I due nobili congiunti (o cugini), di William Shakespeare e John Fletcher - #aTeatroconShakespeare

24 Mar 2023

Libri

Lettura di Febbraio 2023 per il mio progetto #aTeatroconShakespeare


Come scrivevo ne La Tempesta in molti ritengono quest'opera l'ultimo lavoro di William Shakespeare, prima di ritirarsi a Stratford-upon-Avon dove trascorse gli ultimi anni della sua vita. Ci sono però altri drammi teatrali che sono stati collegati al Bardo, anche se in collaborazione con altri autori, come ad esempio John Fletcher. 
L'ultimo Dramma Romanzesco, I due nobili congiunti (o cugini) è stato scritto quindi a quattro mani, alcuni sostengono che sia stato abbozzato in primo luogo da Shakespeare per poi essere rielaborato e completato da Fletcher. Effettivamente, a mio modesto parere si avverte un po' questa differenza di stili, anche se ci sono molti rimandi alle precedenti opere di Mastro Will. Molte riaffiorano in personaggi, situazioni, particolari, spingendoti quasi a pensare che abbia voluto riassaporare un po' tutto quello fatto nella sua vita teatrale. 

Fonti:

  • Il racconto del cavaliere, il primo dei Racconti di Canterbury di Geoffrey Chaucer, tratto a sua volta dal Teseida di Giovanni Boccaccio.
  • Originale è il sub-plot legato alla figura della figlia del carceriere, anche se rimanda a The Masque of the Inner Temple and Gray's Inn scritto da Francis Beaumont (tra l'altro un collaboratore di John Fletcher) in occasione delle celebrazioni per le nozze della principessa Elisabetta con l'Elettore Palatino nel 1613.


Pensieri sull'Opera:

PALAMONE:
Perché nulla può comprare un amore a noi caro
se non la perdita di un amore a noi caro?

Atto V Scena IV


© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice
Immagine: Dirge of the Three Queens di Edwin Austin Abbey


I due nobili congiunti (tradotto in alcuni casi anche come cugini) si apre con un Prologo dove, come è accaduto anche nel Pericle, viene indicata la fonte letteraria da cui la storia è tratta: un racconto di Chaucer. 
Il tutto inizia con un matrimonio tra Teseo, duca di Atene e Ippolita, la regina delle Amazzoni; accompagnati da un lato da Emilia, sorella di lei, e Piritoo, amico di Teseo. Ma ben presto la gioia è interrotta da tre regine a lutto, che chiedono l'intervento di Teseo contro il crudele Creonte, Tiranno di Tebe, che ha ucciso i loro mariti e non permette loro di seppellire le loro spoglie. A Tebe, e poi in battaglia, spiccano in particolare due figure, due nobili cugini, Palamone e Arcite, che nonostante condannino l'atteggiamento del loro zio, scelgono di seguire l'onore cavalleresco e l'amore per la propria patria e combattere valorosamente contro Teseo. Ma, con la vittoria di quest'ultimo, i due giovani vengono imprigionati.

Una delle scene più importanti del dramma è quella della prigione: qui, i due cugini, iniziano a parlare del nobile sentimento che li lega, che non fa pesare loro quella situazione. Loro sono insieme, sono l'uno per l'altro padre, amico, fratello... famiglia. Possono condividere le proprie pene, farsi forza, non veder mai spezzato quel loro affetto, quell'amicizia profonda che vede le anime unirsi l'una all'altra. Eppure, c'è un qualcosa che spezza un po' tutte quelle belle parole appena pronunciate. Dalla finestra della prigione i due scorgono la bella Emilia e, entrambi, s'innamorano di lei al primo sguardo. Basta poco per trasformare quella sorta di amore in una rivalità che spinge i due l'uno contro l'altro, parlando di tradimento, di lotta per ottenere l'amore della donna. Arcite viene liberato ma esiliato, Palamone riesce a fuggire grazie all'aiuto della Figlia del Carceriere che si è innamorata di lui; ma quando viene abbandonata nella foresta e il suo amore non è ricambiato, la giovane cade in preda alla follia, come una novella Ofelia, ma non condividendo però il suo tragico destino. Chi tra i due riceverà l'amore di Emilia? Come si concluderà la trama ve lo lascio scoprire. Anche se il finale sarà dolceamaro e sarà contrapposto al prologo. Prima un funerale, poi un matrimonio.

PALAMONE: 
È proprio vero che due anime,
contenute in due corpi nobili, se anche soffrono
la malignità della sorte, purché crescano insieme
non affonderanno mai, non devono; e se anche potessero,
per chi la vuole la morte è un sonno, 
è tutto qui.

Atto II scena II

Tema fondamentale del dramma è sicuramente il rapporto e la contrapposizione tra amicizia e amore, con anche una sorta di dialogo tra l'amore eterosessuale e quello omosessuale, due aspetti della religione d'amore alla base della poesia cortese. Questo aspetto lo abbiamo già ritrovato in una delle prime opere scritte da Shakespeare, così simile anche nel titolo: I due gentiluomini di Verona; ma è un argomento che sfiora anche i Sonetti, con quell'amicizia tra il poeta, il suo giovane amico e la “dama bruna”. I sonetti li leggerò dal prossimo mese, ma questo aspetto ha già aumentato di molto la mia curiosità!

Amore e amicizia, dunque, ma non solo tra Palamone, Arcite e la loro infatuazione per la bella Emilia, ma anche tra Ippolita, Teseo e Piritoo. 
In un discorso tra Emilia e Ippolita si affronta in particolare il tema delle due forme d'amore: Teseo ama Ippolita, ma allo stesso tempo è profondamente legato al suo amico Piritoo. Chi dei due ama di più? Quale è l'amore più grande? Anche Emilia, parla di una cara amica di infanzia alla quale era profondamente legata, mostrando così anche l'amicizia femminile. Ed è lei a sostenere che l'amore tra due persone dello stesso sesso è più forte di quello tra sessi diversi, anche se poi, sarà lei la causa del conflitto fra due fedeli alla medesima religione. 
È, quindi, un dramma che affronta un continuo dibattito tra queste sfumature d'amore, al quale però Shakespeare e Fletcher non danno risposte, non si arriva ad alcuna soluzione, lasciandoci un finale dolceamaro. 

EMILIA: Fra tutti i fiori
penso che la rosa sia il migliore.

...

È il simbolo perfetto di una vergine:
quando il vento dell'Ovest le fa la corte
con quanta modestia si muove, tingendo il sole 
del suo casto rossore! 
Ma quando le si avvicina quello del Nord, rozzo e impaziente,
allora, come la castità stessa,
richiude le sue bellezza nel bocciolo,
e lascia a lui le vili spine.

Atto II scena II

Come dicevo, poi, anche in quest'opera come in Cimbelino sembra esserci un preciso richiamo a molti altri lavori di Shakespeare. Tante sono le similitudini, tanti i punti in comune, gli argomenti trattati, quasi che Shakespeare - come sostiene Giorgio Melchiori nel volume a lui dedicato - avesse voluto ripensare a tutte le tematiche fin dalle origini in una chiave di tragicommedia e parodia. Tra le opere possiamo citare:

  • Troilo e Cressida, nella contrapposizione tra la lealtà in amore e il concetto cavalleresco d'onore;
  • Sogno di una notte di mezza estate, sia per la presenza ancora una volta dei personaggi di Teseo e Ippolita, ma anche per alcuni elementi in comune: la follia degli innamorati e la follia della figlia del carceriere, lo spettacolo degli artigiani e quello dei campagnoli. 
  • Il già citato I due gentiluomini di Verona, per il tema della contrapposizione tra amicizia e amore. 
  • Non mancano gli interventi degli Dei (in questo caso Marte, Venere e Diana) che, come sostiene anche Gloucester nel Re Lear, sembrano giocare con le vite degli uomini e delle donne, come se fossero mosche per dei monelli, uccisi per puro divertimento.
  • È anche presente il tema della Fortuna, trattato nelle commedie romantiche o in Romeo e Giulietta.
  • Amleto, per la follia della figlia del carceriere così simile a quella di Ofelia, anche se sembra una parodia, una sorta di gioco, che comunque condurrà a un esito meno tragico. 


Sicuramente appare un'opera diversa dagli altri drammi romanzeschi, che presentavano elementi in comune e facevano tutti capo alle antiche favole del Re Lear. Qui, infatti, non ci sono più un padre, una figlia persa e ritrovata, una moglie apparentemente morta. E, a mio modesto parere, si sente che non sempre la penna è quella di Shakespeare, anche se restano immagini e riflessioni molto profonde in alcuni atti. Tuttavia l'ho apprezzato.

Ho letto l'opera nella traduzione di Giorgio e Miranda Melchiori contenuta nel volume “Drammi Romanzeschi” curata da Giorgio Melchiori e pubblicata nei Meridiani Mondadori.

Ho tratto alcune informazioni dai seguenti volumi:
- Shakespeare. Genesi e Struttura delle opere, di Giorgio Melchiori (Edizioni Laterza)
- Per il tema dei discorsi omoerotici (che sono molto presenti soprattutto in quest'opera) vi invito anche a recuperare il saggio Amarsi con Shakespeare, di Maurice Charney (Sellerio)


♥♥♥.5

IL LIBRO

I drammi romanzeschi
William Shakespeare
Casa editrice: Mondadori
Pagine: 1312
Anno di pubblicazione: 1981
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