Ho letto questo libro qualche mese fa, ma ci sono letture davanti alle quali ho qualche difficoltà a esporre i miei pensieri. Ieri, ho voluto riprenderlo in mano, scorrere velocemente le pagine, focalizzandomi su alcune parti, descrizioni o rivelazioni e mi sono accorta di quanto siano importanti le riletture, soprattutto di certi libri. E che dire? Se prima non ne ero rimasta così convinta, ora l'ho apprezzato molto di più.
Non mi sento ancora così in grado di buttar giù pensieri abbastanza sensati - anche perché attualmente sto attraversando un profondo turbamento emotivo - ma ho deciso di provarci.
Oggi voglio consigliarvi Malpertuis, di Jean Ray, considerato il “Poe Belga”, e il perfetto erede non solo di Poe ma anche di Lovecraft. Una casa infestata, strane creature che sembrano popolarla, un confine sottile tra due mondi, fede, maledizioni, amori spaventosi, orrore, ma anche delle rivelazioni che senz'altro stupiranno il lettore che si addentra tra le tetre stanze di una dimora, Malpertuis appunto, che cela profondi segreti tra le sue tenebre.
È là, con le sue logge balconate, le sue scalinate affiancate da massicce rampe di pietra, le sue torrette crocifere, le bifore con le colonnine, le sculture sogghignanti di vipere e tarasche, le sue porte borchiate.
Trasuda la boria dei grandi che la abitarono e il terrore di quelli che la sfiorano.
Un furto al convento dei Padri Bianchi da parte di un narratore senza nome, ci porta a conoscere quello che emerge da alcune pagine ingiallite. Sono cinque le voci che ci trasportano con loro tra ricordi che furono e che sono, e che ci fanno accedere a una dimora austera, enorme, misteriosa e maledetta, ai margini di un villaggio nel cuore delle Fiandre.
Malpertuis, questa antica dimora dove le tenebre sembrano muovere una continua lotta alla luce, è la casa dello Zio Cassave, che sta morendo. L'uomo raduna attorno a sé i suoi parenti e servitori, per un motivo ben preciso: se vogliono ottenere la sua cospicua eredità sono costretti a rimanere tra quelle mura. L'ultimo sopravvissuto, otterrà ogni cosa.
Le tre sorelle Cormélon, vestite con colori funebri, simili a mantidi religiose nell'attesa di un insetto notturno che passasse alla loro portata; il cugino Philarète, rozzo e mal vestito, che si diletta nella cupa arte della tassidermia; la famiglia Dideloo, composta da Charles, sua moglie Sylvie, e la bellissima Euryale, dai capelli rossi e gli occhi sempre socchiusi; Lampernisse, che vendeva vernici e colori e ora lotta costantemente, quasi in preda alla pazzia, contro chi spegne sempre le luci delle lanterne; i coniugi Griboin, servitori che contano i loro averi; il dottor Sambucque, il bel Mathias Krook commesso del negozio dei colori; Tchiek, un deforme netturbino, e ancora i giovani nipoti di Cassave, Jean-Jacques e sua sorella Nancy. Questi i personaggi in un certo senso vittime di quella fluida prigione di tenebre, anche se nel corso delle lettura ve ne saranno altri, essenziali.
Apparentemente siamo di fronte a una semplice famiglia, con i suoi screzi e le sue invidie, con le gelosie e i problemi, ma in verità i vari personaggi si svelano pian piano, lasciando emergere un cupo segreto che ha l'essenza dell'incubo e di un'antica fede.La sua facciata è una maschera austera, dove si cerca invano una qualche serenità. È un viso distorto dalla febbre, dall'angoscia e dalla collera, che non riesce a nascondere quello che c'è di abominevole al suo interno. Gli uomini che si addormentano nelle sue immense stanze si offrono all'incubo, quelli che ci passano i propri giorni devono abituarsi alla compagnia di ombre atroci di condannati, scorticati, murati vivi....
Il tempo scorre e iniziano ad accadere cose strane e orribili: strani omuncoli, esseri minuscoli espressione stessa dell'orrore, della collera, dell'odio e della minaccia, infestano la soffitta; morti impiccati cantano con voce spaventosa versi del Cantico dei Cantici, bocche dalle quali vengono soffiati zampilli di fiamme rosse, occhi che piangono all'interno di un'urna, creature bellissime ma terribili... Forze oscure, che Malpertuis teneva rinchiuse, si destano, gettando il protagonista Jean-Jeacques - giovane uomo marchiato a fuoco dalla sfortuna - in un viaggio tortuoso e delirante, dal sapore onirico.
Jean Ray sembra divertirsi a disseminare una serie di indizi che solo nel finale riveleranno il segreto che si cela nella casa. Insinua dubbi, fa affiorare paure, ci trasporta in questa sorta di mondo oscuro, dove è difficile mantenere la luce accesa, e dove è facile sentirsi spaesati. Le descrizioni delle ambientazioni, ma anche delle forze oscure che emergono, sono davvero bellissime e inquietanti: sembra quasi di essere lì, a lottare con Lampernisse per cercare di tenere una luce accesa, ad ascoltare nel buio della notte canti spaventosi, a sprofondare insieme a Jean-Jacques in un incubo senza fine, in una maledizione che scorre attraverso i secoli, ripercuotendosi sui propri discendenti.
Può sembrare una mera storia di fantasmi, una casa infestata e nulla più, ma vi assicuro che niente qui è come sembra. Anzi! Quando il mistero sarà svelato e avrete voltato l'ultima pagina, avrete sicuramente voglia di tornare indietro, per rileggere certi passi, per comprendere qualcosa che forse vi era sfuggito, magari per poca conoscenza dei temi trattati, o mancanza di attenzione.
Entrai così a Malpertuis. Le appartenevo. Non ha mai avuto segreti per me. Nessuna porta si ostinava a rimanere chiusa, nessuna sala si opponeva alla mia curiosità; non c'erano camere vietate, né passaggi segreti, eppure...
Eppure restava un mistero a ogni passo, avvolgendo ogni passo in una fluida prigione di tenebre.
Malpertuis stessa, questa casa che si innalza nella notte, enorme e nera come una montagna, le cui imposte sono chiuse come le palpebre di un morto e il portico ha la cupa profondità di un abisso, diviene una co-protagonista, o forse, la protagonista assoluta. Una dimora tetra che sembra aver vita e giocare, in un certo senso, con i propri ospiti.
Non posso purtroppo svelarvi molto di più, perché a me non va di farvi scoprire subito cosa celano certe apparenze, ma ve lo consiglio se amate il genere gotico, ma anche weird, i miti, le dimore maledette che diventano esse stesse personaggi, le descrizioni di ombre, orrori, e maledizioni. Non sono così esperta avendo letto poco di Poe e Lovecraft, ma se adorate questi due scrittori, secondo me potete benissimo approcciarvi anche alla scrittura di Jean Ray. Non ne rimarrete delusi.
Lentamente, quella magia letale diminuì di potenza, gli occhi persero la loro ferocia smeraldina e vidi che piangevano grandi lacrime di luce lunare.