I Salici, di Algernon Henry Blackwood + Piante Infami - Recensione

30 Oct 2020

Libri

Letto per la challenge #librividirc - Ottobre: un libro in cui la natura sia spaventosa e ostile.

Tra le letture che vi ho consigliato a tema Halloween, oggi cercherò di parlarvi di questo piccolo libriccino della collana Piccoli Mondi di ABEditore. Non spendo ulteriori parole per la casa editrice, sapete bene quanto io apprezzi e ami il loro lavoro, la cura certosina per ogni singolo aspetto dei libri pubblicati: dalle traduzioni sempre molto attente, alla grafica che non può non lasciare estasiati.

A inizio anno mi sono buttata in una challenge che prevedeva la lettura di romanzi gotico/horror, e il tema di questo mese era la natura spaventosa e ostile. Be', I Salici di Algernon Henry Blackwood credo possano essere l'esempio perfetto.

© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice

Sin da bambina ho sempre amato molto i salici. Credo che siano la tipologia di alberi che preferisco. Ne avevamo due, piccolini, nel giardino di casa, nelle mie Marche. E tra quei lunghi rami mi nascondevo, li sfioravo, ci giocavo allegra, avendo cura di non rovinarli. Quando hanno deciso di rimuoverli, il mio cuore ha subito un colpo. Era come percepire un vuoto non solo fisico ma anche emotivo, che un po', devo ammetterlo, è rimasto.
Quando, però, qualche giorno fa mi sono persa tra le pagine di questa storia, ho capito che mi aspettavano delle emozioni diverse su queste amatissime piante. Qualcosa di oscuro vibra in una piccola isola sul Danubio, qualcosa di terribile che può spingere il soggetto alla follia.

Ma andiamo con ordine.
Protagonisti sono due uomini, che stanno affrontando un viaggio in canoa sul Danubio. A causa di alcuni problemi con il fiume e la sua piena, però, sono costretti a fermarsi su una piccola isola, in cui non sembra esserci anima viva, ricoperta da innumerevoli salici.

Era come se fossimo sotto l'effetto di un incantesimo; scherzando pensammo che di regola avremmo dovuto avere un  passaporto speciale per l'ammissione, e che eravamo coraggiosamente entrati, senza chiedere il permesso, in un piccolo regno magico e meraviglioso, un regno riservato a chi ne aveva il diritto, dove c'erano ovunque avvisi non scritti di divieto d'ingresso agli intrusi, per chi aveva l'immaginazione necessaria a scoprirli.

I due uomini vengono subito colpiti dall'ambiente circostante, in modo particolare da quegli alberi che, mossi da un vento forte e incessante, sembrano quasi vivi. E s'innesca subito una strana reazione, prima nel narratore ma, in seguito, anche nel suo compagno fino a quel momento più pratico: quella di sentirsi degli estranei in un luogo pervaso d'oscura magia e, mano a mano che il tempo scorre, il raziocinio dei due individui sembra essere scosso in maniera più violenta, vacillare, di fronte a una serie di eventi veri o immaginati che piegano la fragilità dell'animo e della mente umana.
Un luogo apparentemente tranquillo, diventa qualcosa di minaccioso. I salici bisbigliano, e hai quasi la sensazione che si muovano, che si facciano sempre più vicini alla tenda dei due uomini. Il vento ulula impetuoso. È come se la natura - o forse qualcos'altro? - voglia cacciare i due intrusi. Come se un male antico pretendesse la sua vittima sacrificale.

Ma quanto è vero? Quanto è frutto dell'immaginazione?
Che cosa sta accadendo davvero in quell'isola che con la piena del fiume sembra farsi sempre più piccola?

La forza di questo racconto lungo risiede nella capacità dell'autore di descrivere la natura, le atmosfere gotiche. Tutto si gioca su questo. Non c'è una trama intricata o particolare, né una profonda introspezione dei personaggi. Eppure, riesce a inquietare grazie a queste atmosfere oscure, ai suoni della natura, al soffio incessante del vento che percuote non solo i corpi ma anche la mente; a quei salici che sembrano divenire quasi dei personaggi minacciosi, che appaiono quasi vivi, creature pronte a muoversi, a bisbigliare, a schiacciare l'intruso.
Ed è qui che, a mio parere, emerge la bellezza di quest'opera. Queste descrizioni, il suo stile, riescono a infondere anche nel lettore una certa inquietudine, mistero, incomprensione, paura. La natura da amica diventa un nemico pronto a piegarti.

Con questa moltitudine di salici, però, ciò che sentivo era qualcosa di completamente diverso. Emanavano un'essenza che tormentava il cuore. Risvegliavano un sentimento di timore, è vero, ma di timore con una punta di vago terrore. I loro ranghi serrati, che diventavano sempre più bui intorno a me mentre le ombre si addensavano, si muovevano furiosamente ma anche dolcemente nel vento, procurandomi la sensazione curiosa e sgradita che avessimo sconfinato in un mondo alieno, un mondo dove eravamo intrusi, un mondo dove non eravamo voluti o invitati a restare - dove forse correvamo grandi rischi.



È importante poi, secondo me, riuscire a immedesimarsi in quel che affrontano o provano i protagonisti, soprattutto in questo genere di romanzi o racconti gotici - o in questo caso weird -. Provate a immaginarvi in un'isola dove non esistono altre forme di vita umane. Voi e un vostro amico, che mettete su una tenda per la notte, accendete un fuoco, e siete circondati dall'oscurità e dai suoni della natura, che nelle ore di assenza di luce si fanno sicuramente più inquietanti. Immaginate di essere circondati da una moltitudine di Salici, i cui rami argentati si muovono al soffio impetuoso del vento. Ecco. Già solo di fronte a un'immagine simile, a mio avviso, si viene colti da un profondo turbamento interiore. Un'iniziale bellezza che però cela anche qualcosa di diverso. Ma se accade anche altro che non ti aspetti? Come delle strane buche, o presenze?
Ma è davvero reale ciò che vedi? O solo frutto di immaginazione a paure ancestrali?

Io sono rimasta incantata dalla scrittura di Blackwood, dalla sua capacità - come dicevo prima - di elaborare un racconto che magari non avrà una trama molto intricata o delle caratterizzazioni dei personaggi approfondite, ma che attraverso la perfetta descrizione di queste atmosfere naturali, di queste sfumature oscure, gotiche, riesce a inquietare, a turbare anche la mente più pragmatica, realista. Una potenza evocativa tale da trascinare anche il lettore nel vortice emotivo che colpisce i personaggi. Da persone spensierate e allegre, infatti, cadono via via da una sorta di lieve disagio a un malessere molto più profondo, a un puro e tetro terrore.
E la natura, quindi, diventa vera e propria protagonista.

I Salici di Blackwood è stato molto acclamato anche da Lovecraft, che lo ha definito come il miglior racconto del sovrannaturale di tutta la letteratura inglese.

Insomma, una perfetta lettura proprio per la notte più cupa dell'anno. No?

Eravamo la prima influenza umana su quest'isola e non eravamo voluti. I Salici erano contro di noi.

Grazie a questa lettura, ho colto l'occasione anche per recuperare l'Imbustastorie Piante Infami, sempre opera di ABeditore in collaborazione con la Bottega dei Traduttori, e che raccoglie al suo interno quattro racconti in cui, ancora una volta, le piante sono le vere protagoniste.

  • Un rampicante su una casa, di Ambrose Bierce - (Traduzione di Valeria Strusi)
  • L'ultima foglia, di O. Henry - (Traduzione di Rosangela Amato)
  • Le piante del Dottor Cinderella, di Gustav Meyrink - (Traduzione di Barbara Barnini)
  • Fiori di Tenebre, di Auguste de Villiers de L'Isle -Adam - (Traduzione di Ramona Loperfido)

Quattro racconti oscuri, inquietanti, a tratti sconcertanti ma anche emozionanti. Il mio preferito è stato L'ultima foglia, di O. Henry, nel finale mi ha quasi commosso. In un piccolo distretto a ovest di Washington Square, la comunità è sconvolta dall'arrivo di una tremenda polmonite, che colpisce anche una ragazza, la cui vita dipende molto anche dal suo stato d'animo, dalla volontà che ha di continuare a vivere. Ma la ragazza sembra persa a osservare fuori dalla finestra le foglie che cadono. Quando anche l'ultima cadrà a terra, lei morirà. Ma cosa succede se quell'ultima foglia sembra non voler staccarsi? Non vi voglio svelare di più, perché ne perderete la bellezza. Ma io l'ho amato tantissimo.

Le piante del Dottor Cinderella è, invece, molto più inquietante sia nelle descrizioni sia nella storia. Una casa silenziosa, un cadavere, delle piante carnivore, scie di sangue, e un finale che sicuramente lascia sorpresi!

Se in Fiori di Tenebre siamo di fronte a qualcosa di funebre e forse un po' sconcertante, ne Un rampicante su una casa, torniamo a delle sfumature più gotiche, e spaventose, con una pianta piuttosto... umana.

Rivelarvi troppo di questi brevissimi racconti significa davvero farvi perdere il gusto per la lettura, per questo mi limito a ciò. Ma ve li consiglio, perché sono davvero molto interessanti e suggestivi!


I Salici, di Algernon Henry Blackwood
Casa editrice: ABeditore
Traduzione di: Francesca Cavallucci
Pagine: 141
Prezzo: 6.90 euro
Anno di uscita: 2019

Voto: ♥♥♥♥.75

Piante Infami: ♥♥♥♥.75

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