Monstrumana. L’umanità del mostruoso, la mostruosità dell’umano, di Francesca Giro e Gaetano Pagano

22 Mar 2024

Libri

Sono sempre stata affascinata dai cosiddetti mostri della letteratura. Ho letto vari libri sul tema, altri ne vorrei leggere. Per questo, quando ho visto un saggio che analizza proprio questo aspetto, riflettendo anche sull'umanità, non ho resistito! I mostri ci aiutano a capire noi stessi, a porci davanti a uno specchio e vedere il nostro riflesso. I mostri rappresentano un qualcosa di cui non possiamo avere un vero controllo, hanno a che fare con la paura ma anche con la nostra stessa identità. Pensiamo a personaggi letterari come Frankenstein e Quasimodo, per fare due esempi. La creatura è il vero mostro, o forse lo è il suo creatore/padrone? Quasimodo è ritenuto un mostro da deridere e tenere lontano, ma c'è molta più umanità in lui rispetto a un Frollo o a un Febo che incarnano perfettamente il lato malvagio ed egoistico dell'essere umano. Sono solo due degli esempi che troverete nel Saggio Pop Monstrumana. L’umanità del mostruoso, la mostruosità dell’umano, di Francesca Giro e Gaetano Pagano pubblicato da effequ, una realtà editoriale indipendente che sono molto curiosa di approfondire.


Monstrumana intende, come il termine suggerisce, mettere in luce le infinite possibilità di sondaggio dell'umano attraverso il mostruoso, e viceversa. Il mostruoso è vasto e complesso tanto quanto l'umano, ne è in effetti specchio, conseguenza, matrice, parte. E, proprio come l'umano, può essere osservato da prospettive diverse.


© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice


Quando ho letto l'indice di questo saggio mi sono resa conto che racchiudeva riflessioni su molti dei romanzi più belli che io abbia mai letto. Come dicevo, sono sempre stata affascinata da questo genere di libri, che fanno elaborare pensieri profondi proprio su quel confine tra mostro e umano. Un confine labile, che si può benissimo oltrepassare. Monstrumana è un lavoro davvero interessante che ci guida in un percorso di sguardi sul mostruoso letterario, come in una sorta di Camera delle Meraviglie in cui si cammina osservando rarità e stranezze del mondo naturale e artificiale. Qui, in particolare, passeggiamo nel tempo e nello spazio, tra veri e propri mostri. 

Il termine mostro, dal latino monstrum, ha a che fare con il verbo monère, ossia ammonire. Il mostro ci mette in guardia, ci insegna qualcosa, ci avverte. Sono Mostri che si fanno portatori di vari temi: dall'indifferenza, al potere, al sesso, all'accettazione della propria mostruosità.

I personaggi che troveremo tra queste pagine si potrebbero definire allo stesso tempo mostri dalle sembianze umane e umani dalle sembianze mostruose. E il tutto è analizzato attraverso riflessioni su più livelli: da quello scientifico, a quello antropologico, ma anche sociale e politico. 

Attenzione, però, se siete allergici agli spoiler forse lo terrei come testo da consultare solo dopo aver letto i romanzi citati, perché sì, per poterli analizzare ne descrivono ovviamente anche l'intero contenuto. Quindi, prendete nota di questo aspetto.
Personalmente avendo letto la gran parte dei romanzi non ho avuto problemi, ma in realtà non ho poi così noie neanche con i libri che devo ancora leggere, almeno per quanto riguarda certi generi letterari.


Frankenstein, il dramma del brutto.



Nel primo capitolo si analizza una delle figure sicuramente più conosciute della letteratura gotica e fantascientifica: Frankenstein e soprattutto la sua Creatura (perché, ormai avete capito vero che Frankenstein è il nome del dottore? Sì?). 
La Creatura è un essere senza nome, frutto di esperimenti di uno scienziato visionario. La domanda che emerge, sicuramente, a fine lettura è: ma chi è il vero mostro tra i due? Quell'essere costruito partendo da corpi morti e poi guardato con orrore e abbandonato a sé stesso, o il suo creatore?

Ho trovato molto interessante la riflessione con la storia della stessa autrice: ma Mary Shelley si riflette nel dottor Frankenstein (nella visione di una creatrice imperfetta), o nella stessa Creatura (nel suo rapporto conflittuale con il padre Godwin, che non accetta la sua relazione con Percy Shelley dimostrando anche un'assurda incoerenza con i suoi credi?). 

Shelley ci dice chiaramente che in condizioni di privazione d'amore e di cura non si può diventare che mostri, assassini.

Mi sono innamorata subito di questo romanzo, soprattutto provando un'assurda empatia per il cosiddetto Mostro. Ma è veramente solo un mostro? La creatura, in fondo, chiedeva amore e comprensione... e, invece, viene sbattuta nel mondo con quel suo aspetto orribile, e condannata a essere rifiutata, disprezzata, allontanata, anche dal suo stesso padre... 
Viene ritenuto brutto, e quindi un mostro, indipendentemente dalle sue qualità morali; non badando minimamente a quella voglia di conoscere e amare, a quella notevole intelligenza che è capace di far emergere. Ma davanti a tanto odio e disprezzo, purtroppo reagisce con gesti imperdonabili che lo portano a far emergere appunto tale mostruosità.

Ma ripeto, chi è davvero il vero mostro?


Quasimodo, mostri in catene.

Al caro gobbo di Notre Dame, nato dalla penna di Victor Hugo, sono particolarmente legata. Ho amato profondamente questa storia e questo personaggio è rimasto impresso nel mio cuore. 
Quasimodo, in questo caso, è un essere umano nato con delle deformità. E questo lo porta a essere condannato dalla società dell'epoca come diverso, come un mostro da allontanare, o tenere ben chiuso in una chiesa. È inoltre vittima di Frollo e per buona parte del romanzo sottomesso a lui e al suo potere. Come se non bastasse, poi, non è solo disprezzato, ma anche ritenuto un vero e proprio spettacolo grottesco, da deridere, schernire e compatire. Solo Esmeralda - altro simbolo del diverso, perché straniera e troppo bella, troppo seducente, troppo ammaliante - avrà pietà di lui. 

Anche qui, però, la riflessione si focalizza su questa sorta di gioco di specchi tra umano e mostro. 
È veramente Quasimodo il vero mostro? O forse lo sono Febo e Frollo? Da un lato riflesso della mostruosità dell'egoismo e dall'altro il mostro morale, simbolo del male. 

Se in una storia vediamo subito un mostro, non per forza sarà lui il cattivo. Quando la si guarda da vicino, si scopre che la mostruosità ha innumerevoli volti.

Interessante poi è anche il discorso sulla crudeltà del potere, che tende ad allontanare e assoggettare il diverso. Soggetti che sono davvero mostruosi dal punto di vista morale, ma che per il loro ruolo di prestigio non saranno mai davvero puniti...


Calibano e il colonialismo.

Da amante di Shakespeare non poteva sicuramente mancare Calibano, personaggio de La Tempesta.

Anche in questo caso, come per Quasimodo, siamo di fronte a un corpo mostruoso ma umanoide. Calibano, figlio di strega, e di quell'Isola occupata; un essere ancorato alla Terra, dall'intelletto avanzato ma anche mosso da istinti selvaggi e primitivi. Quando arrivano Prospero e sua figlia Miranda, si attua una vera e propria distinzione: da un lato gli esseri cosiddetti civili, dall'altro il selvaggio che con i suoi modi primitivi e violenti non può essere integrato nella società. 

Quando si parla di quest'opera non si può non fare un ragionamento sul concetto di Colonialismo. Infatti è stato visto e tuttora è analizzato come una metafora del colonialismo e dell'imperialismo inglese nei confronti dei popoli indigeni.

Prospero arriva nella sua terra e grazie anche alla sua magia, al suo potere, sottomette i due spiriti dell'isola: da un lato Ariel, dall'altro Calibano. Imponendo anche il suo linguaggio. 

Prospero si fa padrone di una terra non sua e rende Calibano il suo servo con dei metodi dolorosamente simili a quelli dei colonizzatori europei.

È un 'mostro politico' che, a mio avviso, porta anche a riflessioni non solo sulla storia passata ma anche sul presente...


Jekyll e Hyde, il mostro allo specchio.

In questo caso il 'mostro' viene da dentro, tra le pieghe della mente. Hyde è un riflesso di qualcosa che tutti noi possiamo avere dentro, emozioni represse, un lato oscuro che tentiamo di celare, ma che potrebbe emergere, e del quale proviamo vergogna. Perché in fondo l'essere umano ha dentro di sé bene e male, ma sta a ognuno di noi scegliere. Hyde è un essere piccolo, meschino, che ama far violenza, ma che non ha mai veramente voce: non può spiegare le sue ragioni, resta sempre un puro riflesso del dottore. Jekyll prova per quell'essere un senso di attrazione e repulsione, vuole controllarlo, ma a volte rischia di perdere il controllo e così facendo perde anche pezzi di sé, della sua identità. Hyde è la parte che Jekyll non vuole confessare di sé, perché gli provoca vergogna. È il desiderio inconfessabile, il sogno proibito...

... dentro di noi, nel profondo della nostra natura, risiede il male.

Quelli che sto riportando in questo mio articolo, sono solo alcuni spunti però. Dei frammenti che spero possano stimolare in voi la voglia di recuperare questo testo estremamente interessante sotto vari punti di vista.


Dracula, una lettura queer

Dracula di Bram Stoker è un altro di quei romanzi che ho amato moltissimo. Quella tetra figura che aleggia tra le pagine, come un'ombra, come nebbia, lupo, paura, ma che è sempre trasmessa dai pensieri, dalle lettere, dalle parole degli altri personaggi. Dracula viene dall'oriente, considerata una sede dell'altro per gli Occidentali. Torna così il concetto di diverso, di straniero, che deve imparare una lingua per accedere alla società. È un romanzo pieno di apparenze, dove tutto è diverso da come appare, dove anche i morti non sono morti e bevono sangue umano. Dracula è un mostro gotico, un vampiro, ossia un mostro che si fa carico di una forte componente sessuale e sensuale. Una forza sovversiva che sfida la società.
Un romanzo dove i confini, i limiti, sono costantemente varcati: tra scienza e religione, modernità e folklore, ma anche il ruolo di donne e uomini viene ribaltato. 

Dracula... condivide con le sue creature 'colleghe' la tendenza a rappresentare varie forme di diversità, da quella etnica a quella religiosa, da quella linguistica a quella sessuale...


Gollum e la mostrificazione del sé



Gollum è un'altra di quelle figure dove il mostruoso e l'umano si fondono, fino ad annullarsi.
Gollum e Sméagol possiamo quasi vederli come una sorta di Jekyll e Hyde.
Forse è sbagliato vedere solo in Gollum il male, perché se ci pensiamo bene è stato Sméagol stesso a uccidere il cugino, e solo con il tempo il male, riflesso dell'anello del potere, corroderà a tal punto quell'essere facendo emergere forse qualcosa di ben peggiore. La figura nata dalla penna di J.R.R. Tolkien è un emblema di dualismo, di follia, incarna perfettamente l'eterna lotta tra bene e male. Ma è un essere che non potrà redimersi: Gollum ha una voce, sibilante, strisciante, quasi strozzata, e sembra essere un costante monito di ciò che ha commesso. Gollum/Sméagol sa di essere un mostro, e neanche la pietà che scorgerà negli occhi di Frodo, riuscirà a salvarlo.

Nella consapevolezza della propria mostruosità, quando il male che abbiamo fatto è così profondo da prendere forma e voce (...) ricevere fiducia e perdono può essere un fardello molto più pesante di qualsiasi anello magico.


Carmilla, desiderio e Resistenza

Una storia di desiderio e repressione, ma anche di invasione sia dal punto di vista medico-sanitario sia politico.  Nel testo di Le Fanu emergono simbologie che rimandano all'Irlanda e al suo rapporto burrascoso con l'Inghilterra (paese coloniale). Carmilla è una sorta di invasore che viene invitato nello spazio di quelle che poi diventeranno le sue vittime.
Dall'altro lato, abbiamo Laura, una ragazza casta, pura e ingenua, che è cresciuta all'interno di un mondo di uomini 'vecchi' che cercano di proteggerla non solo fisicamente, ma anche emotivamente e verbalmente, allontanandola da quella strana figura, Carmilla, verso la quale prova un moto di desiderio ma anche repulsione. Ma per lei quel rapporto è anche una sorta di tentazione, per uscire da quel mondo chiuso (e patriarcale) e vivere qualcosa di diverso. 

... Carmilla chiede continuamente al suo pubblico di interrogarsi sulla natura di una minaccia, sui parametri che usiamo per osservarla e sulle persone a cui facciamo affidamento per darci le risposte che cerchiamo.


Questi elencati sono i romanzi che ho letto, ma ho trovato molto interessanti anche gli altri esempi utilizzati per affrontare il tema del confine tra mostro e umano. E soprattutto, ora ho una grandissima voglia di recuperare tutti i testi citati.

Francesca Giro e Gaetano Pagano descrivono anche il Freak Show di Sophie Fevvers, la bionda trapezista circense dalla cui schiena spuntano un paio di gigantesche ali, protagonista del romanzo Notti al Circo di Angela Carter. riflettendo proprio su questi freak of nature, scherzi della natura, da osservare, sfruttare, e deridere. Così come per Quasimodo, anche in questo caso si attua una vera e propria spettacolarizzazione del diverso e del mostruoso. Esseri con delle anomalie, che vengono definiti mostri, perché diversi dagli altri, ma che ci spingono anche a definire noi stessi. 

Affrontano poi il tema delle Sirene, soffermandosi soprattutto sul testo Sirene, di Laura Pugno, un romanzo dall'atmosfera post apocalittica, dove questi esseri del mare vengono sfruttati sia dal punto di vista alimentare (per garantire il commercio della 'carne di mare'), sia da quello sessuale. Le femmine di sirena sono costrette a subire dei veri e proprio abusi sessuali. Si attua una vera e propria oppressione sistemica, culturale, e politica nei confronti di due minoranze precise: le donne e gli animali non umani.

C'è poi una riflessione sulle varie fonti letterarie della figura di Medusa, partendo dal mito greco fino ad arrivare alla letteratura contemporanea, offrendo un duplice punto di vista: lo sguardo maschile (vari autori greci, ma anche quello di Percy Bysshe Shelley), e quello femminile con una serie di romanzi e opere poetiche che ora ho tutto il desiderio di recuperare. Da La camera di sangue, di Angela Carter, a Occhio di Gatto, di Margaret Atwood; a Medusa, una poesia di Sylvia Plath, fino ad arrivare a Medusa, di Martine Desjardins (solo per citarne alcuni), dove la protagonista è un mostro a tutti gli effetti, i cui occhi - due vulve vive e pulsanti - hanno il potere di uccidere.

L'ultima parte del saggio si concentra sul tema dei Fantasmi e delle case infestante, proponendo diversi testi letterari (da Poe, a Jackson, a Walpole a Dickens, per fare degli esempi), che fungono da veri e propri moniti: i fantasmi possono essere un riflesso dei traumi subiti, di desideri nascosti, ci spingono a far pace con il nostro passato o possono, ancora, dare voce a tutte quelle persone che sono state soffocate (come nel caso del romanzo Amatissima, di Toni Morrison).

Il fantasma ci ricorda la sofferenza che abbiamo causato, e ci mostra anche da dove ha origine la nostra sofferenza, chiedendoci di notarla, di accoglierla. I nostri fantasmi ci chiedono di essere visti.



Insomma, l'ho trovato un saggio davvero valido per riflettere non solo su questi romanzi meravigliosi, ma anche su quel sottile confine tra mostro e umano. Un testo molto interessante che vi consiglio di recuperare.


* Immagini create con l'AI (Bing)

IL LIBRO

Monstrumana. L’umanità del mostruoso, la mostruosità dell’umano.
Francesca Giro, Gaetano Pagano
Casa editrice: Effequ
Pagine: 280
Prezzo: 18.00€ / E-book: 8.99€
Anno di pubblicazione: 2022
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