Sono giorni in cui sto cercando di concentrarmi nel recupero delle recensioni che ho lasciato un po' da parte, prima dell'arrivo vero dell'estate, un periodo in cui forse in molti non avranno più così tanto tempo da dedicare ai blog o ai social. Ho letto da un po' il secondo volume della collana degli illustrati di Hacca, una realtà editoriale marchigiana che personalmente amo moltissimo. La loro idea è stata quella di realizzare diversi volumi dedicati a ciascun elemento, e con un particolare sguardo sul femminile. Tutto è iniziato con la terra a cui hanno associato la penna di Loredana Lipperini nel suo Nome non ha, un libro che ho sentito molto mio. Poi si è passati all'acqua e all'aria.
Oggi voglio consigliarvi proprio il testo dedicato all'acqua, che raccoglie le parole di Laura Pugno, ed è sempre - come ogni volume - illustrato dalla sapiente e meravigliosa arte di Elisa Seitzinger, artista che amo profondamente. Pugno ha deciso di dedicare il tema dell'acqua a una particolare figura del folklore: Melusina.
Ecco chi era, cos'era, cos'erano. Melusina, Mélusine.
La sirena che vive tra gli esseri umani come se fosse fatta solo di carne e non d'acqua e di squame, non di spuma e di sale, non di gelo e di lago, ondina, rousalka, che mette a tacere tra gli esseri umani il bisogno di mutare, fino a non sentirlo, a negarlo, annegarlo come se il sangue fosse un'altra acqua. Solo un giorno al mese, una volta al mese, come il ciclo della luna, come il corpo delle donne, diventare sirena serpente drago rosa e spina.

Melusina è una figura del folklore europeo, molto diffusa soprattutto in Francia, spesso associata a storie di acqua e metamorfosi. Solitamente è una donna bellissima, con la parte inferiore di pesce o di serpente, simile a una sirena. È un essere che incarna in sé una sorta di dualità: da un lato esprime la bellezza e la seduzione, dall'altro il mistero e il possibile pericolo. Amata e allontanata, venerata e tradita. La sua storia esprime bene anche questa paura del diverso, di ciò che non è umano; la costante debolezza umana di fronte a qualcosa che non si conosce, e si finisce subito per detestare, anziché comprendere. Una delle storie più famose è sicuramente quella narrata da Jean D'Arras nel suo Roman de Mélusine, in cui Melusina è una fata che una volta a settimana si trasforma nel suo reale aspetto e chiede al suo amato, Raimondo, di non disturbarla. Ma, questi rompe il giuramento, la spia e scopre sgomento la sua vera natura, costringendo Melusina ad abbandonarlo, lasciandolo nella disperazione.
Laura Pugno ripropone questa mitologia in una sorta di fiaba contemporanea che ci trasporta vicino al paese di Stellaria, in un luogo che ha molti nomi: Nostra Signora della Foresta, Santuario, Isola Stella e che ricorda per molti versi - la mia amata - Avalon. E qui che, infatti, Alice, la giovane protagonista di questa storia, si reca su invito di Emma, una donna che è stata molto vicina a sua nonna Marie-Ange, morta da poco, lo stesso giorno in cui anche sua madre Agnès, affetta da demenza, è scomparsa. Alice si reca in quel luogo a lei sconosciuto, ritrovandosi a fare un viaggio non solo nel tentativo di esplorare le proprie origini, ma anche sé stessa.
Emma le dona un libro rilegato in seta che racchiude alcune fiabe in francese, tra cui anche la storia di Melusina. Un ricordo di sua nonna. E poi, pian piano, le racconta del passato, di un filo che unisce tre diverse generazioni di donne.
Marie-Ange, la nonna, la giovane francese che negli anni '70 fonda una comune di donne considerate diverse, strane, non conformi alla società, chiamate Le luci del Nord, in quel luogo distante dal mondo umano, legato fortemente all'acqua, il suo elemento. Un sogno, un'utopia, un desiderio di trasformazione, una forte volontà di provare la libertà di essere semplicemente sé stessa, in modo autentico. In quel luogo tenta di riunire donne come lei, legate da un segreto, da un potere che potrebbe essere bellissimo, ma allo stesso tempo visto come una sorta di maledizione.
Era di libertà che si trattava. Le sembrava che mutare forma la svincolasse dal mondo degli uomini. Basta un corso d'acqua, mi disse una volta, e non c'è schiavitù che tenga, non c'è potere.
Agnès, madre e figlia, che invece sembra ribellarsi a quel progetto, a quella natura contro la quale lotta costantemente. Lei che sceglie il mondo umano, di rimanere ancorata alla terra, di fuggire, viaggiare costantemente da un luogo all'altro, come nel vano tentativo di sfuggire a sé stessa, all'altra parte di sé che non vuole accettare.
E, infine, Alice, la ragazza che non è mai riuscita davvero a comprendere sua madre e che non ha ancora trovato la sua strada, ma che potrà scoprire proprio lì e con l'aiuto di Emma, un modo per essere completamente e autenticamente sé stessa, accettando quel dono bellissimo e oscuro.
È una fiaba che parla di donne, di metamorfosi, di accettazione e di sorellanza. Una storia di libertà: donne libere di essere esattamente quelle che sono.
Da un punto di vista stilistico purtroppo non mi ha convinta del tutto, anche se è la prima volta che mi sono avvicinata alla penna di Laura Pugno. Ho provato in dei momenti una sorta di confusione per la forma, ma allo stesso tempo è una storia che consiglio proprio per i temi che ha sviluppato. Mi ha ricordato un po' la comunità delle sacerdotesse di Avalon che ho letto e amato nei testi di Marion Zimmer Bradley, e ho molto apprezzato questa linea che ci porta a comprendere quanto sia importante essere libere di essere quel che si è, senza costrizioni esterne, anche quando si potrebbe aver paura di quel lato oscuro.
Le illustrazioni di Elisa Seitzinger poi sono ancora una volta meravigliose, rendendo questo volume un vero gioiellino da collezionare e far brillare nelle nostre librerie. Il suo è uno stile molto particolare e originale che, come descrive anche lei stessa, è ispirato all’arte medievale sacra e cortese, alle vetrate delle cattedrali gotiche e ai codici miniati, alla pittura dei primitivi fiamminghi e italiani, alle icone russe, ai mosaici bizantini, ai tarocchi, all’iconografia esoterica. Le sue immagini danno forma alla parola scritta, ben rappresentano i momenti tratteggiati dall'ispirazione letteraria di Laura Pugno, e sono ricchi di elementi, di simboli, di icone che giocano sempre tra sacro e profano. In questo caso i colori scelti sono quelli che ricordano le acque profonde del mare, le varie sfumature di blu e azzurri, e anche tocchi di giallo e arancio. Non so rendere a parole la bellezza e la particolarità della sua arte, forse, ma per questo vi invito a scoprire questi volumi. Sono davvero preziosi e bellissimi anche solo da collezionare.
... cambia, prende la sua forma di drago, serpente, sirena, Melusina, rousalka, e sua figlia - mutaforma - come lei.


