Indegnità del Poeta paralleli alla colpa del giovane amico.
  • 127-152 Sono dedicati alla Dark Lady, sonetti che vedono un continuo alternarsi tra il desiderio e la condanna del desiderio, della lussuria. C'è anche il contrasto tra il Giovane, biondo, e buono e la Dama, oscura e cattiva.
  • 153-154 descrizioni sulla figura di Cupido.


Questo a grandi linee quello che è emerso dalle mie ricerche. Ma io, cosa ne penso?
Come dicevo, scrivere di poesia per me è davvero complesso. Non mi sento in grado di analizzare i versi, di proporre in maniera concreta quello che il Poeta può voler dire, o via dicendo. Del resto, quando è nato questo mio progetto non era teso allo studio approfondito dell'Opera di Shakespeare. La mia è la visione e la lettura di una semplice appassionata, che non ha però le chiavi giuste né è interessata a farne una lezione. Del resto, ci sono i professori o gli studiosi per offrirvi tutte le curiosità che cercate.

Mi sono approcciata ai sonetti di Shakespeare con curiosità e un pizzico di paura. Ne conoscevo alcuni, ma per il resto si è aperto un mondo del tutto nuovo. Inizialmente ho provato una sorta di noia nello scorgere una ripetizione di versi e concetti. Soprattutto nei primi, la voce del Poeta che esorta il Giovane Amico a sposarsi e procreare, alla lunga mi è sembrata un po' fastidiosa. Ma del resto, bisogna sempre riflettere sul fatto che siano stati messi insieme e pubblicati probabilmente senza la volontà dell'autore, che non ha così potuto rielaborare il tutto o magari scegliere di ometterne qualcuna. 

Sono rimasta, poi, affascinata dal concetto della Poesia che si oppone al Tempo e cerca di rendere immortale l'immagine in questo caso del giovane. Mi è sempre piaciuta tantissimo l'idea che attraverso la parola scritta, possa rimanere qualcosa di noi nel mondo, anche quando lo scorrere inesorabile del Tempo ci avrà condotto alla Morte. L'idea di sparire del tutto, che non rimanga niente di me, mi rattrista. A volte mi chiedo se la parola scritta, i miei pensieri, le mie storie potranno lasciare un riflesso di me anche quando, un giorno, non ci sarò più. È un concetto che non so bene sia attinente con quello che voleva esprimere Shakespeare, ma questo è quel che penso. 

In me tu ora puoi vedere quel tempo
quando foglie gialle, o nessuna o poche, pendono
su quei rami che ora tremano contro il freddo,
cori spogli e in rovina, dove prima cantarono dolci uccelli.
In me tu vedi il crepuscolo di un giorno
che al tramonto svanisce a occidente
e sarà presto avvolto dall'oscura notte,
seconda morte che tutti sigilla nel riposo.
In me tu vedi i bagliori di quel fuoco
che aleggia sulle ceneri della sua gioventù,
sul cui letto di morte dovrà soccombere,
consunto da ciò che lo nutrì.
Questo tu vedi, il che rende il tuo amore ancora più forte,
perché vuoi bene a uno che presto ti lascerà.

- Sonetto 73 - 

William Shakespeare resterà sempre un mistero ma, anche a distanza di secoli, riesce ad arrivare al cuore del lettore moderno, grazie al suo modo di parlare d'Amore, ma anche dei tormenti del cuore, delle umane sensazioni, dello scorrere del tempo, di arte e teatro come vita. Non sapremo mai chi fosse questo Fair Youth, o questa Dark Lady (alcuni sostengono addirittura si tratti di una prostituta), ma in fondo, cosa importa? Così come nelle sue opere teatrali, è bello scorgere una parte di noi, dell'umanità, dei turbamenti e della complessità della condizione umana anche nelle sue poesie. Ed è forse questa la vera forza della sua arte.

Ecco, non so quanto io sia riuscita a esprimere al meglio quello che penso. Forse, potreste sostenere che io abbia chiarito ben poco, ma posso dirvi quali sono i sonetti che più degli altri mi hanno colpito e poi ve ne spargerò alcuni in questo pagina virtuale: 


  • 8 - 12 - 14 [Varie esortazioni del Poeta al giovani a sposarsi per non lasciar svanire la sua bellezza];
  • 18 [Il mio preferito da sempre! Qui viene ben espresso il concetto della Poesia che rende eterna la bellezza del giovane];
  • 23 - 24 - 39 - 42 - 43 - 47 [versi d'amore, tormenti e gelosia];
  • 71 - 73 [Questi versi mi hanno lasciato un senso di tristezza, unendomi alla consapevolezza del Tempo al quale è difficile opporsi]
  • 90 - 91 [Anche qui c'è ormai una sorta di accettazione del Poeta all'abbandono dell'amico, che trasmette - almeno a me - sensazioni più tristi]
  • 101 - 102 - 109
  • 116 [altro sonetto noto, ma bellissimo] - 121 
  • 141 -144 [sonetti che parlano della Dark Lady, ma anche della contrapposizione con il Giovane amico]
  • 153 [uno dei due che traccia l'immagine di Cupido]

E i vostri sonetti preferiti?


Non sia mai ch'io metta impedimenti al matrimonio
di due anime fedeli; amore non è amore 
se muta quando nell'altro scorge mutamenti,
o se tende a recedere quando l'altro si allontana.
Oh no! Esso è termine fisso
che domina le tempeste e non vacilla mai;
esso è la stella di ogni sperduta barca,
il cui potere è ignoto, pur se ne misuriamo l'elevatezza.
Amore non soggiace al Tempo, anche se labbra 
e rosee guance cadranno sotto la sua arcuata falce. 
Amore non muta in brevi ore e settimane,
ma impavido resiste sino al giorno del Giudizio.
Se questo è errore, e sarà contro me provato, 
allora io non ho mai scritto, e mai nessuno ha amato.

- Sonetto 116 - 



Ho letto i Sonetti di William Shakespeare con la traduzione di Giovanni Cecchin, nel volume “Shakespeare e i poeti Elisabettiani”.

Per le informazioni ho preso in esame alcune introduzioni alle opere e saggi:
- Shakespeare e i poeti Elisabettiani, con l'introduzione di Anna Luisa Zazo
- Shakespeare. Genesi e Struttura delle Opere, di Giorgio Melchiori
- Shakespeare. L'opera poetica, di Roberto Sanesi

IL LIBRO

Shakespeare e i poeti Elisabettiani
William Shakespeare, John Donne, Christopher Marlowe
Casa editrice: Mondadori
Traduzione di: Giovanni Cecchin, Cristina Campo, Nemi D'Agostino
Pagine: 510
Anno di pubblicazione: 2012
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