I due gentiluomini di Verona, di William Shakespeare - #aTeatroconShakespeare

3 Oct 2020

Libri


Allo scadere di Settembre sono riuscita a leggere la tappa di questo mio progetto alla scoperta di tutte le opere di William Shakespeare: I due gentiluomini di Verona.
Un'opera che mi è piaciuta, anche se ancora non riesco a scorgere tra quei versi, in quelle storie, quel tratto eccezionale del bardo inglese, che mi ha fatto tanto amare le sue opere più famose.

Però, vi dirò. Amo questo mio progetto, e francamente non me ne importa nulla se ora nel magico mondo di Instagram stanno copiando tali iniziative. Amo tanto questa mia idea perché scegliendo di leggere tutte le opere in ordine in un certo qual modo cronologico, riesco a comprendere pian piano la crescita della sua scrittura, delle sue opere. E mi sto arricchendo molto.
Quindi sono felice così.
Anche a costo di viaggiare da sola.

Ma veniamo all'opera, con alcuni accenni alle fonti, alla trama e qualche breve impressione personale.

Fonti:

Tra le fonti indirette alle quali ha potuto forse attingere ci sono:

  • Arcadia, di Sir Philip Sidney, romanzo pastoral-cavalleresco in prosa e in versi (1580) di grande impatto sulla cultura dell'epoca;
  • Faerie Queene, poesia cavalleresco-allegorica.
  • Vari Trattati: “L'uomo di governo” di Sir Thomas Elyot (1531); “Il cortegiano” di Castiglione; il galateo della casa (1576) e la Civil Conversazione del Guazzo (1581).

Altre fonti sono:

  • Anatomia dell'ingegno o dello Spirito di Lyly;
  • La Diana enamorada di Jorge de Montemayor, primo romanzo pastorale in Spagna;
  • The Two Italian Gentlemen, di Anthony Munday, altrimenti nota come Fedele e Fortunio.

Pensieri sull'Opera

Oh, come questa primavera amorosa è tal quale l'incerta gloria d'un giorno d'aprile che ora proclama la beltà del sole, e in un istante l'offusca poi di nubi!  

© dipinto di Samuel Woodforde

I due gentiluomini di Verona fa parte delle prime commedie scritte da William Shakespeare, intorno alla fine del 1500 (forse nel 1592).

Il tema principale è sicuramente la correlazione che intercorre tra amicizia e amore. Ma è anche un'opera educativa, tesa alla perfetta educazione del giovane gentiluomo.

C'è quindi una sorta di culto dell'amicizia virile che viene turbata dall'attrazione verso una donna. Quanto l'amicizia tra i due giovani protagonisti è importante, rispetto alla relazione amorosa? Un tema fortemente sentito nel Rinascimento.

Come succede in tutte le commedie romantiche, l'ambientazione scelta è quella Italiana. Ci troviamo, infatti, tra Verona e Milano, anche se ci sono delle discrepanze geografiche nelle descrizioni che ci dà Shakespeare. Basti pensare che i ragazzi raggiungono Milano tramite delle imbarcazioni.

Qual luce è luce, se Silvia non appare? 
Qual gioia è gioia, se Silvia non è lì?  

I giovani protagonisti sono Valentino e Proteo, due amici che sin dalla prima scena sono costretti a separarsi. Valentino, infatti, ha la possibilità di andare a Milano dove potrà permettersi di ricevere un'educazione da vero gentiluomo. Inizialmente, Valentino sembra deridere l'amico, per quella sua infatuazione verso Giulia che lo allontana un po' dai suoi doveri. Ma, una volta raggiunta la nuova città, s'innamora di Silvia, giovane aristocratica, figlia del Duca di Milano, che ricambia i suoi sentimenti, ma è destinata da suo padre a un altro uomo.

Ben presto, però, Proteo raggiunge l'amico a Milano e s'invaghisce anche lui di Silvia, dimenticando la sua Giulia. Cerca in ogni modo di conquistarla, allontanando da lei l'amico - ora rivale - che viene esiliato e si rifugia in un bosco, insieme a dei fuorilegge.

Smetti di lamentare ciò a cui non c'è rimedio, e sforzati di trovare rimedio a ciò che lamenti.  

Ma non sarebbe una perfetta opera di Shakespeare se non ci fosse un travestimento, no? Ed ecco comparire Giulia, sotto le mentite spoglie di un uomo, che resta profondamente turbata dall'atteggiamento del suo amato.

Fino ad arrivare a un finale in cui tutto, come al solito, trova il suo lieto fine. Seppur una scena possa turbare lo spettatore: perché Valentino perdona così facilmente Proteo e addirittura è pronto a cedere la sua Silvia a lui? Forse perché l'amicizia tra uomini è più importante?
Fino a che punto la loro amicizia regge di fronte all'amore?

Le scene comiche sono come sempre affidate ai due servi/buffoni: Lanciotto e Svelto, e curiosa è la presenza di un cane!
A tal proposito ci rido un po', pensando al film Shakespeare in Love. Ricordate quando chiedono costantemente la presenza di un cane nell'opera? Elemento che porta molte risate da parte degli spettatori. Be', qui il cane è presente.

Sostegno degli amanti è la speranza: portala via con te, fattene un'arma contro i pensieri disperati.  

Altra curiosità sta nei nomi parlanti di alcuni personaggi: pensiamo a Proteo, che rimanda al Dio del mare, dei fiumi e delle distese d'acqua, che muta la sua forma costantemente dinanzi ai nemici. Così il Proteo di Shakespeare sembra cambiare spesso atteggiamento e sentimenti, il suo animo. Prima ama Giulia, poi sembra dimenticarla facilmente, quando incontra Silvia e vede il suo amico innamorato. C'è quasi la sensazione che più che amore, sia una sorta di emulazione, forse, o qualcosa di più? Nel finale si ravvede, e capisce che in verità è Giulia quella che vuole. Un animo che muta troppo in fretta, no?

Altra cosa che incuriosisce è che questa commedia, ancora acerba, sembra essere il perfetto prototipo di alcune commedie future, per diversi aspetti: dal Mercante di Venezia, a Romeo e Giulietta, a la Dodicesima Notte.

Oltre al travestimento di Giulia, che viene ripreso in diverse opere, c'è anche il mondo della natura, del bosco in particolare, dove i personaggi si perdono per poi ritrovarsi. Anche qui, del resto, accade. Valentino è nel bosco che si rifugia quando viene esiliato. E qui arriva Silvia, scappando da un matrimonio che non vuole fare, seguita da Proteo che la vuole per sé e da Giulia turbata da un cambiamento così assurdo e repentino dell'amato. Ed è qui, in una grotta, che avviene il confronto e la riconciliazione che porta alla finale felicità.

La pugnalata d'un amico ferisce più a fondo. O tempi scellerati, quando fra i tuoi nemici il peggiore è un amico!  

È una commedia carina, ma si sente che non è ancora ben congegnata, e colma di quel qualcosa in più, quella profondità, che emerge nelle opere successive. Turba un po' l'atteggiamento dei due giovani, soprattutto nei confronti delle donne, che vengono viste quasi come dei meri oggetti pronti a essere ceduti di fronte all'amicizia. Le donne, ancora una volta, appaiono in una luce migliore. Alla fragilità e incostanza degli uomini, si contrappone la forza d'animo e l'intelligenza femminile. Sentimenti che non mutano così facilmente nei loro cuori.

Peccato è assai minore, agli occhi del pudore, mutar di donna l'abito, che non dell'uomo il cuore.  

Quest’opera fa parte del libro Shakespeare Opere Complete, pubblicato da Garzanti. Prefazione, traduzione e note sono – in questo caso – di Andrea Cozza.

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