Le allegre comari di Windsor, di William Shakespeare - #aTeatroconShakespeare

3 Nov 2021

Libri

Lettura di Ottobre per il mio progetto #aTeatroconShakespeare

Non ho dimenticato le opere di Shakespeare, sia mai!
Questo percorso nel suo teatro mi entusiasma, ma occorre anche il dovuto tempo per cercare di scrivere un articolo che abbia quanto meno un senso, no?

A ottobre mi sono dedicata a un'altra Commedia Romantica, che ha per protagonista proprio il famoso Falstaff che abbiamo conosciuto nei drammi storici dell'Enrico IV ed Enrico V.
C'è un aneddoto secondo il quale quest'opera è stata voluta dalla Regina Elisabetta I in persona! Dopo aver adorato questo buffo personaggio, sembra aver ordinato a Mastro Shakespeare di creare una commedia mostrando un Falstaff Innamorato, completandola nel giro di soli quattordici giorni! Ma il bardo l'avrà davvero reso così?

Be', scopriamola insieme!


Fonti:

Le allegre comari di Windsor è considerata l'unica commedia autenticamente inglese per la sua ambientazione e i suoi personaggi, ma sembra prendere spunto da varie fonti soprattutto della novellistica italiana.

  • La punizione finale di Falstaff sembra ispirata da un episodio della commedia “Endimion” di John Lily (1591).
  • Per la vicenda principale (che coinvolge Falstaff, Ford, Page e le rispettive mogli) un riferimento può essere riscontrato nella seconda novella della seconda giornata de Il Pecorone di Ser Giovanni Fiorentino; ma anche la quarta novella della quarta notte de Le piacevoli notti di Gianfrancesco Straparola.
  • Riche his Farewell to Militarie Profession, di Barnaby Riche

Pensieri sull'opera:

Amor, qual ombra involasi se amor sostanza insegue,
insegue ciò che fugge e fugge ciò che insegue.
(Atto II, Scena II)

 

© Quadro “Falstaff at Herne's Oak” di James Stephanoff

Chi ha avuto modo di leggere l'Enrico IV, avrà sicuramente impresso nella mente il personaggio di John Falstaff che, alla conclusione dell'opera, viene ripudiato e cacciato dalla corte proprio da quel ragazzo con cui amava trascorrere il tempo tra taverne e una vita sregolata. Il nuovo re, Enrico V, infatti, lo allontanerà da sé.

In questa commedia romantica, ritroviamo il vecchio Falstaff in un villaggio, Windsor, con alcuni dei suoi vecchi compagni - che abbiamo già conosciuto - e con il medesimo carattere, carismatico, spaccone, e mentitore. La sua vita non sembra poi del tutto cambiata.
Tuttavia, Falstaff è a corto di soldi, e decide di ammaliare due rispettabili mogli della borghesia di provincia: Mistress Margaret Page e Mistress Alice Ford. Alle due fa inviare la medesima lettera d'amore, al fine di conquistare non tanto il loro cuore, quanto i soldi dei loro mariti!
Le due “gaie mogli” (più che comari, infatti, dovrebbe essere più corretta la traduzione di 'mogli'), però, si rivelano donne argute e intelligenti, allegre sì, ma anche oneste. Così si uniscono per tramare contro il povero Falstaff, e farsi beffe di lui: l'anziano si ritroverà così in una cesta di panni sporchi per poi essere buttato nelle acque del Tamigi, o travestito da donna per poi essere bastonato dal marito geloso della signora Ford, e infine burlato da tutto il villaggio nel Parco di Windsor, invitato a indossare corna da cervo, e punzecchiato da una serie di fate e folletti, sotto le cui sembianze si nascondono bambini/e e ragazzi/e e anche Mistress Quickly - nelle vesti della Regina delle Fate -, personaggio che funge da intermediario non solo per il plot principale, ma anche nella trama secondaria tra Anne e i suoi corteggiatori.

Accanto alla scena principale, infatti, si sviluppano anche altre linee narrative: da un lato abbiamo la gelosia di Frank Ford, che avvisato del tentativo di Falstaff di voler conquistare sua moglie, si traveste da Mister Brook, un presunto innamorato di Alice Ford, e in più di un'occasione manifesterà gli effetti di quel mostro dagli occhi verdi nella convinzione di scorgere il tradimento da parte della moglie, ma verrà anche lui beffato; dall'altro abbiamo la figlia dei Page, Anne, innamorata del giovane Fenton, gentiluomo non accettato dai suoi genitori, che le impongono invece di sposare altri due pretendenti. Ma ci sono anche molti altri personaggi, che oltre ad alimentare ulteriori forme di equivoci e burle, fanno riflettere anche su quanto, in un mondo chiuso e provinciale, permeato dalla moralità borghese e puritana, il diverso/l'estraneo sia fonte di stereotipi e pregiudizi: si pensi ad esempio ai personaggi di Sir Hugh Evans, un parroco gallese, e del Dottor Caius, un medico francese, che vengono più volte derisi per il loro modo di “distruggere” la lingua inglese.

Anche qui, infatti, è il linguaggio a giocare un ruolo fondamentale nelle vicende, a plasmare non solo la trama, ma l'essenza dei personaggi stessi. Ogni personaggio, infatti, usa una dizione differente, modi, locuzioni e stili propri, che danno luogo anche a fraintendimenti linguistici, e un forte uso di doppi sensi. E tutto è giocato sulla prosa, più che sul verso.

Le allegre comari di Windsor, quindi, è molto simile alla nostra commedia dialettale, del resto molte delle presunte fonti sono proprio relative alle novelle italiane.

Tramite una serie di equivoci, umiliazioni, e beffe, questo piccolo mondo borghese cerca di curare quei vizi irrispettosi, quali l'avarizia, la lussuria e anche la gelosia.

Le due 'mogli' sono vere e proprie protagoniste: donne attive, forti, furbe e sicure di sé, che non solo si vendicano su Falstaff, che ha osato ingannarle e invitarle a cadere nel tradimento, ma anche nei confronti dei loro stessi mariti, a dimostrazione che sì, sono allegre, ma anche assolutamente oneste e rispettabili.

È una commedia che tutto sommato è riuscita a farmi sorridere, non solo per i tanti equivoci, ma anche perché colpita da queste donne che non si abbassano per un attimo alla violenza degli uomini, o al controllo rigido dei genitori (vedi Anne, che sceglie la persona che lei desidera e non quelle imposte dalla madre e dal padre); allo stesso tempo, però, lascia una sorta di retrogusto amaro. Sia per l'ipocrisia e il mondo chiuso della borghesia inglese del tempo, ma anche per la sorte del personaggio tanto amato anche dalla Regina stessa.
Falstaff è un anziano Don Giovanni ormai sulla via del tramonto che fa sorridere sì, e forse un po' merita di essere messo al suo posto, eppure pian piano sembra spegnersi, sotto l'umiliazione della gente del villaggio. O almeno a me ha dato questa sensazione, magari errata, ma il bello della lettura è anche recepire in maniera personale quello che andiamo a leggere o vedere. No?

Ad essere onesta poi non ho amato molto la traduzione che ho letto: si è scelto, infatti, di tradurre tutti i nomi in italiano, e poi come spesso accade non è sempre facile andare a rendere nella nostra lingua, espressioni che riguardano una realtà diversa dalla nostra. Forse questo è uno di quei casi in cui, rappresentata a teatro potrebbe rendere molto di più che sulla carta. Non rientra quindi tra le mie commedie preferite, ma è stato lo stesso interessante leggerla, scoprirla e approfondirla per i temi trattati - ancora una volta anche attuali.

Falstaff: 
Bene, sono il vostro bersaglio. Voi avete ogni vantaggio, ed eccomi abbattuto. Non sono capace di rispondere al montanaro gallese. Il più ignorante è capace di scandagliarmi. Usatemi come volete.


Ho letto l’opera nella traduzione di Orazio Costa Giovangigli contenuta nel Meridiano Mondadori "Le commedie romantiche" a cura di Giorgio Melchiori. Pur avendo compreso la sua scelta nella traduzione - anche dei nomi - in questo articolo ho deciso di attenermi ai nomi originali (anche perché, con tutto il rispetto,Falzastaffa non si può sentire. Eh.)

Alcune informazioni le ho prese anche dal libro di Giorgio Melchiori“Shakespeare. Genesi e struttura delle opere” e da alcune lezioni di Cesare Catà.

Voto: ♥♥♥.25

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