Romeo e Giulietta, William Shakespeare - #aTeatroconShakespeare

18 Feb 2021

Libri

Lettura di febbraio per il mio progetto #aTeatroconShakespeare.

A volte il fato si rivela prezioso. Come sapete sto cercando di leggere le opere di William Shakespeare in ordine cronologico e... a febbraio, mese dell'amore, è caduta proprio la lettura del tragico amore di Giulietta e del suo Romeo. Forse una delle storie “d'amore” più conosciute, amate e rappresentate. Perlomeno, è una di quelle che personalmente amo di più, e di cui ho visto più versioni cinematografiche e teatrali.

Romeo e Giulietta è l'opera che ho letto più volte del caro Bardo, e a cui non mi stanco mai di tornare. Rileggerla nella traduzione di Salvatore Quasimodo per i Meridiani Mondadori è stato magico. L'ho trovata ancor più bella, più poetica, più scorrevole da seguire. L'ho amata ancor di più, se possibile. Ma, andiamo ad analizzare fonti e trama e poi, avvalendomi anche di testi critici oltre alle mie personali impressioni, ve ne parlerò un po' meglio.

Da questi nemici discendono i due amanti,
che, nati sotto contraria stella, 
dopo pietose vicende, con la loro
morte, annientarono l'odio di parte.



© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice | Romeo and Juliet, 1884 - opera di Frank Dicksee

Fonti:

  • The Tragical History of Romeus and Juliet di Arthur Brooke.
    Secondo i critici questo è il testo più accreditato su cui William Shakespeare si è basato per scrivere una delle sue opere più famose. Si tratta di un lungo poemetto del 1562, dove già si delineano tutti i personaggi tratteggiati successivamente dal Bardo, ma in cui c'è una forte critica da parte di Brooke. Questi, infatti, condanna i due giovani amanti, definendoli sciagurati, asserviti a desideri disonesti, che li spingono a trascurare i consigli e l'autorità di genitori e amici, consultando invece comari ubriacone e frati superstiziosi. Shakespeare, invece, cambia le carte e li assolve in riferimento alla tragicità del loro destino.
  • The palace of pleasure di William Painter.
    Altro testo da cui potrebbe aver attinto. Una versione in prosa del 1567.

Tuttavia, anche se molti critici ritengono che William Shakespeare non abbia facilmente preso ispirazione alle opere italiane, è interessante citarle per curiosità.

  • La storia di Ganozza e Mariozzo da Siena nel Novellino di Masuccio Salernitano (1476).
  • La Istoria novellamente ritrovata di due nobili amanti di Luigi da Porto (1530). Qui i due giovani amanti sono chiamati Romeo Montecchi e Giulietta Cappelletti, pensando anche alla rivalità tra le due famiglie veronesi che Dante cita nel VI canto del Purgatorio; inoltre introdusse anche Frate Lorenzo, Thebaldo Cappelletti, il servitore Pietro - al servizio, però, di Giulietta e non della Balia - e c'è la comparsa di Marcuccio Guercio.
  • La novella IX della seconda parte delle Novelle di Bandello (1554).
    Tale novella è stata poi tradotta in francese da Boaistuau fra le Histoires Tragiques extraixtes des oeuvres italiens de Bandel (1559), anche se la riscrisse da capo a fondo, apportando anche dei cambiamenti.
  • Altra curiosità è il riferimento e le analogie con la vicenda di Piramo e Tisbe, presente ne Le metamorfosi di Ovidio.

Pensieri sull'Opera

Le gioie violente hanno fine violenta, e muoiono 
nel loro trionfo come il fuoco e la polvere
che si consumano in un bacio. Il miele più soave
nausea per la troppa dolcezza, e basta assaggiarlo, per non averne più desiderio. Amatevi, dunque, con misura;
così l'amore durerà più a lungo.
Chi è troppo veloce, arriva tardi, come chi va troppo lentamente.

Le parole di Frate Lorenzo credo che possano esprimere benissimo quella che è la storia di Romeo e Giulietta. Una vicenda d'amore tragico che scorre rapida come un lampo di luce, un po' come il patto d'amore stipulato al chiarore dell'invidiosa luna, che appare come improvviso, inaspettato, rapido, troppo simile al lampo che finisce prima che si dica “lampeggia”.

La tragica storia di Romeo e Giulietta credo che sia forse la più nota anche agli occhi di chi non ha letto nulla di William Shakespeare. Sono state tante le rappresentazioni, non solo ai tempi del Bardo, ma anche nella nostra contemporaneità. Film, teatro, musica... varie forme culturali hanno portato in scena e spesso reinventato questa storia, una città - Verona - fonda il suo turismo anche su di loro.
È una storia che resta radicata in qualche modo nel cuore, e personalmente - finora - è tra le mie preferite. A mio avviso non tanto per la trama in sé, che può essere criticata per ciò che tratta o forse non amata da tutti, bensì per la forma stilistica che Shakespeare ci dona. Viene definita una Tragedia Lirica e, infatti, l'86% del testo è in versi e si fa ampio uso di sonetti, sia per introdurre la storia da parte del Coro, sia negli scambi d'amore tra i due giovani protagonisti.
E ci regala così una bellissima poesia, con frasi che almeno per quanto mi riguarda, restano impresse e scaldano il cuore di emozioni.

L'amore è una nuvola che si forma col vapore 
dei sospiri: se la nuvola svanisce
l'amore è un fuoco che brilla negli occhi degli amanti:
se s'addensa ai venti contrari può diventare 
un mare che cresce con le lacrime dell'amante.

Ma di cosa parla? Forse tutti la conoscono, ma non fa mai male descriverla ancora.
Siamo a Verona - come sempre le storie d'amore sono ambientate in Italia - città in cui scorre il sangue a causa di due famiglie rivali che da sempre sono separate da un odio che passa di padre in figlio: i Montecchi da una parte e i Capuleti dall'altra. Nonostante il Principe Escalus tenti di far cessare gli scontri, l'odio è troppo profondo e radicato, e, infatti, la tragedia inizia proprio da uno scontro tra i due casati.
Romeo, però, unico figlio dei Montecchi era distante, perso nei suoi dolori amorosi: il ragazzo crede di amare Rosalina - dei Capuleti - ma lei non ricambia. A nulla servono i tentativi del buon Benvolio di farlo ragionare, e neanche le parole di Mercuzio, che cerca di far tornare l'amico con i piedi a terra. Partecipando a una festa che si tiene nella casa dei Capuleti, Romeo incrocia i suoi occhi con quelli di Giulietta - unica figlia dei Capuleti - e qualcosa scatta tra loro. Una scintilla, rapida, e impetuosa, che accende una sorta di bramosia, un forte desiderio di contatto. Potremmo parlare di amore a prima vista, che fa dimenticare tutto il resto. E, infatti, nei pensieri di Romeo svanisce ben presto la bella Rosalina e, ricambiato dalla dolce Giulietta, desidera subito averla in moglie. Dopo aver superato le mura della casa dei Capuleti a rischio della sua vita, e aver espresso in maniera reciproca i loro sentimenti, i due si allontanano in cambio di una promessa.

Tu sei innamorato: fatti prestare le ali di Cupido e vola al di là di ogni limite.

 

A intervenire nel buon esito del matrimonio ci sono la Nutrice di Giulietta, e il buon Frate Lorenzo, che nonostante i forti dubbi su un simile, impetuoso e troppo rapido amore, aiutano i giovani, soprattutto nella flebile speranza che da un tale amore si possa placare l'odio. Ma... le cose ben presto precipitano, verso la tragedia, già in verità annunciata da oscuri presagi che gli amanti non hanno voluto guardare, a cui non hanno voluto credere. Sarà la morte di Mercuzio, proprio al centro dell'opera, e la sua maledizione - Peste, sulle vostre due case! - a scatenare il Destino o una serie di eventi e azioni umane, fino al tragico finale. Diciamo che, il desiderio del buon Frate diventa realtà: la pace viene stipulata, ma a seguito di morti innocenti.

Si data la stesura del dramma negli anni 1592-94 e la sua prima rappresentazione nel 1594/95. Fu un'opera che riscontrò molto successo, e fu quella che ebbe il maggior numero di edizioni entro il 1623 (data della pubblicazione sull'in-folio.

Come in tutte le sue opere, Shakespeare non si limita a tratteggiare una storia, ma i suoi personaggi diventano l'archetipo di qualcosa di più: in questo caso il simbolo dell'Amore Tragico.
Interessante, anche in questo caso, è l'uso del linguaggio. A quello ispirato all'amor cortese, simile a sonetti, dei due giovani amanti, si contrappone la prosa degli altri personaggi, e in modo particolare la volgarità e il verso comico sciolto dei servitori e soprattutto della Nutrice, e un linguaggio fatto di allusioni sessuali, doppi sensi, e giochi di parole di Mercuzio. Quest'ultimo è una sorta di anello di congiunzione tra i due mondi: si appropria dei modi espressivi degli amanti per dissacrare quell'ideologia dell'amore che decantano - Romeo e Giulietta diventano l'uno il Dio dell'altra - cercando di riportare tutto alla sua concretezza, alla sua materialità.
Mercuzio è un personaggio che Shakespeare crea ex novo. Sebbene compaia nell'opera di Brooke, è solo una flebile comparsa. Shakespeare gli dona un ruolo molto più importante, portando in scena - a mio avviso - uno dei personaggi più belli e indimenticabili del suo teatro. Mercuzio è un personaggio quasi visionario, prende in giro tutti, cerca di smontare le parole d'amore di Romeo, cerca di avvisarlo in qualche modo, e alla fine lancerà una maledizione che sarà un bruttissimo presagio.
Da ricordare è sicuramene il suo incredibile monologo sulla Regina Mab.

Parlo, infatti, dei sogni,
figli della mente in ozio,
che nascono da una vana fantasia
la quale ha natura leggera come l'aria
e più incostante del vento,
che ora è in amore sul grembo gelido del Nord,
e poi sdegnato se ne va sbuffando 
con la faccia al Sud, fresco di rugiada.



Il bardo inglese dà anche corpo e sostanza alla Nutrice - altro personaggio davvero bello nella sua caratterizzazione -, dona un nome all'amico di Romeo, Benvolio, e aggiunge alcune parti in più: come la morte di Paride e quella di Lady Montecchi.

Ma veniamo all'amore e ai due giovani.
L'amore tratteggiato in quest'opera è un po' quello di due adolescenti - Giulietta non ha neanche quattordici anni -; un amore a prima vista, idealizzato, immaginato ma non veramente vissuto, anche perché non avranno il tempo di farlo in maniera concreta. Si conoscono a una festa, e subito sono scossi da qualcosa di più grande, che quasi li acceca, spingendoli a non vedere più nulla, a opporsi al mondo esterno. Non mettono mai in dubbio il loro amore, nonostante le perplessità della Nutrice, del Frate e di Mercuzio, diventano - come già detto - quasi l'uno il Dio dell'altra. Romeo - il buon pellegrino - eleva Giulietta quasi a una sorta di Angelo, di bellezza non terrena. C'è sin da subito una sorta di bramosia, che li spinge a superare il contatto visivo, per sfiorarsi: il tocco delle mani, e poi quello delle labbra, fino alla consumazione del loro matrimonio.
Il problema è che non sono ancora abbastanza maturi, non si interrogano abbastanza sulla nascita di un amore - proprio per il nemico più odiato -, ma si lasciano andare a quel sentimento, troppo in fretta.

Ed è proprio questa fretta che impernia le pagine, l'opera, e che conduce tutto al triste destino.
Una storia di mesi, Shakespeare la condensa in quasi cinque giorni. Tutto si muove troppo velocemente, non c'è quasi spazio per il respiro. E a volte ti chiedi: se solo avessero ascoltato, se solo ci fosse stata più comunicazione, se solo non fosse stato imposto un matrimonio non voluto a Giulietta, se solo il messaggio del Frate fosse arrivato in tempo, se solo Romeo fosse arrivato qualche minuto dopo... Se. Tanti se.


Io desidero quello che possiedo; il mio cuore, come il mare, 
non ha limiti e il mio amore è profondo
quanto il mare: più a te ne concedo
più ne possiedo, perché l'uno e l'altro
sono infiniti.

 


Per questo a volte è facile pensare: ma è veramente una delle più belle storie d'amore di tutti i tempi? È realmente questo l'Amore?
Diciamo che è una sfumatura d'amore, ma né Romeo né Giulietta hanno il tempo di maturare, di conoscersi, di comprendere che al di là dell'idealizzazione c'è molto di più. Sono due ragazzini, che credono di amare, e che sono disposti a lottare contro tutto e tutti pur di vivere quel loro sogno d'amore.

Tra i due, comunque, la mia preferita resta Giulietta.
Romeo ha un carattere in un certo senso fragile, volubile. La mattina sembra così innamorato di Rosalina, e invece la sera tale presunto amore svanisce nel vedere Giulietta. Sembra più la tipica persona che non riesce a stare con i piedi per terra. Vorrebbe amare, e va contro tutti pur di riuscirci. Vorrebbe salvare un amico, ma la sua azione lo porta alla morte. Vorrebbe vendicarlo, ma... poi non è pronto ad accettare l'esilio. Appare molto come un bambino - a mio parere! - che non è pronto ad ascoltare i giudizi o i consigli di adulti o amici.

Giulietta è più concreta e pratica. Sì, si innamora anche lei troppo presto del suo nemico, eppure appare più consapevole dell'esito. Di lei ho amato la sua forza nella seconda parte della tragedia, soprattutto il suo non voler sottomettersi a suo padre, non essere la pedina nelle mani di un uomo che vuole farla fidanzare solo per interesse e non per amore. Se è vero che all'epoca, purtroppo, andavano così le cose, è anche vero che la forza di Giulietta, che da principio sembra timida e sottomessa, stupisce. Lei si oppone, ed è disposta a uccidersi, o a prendere quell'intruglio di cui non conosce bene l'esito, per qualcosa in cui crede. Magari non è un amore vero, ma ci crede con forza.

Gli amanti sono segnati dal Destino e da una serie di spiacevoli coincidenze, o l'esito è il frutto delle loro azioni troppo repentine? Chissà.

Vieni, dolcissima notte, amorosa notte
dalle ciglia nere, dammi il mio Romeo,
e alla sua morte scioglilo in piccole stelle:
il volto del cielo sarà così splendente
che tutti avranno amore per la notte
dimenticando di adorare il sole.

L'opera è densa di ossimori, ma anche di oscuri presagi di morte.
Romeo nell'andare alla festa dei Capuleti sente nel suo cuore un profondo turbamento, come se quel passo fosse il primo a condurlo verso qualcosa di terribile; e la stessa sensazione l'avvertono entrambi quando comprendono di essere i figli delle due casate in lotta, scosse da un odio profondo che colpisce intere dinastie (Tebaldo ne è un frutto, ma anche una vittima. Così come Mercuzio, pur essendo un parente del Principe e non delle due famiglie). Oltre alla maledizione di Mercuzio, c'è poi un'immagine intensa che annuncia quello che accadrà di lì a breve: nel momento in cui i due amanti devono salutarsi, perché Romeo deve fuggire a Mantova, hanno entrambi un triste presagio, si vedono troppo pallidi, come morti in fondo a una tomba.
Presagi a cui non si dà mai ascolto.

Ma è un'opera ricca anche di contrasti di luce e di buio.
La cosa curiosa è che sono i momenti di buio a unire i due amanti, mentre alla luce del sole si dà sfogo all'odio delle due casate rivali, o devono separarsi. Il buio della notte è illuminato dall'amore che avvertono l'uno per l'altra, dalla bellezza lucente di Giulietta che fa invidia alla Luna. Ed è nel buio della cripta che si consuma la tragedia d'amore. È un aspetto che ho trovato molto interessante.

Quello che so con certezza è che quest'opera non smette mai di regalarmi bellissime emozioni, e anche nelle sue continue interpretazioni e rivisitazioni al cinema, a teatro, o nella musica, riesce a commuovermi per la bellezza intensa di quei versi, per la poesia che aleggia nelle voci di due giovani amati nati sotto contraria stella.
Avrei voluto condividere tantissimi versi, ma ve ne ho donati alcuni, per me preziosi.

Certo non vi fu mai una storia più infelice
di quella di Giulietta e del suo Romeo.

 

In questo caso l'opera l'ho letta nell'edizione de I Meridiani Mondadori, curata da Giorgio Melchiori, e con la traduzione di Salvatore Quasimodo. Alcune informazioni, soprattutto sulle fonti, le ho prese anche dal volume “Shakespeare. Genesi e struttura delle opere” sempre di Giorgio Melchiori.

Voto: ♥♥♥♥♥


Concludo, donandovi dei consigli cinematografici e teatrali:

  • Romeo e Giulietta, di Zeffirelli.
    Assolutamente meraviglioso, per me.
  • Romeo + Juliet, di Baz Luhrmann
    Una versione più moderna, ambientata a Verona Beach negli anni '90. Ho perso il conto del numero di volte in cui l'ho vista.

Ci sono poi due versioni più recenti, che ho visto, ma attualmente non ricordo se mi fossero piaciute o meno:

  • Romeo and Juliet (film 2013), di Carlo Carlei
  • Romeo e Giulietta (miniserie televisiva, 2014), di Riccardo Donna

Altri film che sono ispirati a quest'opera sono:

  • West Side Story, diretto da Robbins e Robert Wise.
    Un musical bellissimo, ambientato nell'Upper West Side della New York della metà degli anni cinquanta, e che vede rivali gli Sharks - immigrati portoricani - e i Jets, ragazzi bianchi. L'amore tra Tony e Maria è meraviglioso, e il finale è un po' diverso.
  • Il Re Leone II.
    Eh sì, la storia tra Kovu e Kiara si ispira proprio a Romeo e Giulietta, come del resto Il Re Leone è ispirato ad Amleto!

Infine, due Musical teatrali che ho visto e amato:

  • Giulietta e Romeo, di Cocciante e Panella.
  • Romeo e Giulietta Ama e cambia il mondo, con testi di Vincenzo Incenzo e regia di Giuliano Peparini, versione italiana di Roméo et Juliette, de la haine à l'amour, un musical di Gérard Presgurvic.



IL LIBRO

Le Tragedie
William Shakespeare
Casa editrice: Mondadori
Pagine: 1076
Anno di pubblicazione: 1992
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