Ci sono molti aspetti della cultura giapponese che mi affascinano: uno tra tutti è sicuramente il giardino zen. Non ho conoscenze a riguardo, quindi ne parlo da profana, ma ogni volta che osservo anche solo una foto o una riproduzione di questi giardini giapponesi, ne resto incantata. Il libro di cui vi parlo oggi, pur essendo ambientato in Malesia, profuma tantissimo di Giappone. È una lettura che mi ha tenuto compagnia alla fine del mese di novembre, e mi ha regalato tanta bellezza ma anche orrore. Sì, perché, purtroppo ogni popolo ha le sue luci e le sue ombre, e i giapponesi non sono da meno. C'è la poesia, ma anche l'orrore. La guerra e il terrorismo, ma anche la bellezza dei giardini, o di altre pratiche particolari che possono acquietare un po' l'anima.
Quanto è interessante conoscere autori o autrici di cui fino a ieri avevi sentito parlare poco o nulla? Per me, moltissimo.
Approcciandomi quest'anno alla letteratura italiana, ho voluto scoprire - complice anche il progetto #1800edintorni di Manuela di @frammenti.classici su Instagram - una scrittrice di cui non sapevo assolutamente nulla, lo ammetto: Matilde Serao. Al Salone del libro ho comprato L'ultima fata da una nuova casa editrice tutta al femminile, Rina Edizioni, e in casa avevamo un libriccino vintage con la novella Tre Donne. E così ne ho approfittato, sono letture che si leggono in un soffio, e che non mi sono dispiaciute. Sicuramente vorrei approfondirla in futuro.
È tardi, è tardi, sai?
In questi giorni sono diventata un mix di Bianconiglio che deve correre perché ha fretta e un bel Bradipo che si muove con estrema lentezza e zero voglia di fare. Non ho avuto momenti facili, ultimamente, e così mi sono fermata, concessa del tempo per riprendermi. Perché sono ormai consapevole che bisogna seguire quello che chiede il nostro corpo e anche la nostra mente. Solo che, guardando il calendario mi sono anche accorta di una cosa: tra una settimana - se tutto va bene - sarò in viaggio verso casa e quindi ho pochi giorni per recuperare tutti i libri di cui vorrei parlarvi! Perdindirindina (?)!
Ci provo, anche perché dal 20 al 30 il blog e i social - molto probabilmente - andranno in pausa. Quindi, quel che è fatto è fatto.
Sono giorni un po' difficili, non posso negarlo.
Provo tante emozioni negative che mi spingono a non aver la forza di far nulla, o quasi. Anche scrivere diventa complicato, eppure al pensiero di mettere da parte le mie passioni, mi assale ancor di più un forte senso di tristezza e delusione per me stessa. Così, ci provo. Voglio raccontarvi le mie ultime letture che, per fortuna, anche se lentamente, proseguono e almeno da questo punto di vista mi regalano belle sensazioni.
Uno dei miei obiettivi di lettura è quello di recuperare tutti i lavori di una delle mie autrici preferite: Jane Austen. Devo dire di essere a buon punto, perché mi mancano solo gli scritti giovanili - Juvenilia - e poi avrò concluso il mio viaggio nella sua splendida penna.
E così siamo arrivati a Dicembre.
Già intorno a me sento parlare di Natale, di decorazioni, di gioia e colori. E io torno a trasformarmi, come ogni anno, in un piccolo Grinch. Sì, sono ripetitiva, ma è più forte di me. Più passano gli anni e più sento poco questa festività. Ho solo voglia di fare piccoli pensieri nati dal cuore, e stare con la mia famiglia. Sperando che almeno quest'anno io possa tornare a casa. Dita incrociate.
Chiacchiere sulle festività a parte, oggi vi parlo di un'altra opera del mio caro Shakespeare. Una di quelle di cui ho sentito parlare poco e niente, ma che ho apprezzato e mi ha anche fatto riflettere molto (poi scoprirete perché)!