Esodo e Giorno del Ricordo: due libri che consiglio.

27 Feb 2021

Libri

È difficile parlare di alcuni argomenti sul web.
Un po' perché si corre il rischio di trovare persone pronte a non comprendere, a puntare il dito, a criticare; un po' perché si tratta di un tema di cui ancora oggi si discute molto.

Partiamo da una premessa.
Io sono una persona che prima di parlare vuole conoscere, riempire i vuoti, comprendere.

Come da titolo avrete compreso che oggi vorrei affrontare un argomento ancora spinoso: quello delle Foibe, ma più in particolare del lungo Esodo - o meglio, più esodi! - che portarono molti italiani dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia a lasciare le proprie case e venire in quella che credevano essere la propria patria, o in alcuni casi a raggiungere destinazioni molto più lontane, come l'Australia, ad esempio.

Quest'anno ho deciso di leggere qualcosa a riguardo e mi sono concentrata su un Saggio Storico del Professor Raoul Pupo - di cui ho anche visto numerosi documentari sul sito di Rai Cultura - e su un progetto teatrale di Simone Cristicchi e Jan Bernas, intitolato Magazzino 18.

A me non interessano i numeri, ma le persone.
Non me ne frega nulla dei colori politici, voglio cercare di capire cosa abbia portato a un tale Esodo.
Sono, ovviamente, anti-fascista, ma... sono anche dell'idea che tutti i Regimi siano da condannare perché fanno largo uso di violenza e soprusi, e non permettono all'individuo di avere la sua libertà - sempre nel rispetto, ovviamente, della libertà altrui -. Condanno la violenza, e voglio conoscere pagine di storia che molto spesso sono state silenziate o nascoste.

Se da un lato, quindi, non sopporto chi gonfia i numeri e fa paragoni inopportuni con altri avvenimenti ben più gravi (vedi la Shoah o gli altri genocidi etnici); dall'altro lato non sono per il silenzio. Voglio sapere. Perché conoscere è sempre importante.
Tutta questa premessa per dire che:

  1. Non sono un'esperta di questo periodo storico, ma ho deciso di informarmi almeno un minimo, pur considerando il fatto che ancora so poco. Quindi quello che andrete a leggere sono riassunti o riflessioni sui libri letti.
  2. Se dovete arrivare qui con le vostre ideologie politiche, andate altrove.
  3. Rispettiamo sempre le persone. Grazie.


© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice


Detto ciò, voglio parlavi dei due titoli citati e delle mie riflessioni emerse dopo la lettura e la visione di alcuni documentari. Secondo me, questi libri sono un ottimo inizio per cercare di capire qualcosa su una pagina di storia italiana di cui si sa poco e quel poco anche in maniera piuttosto confusa.
Da un lato un Saggio Storico, scritto da un professore di storia contemporanea dell'Università di Trieste, Raoul Pupo, che io consiglio a chi ha voglia di approfondire o perlomeno iniziare a conoscere concretamente i fatti accaduti, sin da prima della Seconda Guerra Mondiale, per poi arrivare agli anni successivi alla fine della guerra. Non ho avvertito alcun sentimento di parte; anzi, si descrive bene la violenza commessa da entrambe le ideologie politiche. In particolare, il Lungo Esodo non si concentra molto sulle Foibe - pur citandole - ma appunto sull'Esodo o per meglio dire gli Esodi di massa di molti Italiani della Venezia Giulia e della Dalmazia.

Dall'altro qualcosa di più emotivo che può essere alla portata di tutti: lo spettacolo di Simone Cristicchi, dove si dà spazio a diverse testimonianze degli esuli dalmati-giuliani. Un coro di voci, diverse sfumature, per narrare quello che è accaduto, quello che le famiglie hanno provato. Molto toccante e interessante.

I territori di confine sono sempre caratterizzati da un'insieme di lingue, culture ed etnie, e così accade anche per la terra di confine tra Italia e Jugoslavia, la Venezia Giulia, i territori dell'Istria, della Dalmazia, le città di Fiume, Zara, Pola. Il pericolo a cui si va incontro è l'impossibilità di creare legami e punti di contatto tra culture e pensieri differenti. Quando non si crea questa connessione, è facile che emergano contrasti. Fino all'800 quando ancora non si parlava di spirito nazionalista, le popolazioni vivevano in una sorta di pace. Quando si inizia a parlare di Nazioni, l'armonia si sgretola. Se, poi, arriva la guerra, la violenza spazza via ogni forma di umanità.

Con il Giorno del Ricordo non ci si dovrebbe concentrare sui conflitti tra le due diverse ideologie politiche: su quella voglia di far propaganda falsa o sulla volontà di giustificarsi con un semplice concetto di “resa dei conti”, ma bisognerebbe mettere da parte numeri e pensieri politici, e analizzare più a fondo quel che è accaduto. Senza stare a strillare su chi ha iniziato, o chi è stato peggiore; o focalizzarsi su assurdi Miti che sviano l'importanza stessa del ricordo. Anche perché per Ricordo non si intende un omaggio al Fascismo o una critica al comunismo di Tito, bensì una riflessione su quelle persone innocenti - quindi non mi riferisco ai gerarchi fascisti - che o hanno perso la vita, o comunque sono stati in un certo senso costretti ad abbondare i territori dove sono nati e cresciuti per andare in una terra considerata patria, ma che per certi versi non li ha accolti nel migliore dei modi.
Infatti, io voglio concentrarmi su questo.

I conflitti in quei territori di confine iniziano prima della Seconda Guerra Mondiale: ma è con un atto ben preciso che si spezza il possibile legame tra italiani e le popolazioni slovene e croate. Parliamo dell'incendio a opera dei fascisti della Narodni Dom, la Casa della Popolo, sede delle principali organizzazioni slave a Trieste, e dell'Hotel Balkan. Di lì a poco la medesima azione avverrà anche per la Narodni dom di Pola. A seguire, iniziano delle vere e proprie politiche di snazionalizzazione fasciste, che prevedono un'assimilazione forzata degli slavi alla lingua e cultura italiana.
Ed ecco che iniziano le repressioni del regime, una macchina di sangue da parte dei famosi Italiani Brava Gente (bravissimi, proprio... Iniziamo a prenderci le dovute colpe e basta) nei confronti delle popolazioni slovene e croate.
Si sciolgono tutte le organizzazioni legali delle minoranze: dai partiti politici, ai circoli culturali, alle associazioni sportive, ma anche giornali e riviste.
Con la Riforma Gentile del 1923 sull'Educazione si abolisce l'insegnamento delle lingue diverse dall'italiano. Ma c'è anche una vera e propria italianizzazione dei toponimi: furono italianizzati non solo i cognomi, ma anche i nomi delle strade e delle piazze, e rimosse le insegne con scritte in slavo nei luoghi pubblici.
Nel 1926 si istituisce anche il Tribunale speciale per la difesa dello Stato con lo scopo di spazzare via ogni forma di opposizione politica.

Tutte queste azioni provocarono di conseguenza un vero e proprio rifiuto da parte delle popolazioni slovene e croate per tutto ciò che era italiano. Italiano diventa l'equivalente di Fascista.

A seguire c'è l'invasione del Regno di Jugoslavia da parte di Fascisti e Nazisti che portano a una serie di eccidi, fucilazioni, incendi di villaggi, trasferimenti massicci di popolazioni, anche in campi di internamento italiani (uno si trova sull'isola dalmata di Arbe). E importante da ricordare è anche la costruzione dell'unico campo di concentramento nazista sul suolo italiano dotato di un forno crematorio a Trieste: la Risiera di San Sabba.

Da tali regimi repressivi è ovvio e giusto che si crei una forma di resistenza, inizialmente tramite una serie di organizzazioni segrete, e poi grazie soprattutto all'opera dell'Esercito popolare di liberazione della Jugoslavia guidato dal Maresciallo Tito.

E qui passiamo all'altra faccia della storia.
Se inizialmente le azioni dei partigiani possono essere comprese - sono la prima ad ammirare i partigiani, avendo ascoltato da piccina le testimonianze di alcuni esponenti della mia città - in seguito si adottarono delle misure repressive che sono quasi il riflesso e la conseguenza di quanto compiuto dai fascisti.

Le azioni di resistenza dei partigiani di Tito erano volte contro i cosiddetti Nemici del Popolo, ossia tutti coloro che si opponevano al progetto di annessione dell'intera regione giuliana alla Jugoslavia. L'obiettivo primario erano ovviamente i Fascisti e le figure simbolo dello Stato Italiano: dirigenti del partito, ma anche carabinieri, podestà, guardie campestri, maestri, sacerdoti, postini. Si instaurò un vero e proprio clima di Resa dei Conti, che però, pian piano andò a colpire anche altri individui innocenti che non collaboravano attivamente a questo movimento di liberazione o che erano una minaccia per il nuovo potere. A cadere furono, quindi, anche partigiani italiani che non accettavano l'egemonia del movimento di liberazione jugolasvo, ma anche molti cittadini di orientamento filo italiano e anticomunista.

Non si parla però di pulizia etnica, ma piuttosto di pulizia politica. Ed è proprio per questo che è sbagliato rapportare questa pagina di storia ad altri genocidi come quello della Shoah.

Perché parlo di riflesso di quanto accaduto durante il Regime Fascista? Perché, poi, anche gli Jugoslavi iniziarono la loro snazionalizzazione. Dal '43 ma anche negli anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale questa nuova forma di regime iniziò una dura repressione non soltanto nei confronti di alcune categorie, come insegnanti e sacerdoti poco disponibili a trasformare l'insegnamento in uno strumento privilegiato degli orientamenti ideologici e nazionali del regime, ma anche una vera e propria intimidazione e violenza contro gli italiani per forzarli ad aderire alla soluzione jugoslava. S'impediva così la libera espressione dell'identità nazionale, si invitava a ripudiare la propria patria, e dovevano rinunciare alle proprie tradizioni e alla religione.

Tutte queste repressioni, la paura che ormai circolava nelle case, quelle strane scomparse, certe politiche economiche, e anche altri eventi tragici - come ad esempio la strage di Vergarolla -, e la definizione dei confini con i vari trattati del dopoguerra, portano a una serie di Esodi di numerosi Italiani.
La prima ondata si ebbe tra il '43 e il '44, quando Zara fu distrutta dai bombardamenti alleati, poi nell'estate del '46 dopo la strage di Vergarolla, per poi arrivare al Grande Esodo del '48 dopo il Trattato di Parigi, e ancora nel 1954 quando si ridefiniscono i confini e Trieste torna sotto l'Italia.
Nei territori sotto il controllo Jugoslavo è concesso agli italiani il Diritto di Opzione, con il quale possono scegliere se restare o andare via. 350.000 persone decidono di lasciare le loro case, le loro città, l'80/90% della comunità Italiana.

Si parla, però, anche di Controesodo, con l'arrivo soprattutto da Monfalcone di numerosi italiani che avevano l'obiettivo di creare il cosiddetto Paradiso Socialista. Sogno che però crolla con la rottura tra Tito e Stalin, e l'espulsione della Jugoslavia dal Cominform. Da qui inizia una nuova ondata repressiva, contro tutti coloro che scelsero la linea di Stalin, opponendosi di fatto a Tito. Molti italiani - ma furono una minoranza, molti erano slavi - finirono in Campi di Rieducazione, come quello di Goli Otok.

Questo è un po' il riassunto dal punto di vista storico di quel che accadde in quegli anni - ma vi invito a leggere altri saggi per saperne di più e in maniera più esaustiva -.
Ma dopo? Gli Italiani furono accolti bene in Italia? Non fin da subito. Infatti, per molti - politici in primo piano - quegli esuli erano in realtà dei fascisti che volevano scappare da un regime comunista. Inizialmente, quindi, ci fu molta diffidenza e indifferenza, a tratti anche disprezzo.
Siamo però anche in un periodo post-bellico in cui l'Italia era in condizioni di miseria, quindi non era facile gestire il continuo afflusso di esuli. Questi vennero ospitati all'interno di campi profughi sparsi per lo stivale, in condizioni non sempre facili: carenze igieniche, mancanza di intimità e spazi, privazioni. Erano infatti ex campi di concentramento, ex caserme, o ex manicomi, e altri ricoveri di fortuna.
In alcuni casi erano visti male e disprezzati, ma ci furono anche gare di solidarietà. Dopo le prime difficoltà, comunque, grazie a interventi, provvidenze e al boom economico degli anni '50, crebbe l'integrazione degli esuli che ottennero anche sistemazioni più dignitose.

Tra il '54 e il '58 a Trieste iniziò anche un movimento migratorio verso l'Australia, ma anche in America del Nord, America Latina e il Sud Africa.

Insomma, tirando le somme.
Credo che sia di fondamentale importanza informarsi su certi eventi storici, comprendendo le colpe italiane ma anche riflettendo su questa resa dei conti che alla fine non mi pare sia tanto da giustificare.
Quando i regimi sopprimono le libertà e le identità di un popolo non sono da condannare? Non bisogna farlo sempre?

Bisogna condannare fermamente il Fascismo, non farlo tornare nel nostro presente, ma bisogna anche soffermarsi a riflettere su quanto accadde dopo. Sui riflessi e le conseguenze non sempre giustificabili di certi atti. Liberare le popolazioni dalla Dittatura è cosa buona e giusta, ma instaurare un nuovo regime similare non è accettabile, a mio parere.

Io sono rimasta molto turbata dalla lettura di questi due volumi. Ripeto, non mi interessano i numeri, né cercare chi ha più colpe, mi interessano le storie.
Provate a immaginare di vivere nella vostra città, e poi di essere costretti ad abbandonare tutto, perché o accetti una nuova lingua, una nuova cultura e identità o rischi grosso, voi sareste davvero felici?
Provate a vivere con la paura di essere etichettati come oppositori del regime, anche per un semplice pensiero, o perché vi sentite italiani, o di veder scomparire i vostri cari, così, dal nulla. Vi sentireste tranquilli? E su questo io davvero ci vedo delle grandi similitudini tra tutti i regimi totalitari.
Provate a riflettere anche sugli esodi, sulle difficoltà del viaggio, e poi venire visti male, disprezzati, accusati molto spesso di cose che magari non sempre ci appartengono. Essere visti come Fascisti anche se magari non è così. Essere visti male sia nel luogo in cui sei nato sia nel Paese che ritieni la tua Patria. Essere costretti a vivere in condizioni pessime, in ex campi di concentramento o capannoni con poco spazio, e nessuna intimità. Vedere tua figlia soffrire o morire per il freddo, o non poter avere i tuoi spazi personali.
Sì, non furono espulsi con la forza dai loro territori, ma... vivere in un contesto nel quale non ci si riconosce più, è vita?
Proviamoci qualche volta, a guardare oltre le ideologie politiche che offuscano la mente, e pensare alle persone.

Io condanno chi esercita violenza, chi vuole bloccare la libertà degli altri.
Forse perché sono una sognatrice, una persona che vorrebbe vivere in un mondo in cui ognuno di noi possa avere i suoi pensieri, i suoi credi, in cui le diverse culture possano integrarsi o quanto meno comprendersi, sempre nel fermo rispetto delle libertà e dei credi altrui, ovviamente.

Non lo so, io la penso così.
Per me il Giorno del Ricordo, istituito in Italia nel 2004, è una scelta sensata e importante. Se però andiamo realmente a ricordare quelle persone che hanno perso tanto, e dovuto abbandonare tutto per colpa di due regimi diversi ma similmente repressivi. Ricordare più che le foibe e il numero di morti - di cui ancora si sa poco e forse non sapremmo mai abbastanza - l'esodo e le privazioni. Cercare di riflettere sulle colpe degli Italiani, sono evidenti, bisogna ammetterlo e cercare di osservarle come un monito per non ripetere più tali atti, ma non giustificare allo stesso tempo tutte le reazioni degli Jugoslavi. Resa dei conti? Posso comprenderla e accettarla quando cerchi di fermare i Nazisti e i Fascisti, ma in ogni guerra, purtroppo a farne le spese sono anche le persone innocenti. E questo per me è sbagliato. Il problema, infatti, è quando si chiudono gli occhi di fronte agli altri effetti che la Guerra comporta: quelli sulla gente comune, che spesso non ha colpa.

Se non ho parlato delle Foibe in sé è perché vorrei approfondire quell'argomento più avanti, con calma. Ho visto che Pupo ha scritto anche un saggio intitolato così, quindi vedremo. Qui mi sono concentrata più sulla lettura degli Esodi.


Pertanto, vi do questi due piccoli consigli e poi vi aggiungo un elenco di titoli che ho scovato grazie alle bibliografie presenti in questi volumi.

Se volete approfondire storicamente i fatti che hanno portato al Lungo Esodo dei giuliano-dalmati, c'è il saggio Il Lungo Esodo di Raoul Pupo. Non è facilissimo da leggere, non vi aspettate una lettura leggera, ma è molto interessante e per me anche molto equilibrato.

Se volete, invece, una lettura più “semplice” ed emotiva, vi invito a scoprire l'opera teatrale Magazzino 18 - esiste anche lo spettacolo, non so se ancora presente sul web - di Simone Cristicchi: sulla base di numerose testimonianze potrete sentire le diverse voci di persone le cui vite e terribili esperienze non dovrebbero mai essere dimenticate. Il Magazzino 18 presente nel porto vecchio di Trieste è un cimitero di oggetti dove riposa, non in pace, la vita quotidiana di migliaia di esuli. Ho apprezzato moltissimo quest'opera, molto commovente, e mi ritrovo molto nei pensieri del cantautore romano: forse perché, anche io, come ho già ribadito più volte, voglio osservare l'aspetto umano, che troppo spesso si perde, a mio avviso, concentrandosi troppo sulle ideologie politiche.
Chiaramente, preferisco conoscere la realtà dei fatti, e non numeri falsi a fini di propaganda, ed è per questo che informarsi e ascoltare testimonianze diviene di grande importanza.

Entrambi i volumi sono arricchiti da bibliografie che vi permetteranno poi di approfondire ancor di più il tema. Io ho appuntato diversi titoli, tra saggi, romanzi e biografie/testimonianze, che spero di recuperare in futuro. Ve le lascio, se avete curiosità. Non smetterò di informarmi a riguardo.
Vi chiedo la cortesia di essere gentili, qualora vorrete lasciare un messaggio (metto le mani avanti, visto il tema e la difficoltà nel parlarne).

QUI trovate anche delle testimonianze da cui Cristicchi ha attinto per la sua opera.

Altre possibili letture

  • Memoria negata. Crescere in un centro raccolta profughi per esuli giuliani, di Marisa Brugna - Biografia
  • Storia di Savina, di Marco Coslovich - Biografia
  • Verde acqua, di Marisa Madieri - Romanzo
  • Bora, di Annamaria Mori e Nelida Milani - Biografia
  • Foibe, di Raoul Pupo e Roberto Spazzali - Saggio Storico
  • Materada | La ragazza di Petrovia | Il bosco di Acacie [Trilogia Istriana], di Fulvio Tomizza - Romanzi
  • La miglior vita, di Fulvio Tomizza - Romanzo (Vincitore del Premio Strega 1977)
  • Martin Muma, di Ligio Zanini - Romanzo
  • Ci chiamavano fascisti. Eravamo italiani, di Jan Bernas - Biografia
  • I testimoni muti. Le foibe, l'esodo, i pregiudizi di Diego Zandel - Biografia | Romanzo
  • L'esodo. La tragedia negata degli Italiani d'Istria, Dalmazia e Venezia Giulia, di Arrigo Petacco - Saggio


Non è un'offesa che cede al rancore
Non è ferita da rimarginare
è l'undicesimo comandamento
Non dimenticare.

I LIBRI

Il lungo esodo. Istria: le persecuzioni, le foibe, l'esilio
Raoul Pupo
Casa editrice: Rizzoli
Pagine: 325
Prezzo: 18.00€
Anno di pubblicazione: 2005
Magazzino 18
Simone Cristicchi, Jan Bernas
Casa editrice: Mondadori
Pagine: 156
Prezzo: 16.50€ / E-book: 6.99€
Anno di pubblicazione: 2014
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