Sogno d'una notte di mezza estate, William Shakespeare - #aTeatroconShakespeare

29 Dec 2020

Libri

Dicembre: Sogno d'una notte di mezza estate

Sogno d'una notte di mezza estate è - per ora - la mia commedia preferita di William Shakespeare. In occasione di questo mio progetto l'ho riletta con piacere, e forse amata ancor di più. È stato magico perdermi in quel bosco, tra creature fatate spesso molto dispettose, e ridere degli equivoci scatenati soprattutto dal dispettoso Puck! Ma è un'opera dalla struttura molto più complessa, anche se di facile lettura rispetto ad altre. Una storia d'amore, o meglio di più amori, ma anche di travestimenti, metamorfosi, malintesi, e di un mondo fatato che s'intreccia con la realtà.
Una storia che è stata molto rappresentata sia a teatro sia al cinema e che vi invito a conoscere, se non l'avete ancora letta. Sicuramente l'approccio migliore per iniziare a conoscere le commedie del Bardo Inglese.

Come sempre, in questo mio articolo, cercherò di darvi più informazioni possibili, attingendo sia dalla prefazione dell'edizione letta, sia dal volume - da poco acquistato - di Giorgio Melchiori: “Shakespeare. Genesi e struttura delle opere”, per poi concludere con delle riflessioni più personali.

Fonti

Non è possibile indicare una fonte precisa per la storia, tranne forse per la cornice del Sogno, ossia le nozze tra Teseo e la regina delle amazzoni, Ippolita.

  • Teseida, poema di Giovanni Boccaccio nella versione di Geoffrey Chaucer The Knight's Tale. Qui viene narrata la storia tra Teseo e Ippolita.
  • Vite Parallele, di Plutarco, nella versione di Sir Thomas North (1579): per la storia di Teseo.
  • Metamorfosi, di Ovidio, nella versione inglese di Arthur Golding: per il sogno vero e proprio, la storia di Piramo e Tisbe e la metamorfosi di Bottom, ma anche per il nome di Titania.
  • L'Asino d'oro, di Apuleio: per la metamorfosi di Bottom.
  • Midas e Gallathea, di John Lily: la prima opera fonte per la metamorfosi di Bottom, la seconda per il gioco delle metamorfosi d'amore che pervade il Sogno.
  • The Discovery of Witchcraft, di Reginald Scot (1584): trattato di stregoneria e riflessioni sulle credenze popolari, come le fate, con un paio di capitoli dedicati al puck, il folletto burlone chiamato Robin Goodfellow.
  • Houn de Bordeaux nella traduzione di Lord Berners, e The Scottish History of James IV di Robert Greene per il personaggio di Oberon.

Pensieri sull'Opera

Se noi, ombre, vi abbiamo scontentato,
pensate allora – e tutto è accomodato –
che avete qui soltanto sonnecchiato
mentre queste visioni sono apparse.

Dipinto: Sir Joseph Noel Paton - The Quarrel of Oberon and Titania

Teatro nel Teatro.
Sogno nel Sogno.

Siamo ad Atene e nella cornice della commedia vera e propria si organizzano le nozze dei due sovrani: l'eroe Teseo e la regina delle amazzoni Ippolita. Ma nella scena irrompe anche il difficile rapporto tra un padre - Egeo - e una figlia - Ermia -. Egeo, infatti, vuole far sposare sua figlia con Demetrio incurante dell'amore che lei prova per Lisandro. Il responso di Teseo è terribile per la fanciulla: o sposerà Demetrio, rispettando il volere di suo padre, o andrà incontro alla morte o a essere rinchiusa in un convento. Quella notte i due giovani amanti decidono di incontrarsi nel bosco per poi fuggire insieme, ma a seguirli saranno anche Demetrio che non accetta di perdere la donna che desidera, e Elena, innamorata di lui.
Ed è in questo bosco fatato che si dà avvio alla commedia vera e propria, a questo sogno nel sogno, pieno di magia, di equivoci, di intrugli che sconvolgono un po' gli amori e i sentimenti. Il mondo fatato sprigiona tutta la sua essenza e i giovani amanti, ma anche gli artigiani presenti nel luogo per provare, lontani da occhi indiscreti, una recita teatrale, sono coinvolti nei bisticci e i dispetti tra gli esseri fatati. Soprattutto tra Oberon e la sua Titania, e l'intervento dispettoso e buffo di Puck, un folletto al servizio di Oberon.

Tra uomini con la testa di asino, mutamenti di sentimenti, sbagli e versi in rima, si arriva a un nuovo giorno, e alle tanto attese nozze, che vedono coinvolti non soltanto i regnanti ma anche gli amanti finalmente riuniti nella maniera più opportuna. Fino ad arrivare a un finale in cui le fate benedicono il matrimonio e lasciano poi la parola a Puck, che saluta il pubblico, spingendolo anche a batter le mani se l'opera, quel sogno a cui hanno assistito, è piaciuta.

Volevo dir soltanto che il mio cuore tanto è legato al tuo da formare con quello un solo cuore. Due petti da un'unica fede incatenati.

Ne Il sogno di una notte di mezza estate (che appartiene alle commedie eufuistiche) assistiamo quindi a quattro intrecci e all'uso di quattro forme diverse di linguaggio:

  • La cornice, ossia le nozze tra Ippolita e Teseo, che rappresenta l'azione classica, e caratterizzata da un linguaggio eufuistico, alto, elegante.
  • La trama romantica che verte sui quattro giovani amanti, un mondo dominato dalle rime della lirica d'amore, spesso però usate in feroci discussioni. Intrecci, scambi di persona, travestimenti.
  • L'azione realistica, plebea, degli artigiani: uomini del popolo, che usano un linguaggio basso, con dialettalismi, e una goffa parodia del verso aulico.
  • E la componente magica del mondo delle Fate, che rimanda ai miti celti e al fiabesco medievale. Il linguaggio qui alterna al nobile verso sciolto dei sovrani le canzoni e le filastrocche delle formule magiche.

Affascinante e degna di interesse è questa continua contrapposizione tra due realtà, due forme d'amore, ma anche tra i diversi personaggi che si scontrano e incontrano (Ermia vs Elena, Demetrio vs Lisandro, ma anche il gioco di specchi tra i regnanti di Atene e quelli delle Fate, che quasi diventano una proiezione onirica dei primi).

Da un lato abbiamo Atene, il matrimonio, il regno degli uomini: siamo di fronte a un mondo dominato dalla razionalità, dalla legge, dall'obbedienza, da un tipo di amore razionale, rituale, che supera e legalizza gli impulsi naturali, una città con certi costumi, cultura, e rischiarata dalla luce del sole.

Dall'altro lato abbiamo il Bosco, la natura. Qui si dà luogo a un tipo d'amore irrazionale, passionale, carnale, dominato da impulsi, istinti, da un profondo desiderio di libertà. Una realtà naturale caratterizzata dall'inconscio, dalla fantasia, dal sogno, dalla magia del regno delle fate, e rischiarata dalla luce tenue della luna.

Non è la prima volta che nelle opere di Shakespeare si fa uso del bosco per far perdere i personaggi, per poi trovare la giusta strada. In questo caso i giovani amanti si perdono nella selva, dove si sentono smarriti, in difficoltà, per poi ritrovarsi. È una sorta di viaggio iniziatico, per fare i conti con i propri desideri, gli impulsi, i propri demoni, e uscirne fuori con una nuova consapevolezza, maturità, cambiati.

La notte di mezza estate fa riferimento ai riti di Maggio, a quei festeggiamenti per il passaggio dalla primavera (innocenza degli amanti) all'estate (maturità). Notte in cui si facevano passeggiate nei boschi, e si dava sfogo al proprio amore. Ma è anche visto come il periodo della luna, considerato favorevole alle metamorfosi e agli equivoci. Interessante, tra le mie ricerche, è stato anche scoprire che la Luna di mezza estate era considerata colpevole dell'emergere dei maggiori casi di follia.

Dunque così vuole il destino; per un sol
uomo che osserva fedeltà
un milione d'altri uomini tradisce,
giurando e spergiurando.

Sogno di una notte di mezza estate è quindi un bellissimo sogno nel quale perdersi per qualche ora, per poi immergersi nel finale in quel teatro-nel-teatro che tanto sembra usare il Bardo inglese. Nella scena del sogno, infatti, s'intromette la realtà degli artigiani che porta in scena uno spettacolo in onore delle nozze dei regnanti di Atene. Uno spettacolo buffo e ilare, che fa appassionare e ridere il pubblico. E quando gli esseri umani lasciano le scene, ecco che torna la magia delle fate, per un ultimo importante saluto.

La bellezza del teatro anche attuale è offrire dei sogni al pubblico che desidera evadere dalla realtà quotidiana, e immergersi per qualche momento in un altro mondo, capace di emozionare, far ridere e perché no, riflettere.
Per questo amo questa forma d'arte, e soprattutto grazie a questa magica opera, Shakespeare riesce benissimo nel suo ruolo di “fornitore di sogni”.

Unica nota negativa dell'edizione che ho letto è la traduzione dei nomi: avrei lasciato quelli originali, soprattutto non ho gradito il termine Demone - nonostante la spiegazione - per Puck.

Quest'opera fa parte del libro Shakespeare Opere complete, pubblicato da Garzanti. Prefazione, traduzione e note sono - in questo caso - di Marcello Pagnini.
Alcune informazioni le ho prese anche dal libro di Giorgio Melchiori: “Shakespeare. Genesi e struttura delle opere”

Voto: ♥♥♥♥♥

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