Il Gattopardo, di Giuseppe Tomasi di Lampedusa

10 Jun 2021

Libri

Maggio con... Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Nel mese di maggio ho avuto la possibilità di fare un vero e proprio viaggio nella meravigliosa Sicilia di fine '800. Un viaggio immaginario, sì, tra le pagine di un romanzo importantissimo della nostra Letteratura, ma non per questo meno emozionante della realtà.

Ho sempre avuto una sorta di “paura”, se così possiamo definirla, di affrontare questo testo; temevo forse di trovare uno stile troppo complesso o pesante, ma in verità l'ho trovata una lettura davvero interessante, ricca di descrizioni minuziose che ti aiutano a sprofondare più facilmente nella realtà descritta, e con personaggi che restano impressi.

Facendo le dovute ricerche, sono rimasta ancora una volta colpita dal percorso editoriale di questi testi che poi sono diventati molto importanti, per molti definiti dei capolavori. Anche Il Gattopardo, infatti, ha ottenuto un primo rifiuto da parte di Mondadori ed Einaudi, per poi essere accettato da Giorgio Bassani per la casa editrice Feltrinelli. Pubblicato dopo la morte dell'autore, il romanzo ottenne un grande successo e nel 1959 vinse il Premio Strega. Insomma anche i più grandi hanno dovuto lottare un po', no? Ma alla fine se un lavoro è ben fatto, arriva.

Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi.

 

© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice

Il Gattopardo è stato definito un romanzo storico e, in effetti, la Storia d'Italia si intreccia con le vicende della famiglia nobiliare dei Salina, seppur resti comunque sullo sfondo. È però anche una sorta di omaggio alla famiglia stessa dell'autore: Giuseppe Tomasi di Lampedusa, infatti, ha preso ispirazione dalla vicende dei Tomasi, in particolare la figura del Principe don Fabrizio Salina può essere associata a quella del suo bisnonno, il Principe Giulio Fabrizio Tomasi.
Il titolo stesso poi fa riferimento anche allo stemma nobiliare dei Principi di Lampedusa.

Il romanzo si apre a Villa Salina, uno dei sontuosi palazzi nobiliari siciliani, con la recita di un rosario. Qui, vivono il Principe don Fabrizio Salina, il gattopardo, sua moglie Maria Stella e i loro sette figli. Vero e proprio protagonista della vicenda è appunto il Principe, descritto come un uomo alto, immenso e fortissimo, dal temperamento autoritario e una certa rigidità morale, appassionato anche di astronomia e matematica, con pensieri però anche più terreni e sensuali. Sin dalle prime pagine, però, si avverte la sua insofferenza, il suo sguardo quasi apatico, distaccato e rassegnato sulla decadenza della sua classe.

Del resto le vicende avvengono nel 1860, periodo caratterizzato da moti rivoltosi e dalla sbarco a Marsala dei Mille guidati da Garibaldi. Un periodo storico che diventa una sorta di spartiacque tra due epoche, tra due mondi. Il Principe, infatti, osserva con una sorta di disprezzo l'avvento di una nuova classe, quella dei borghesi arricchiti, e il declino del mondo nobiliare di cui lui fa parte, un crepuscolo davanti al quale però lui resta immobile.

Al contrario dello zione, l'amatissimo nipote Tancredi Falconeri entra subito nello spirito di questa nuova epoca, combattendo dapprima tra le file dei Garibaldini e poi nell'esercito regolare del Re di Sardegna, forse anche nella speranza di ottenere un certo potere economico, che non ha. Infatti, il giovane è senza un soldo, giacché suo padre ha dilapidato l'intero patrimonio.

La scena poi si sposta a Donnafugata dove il Principe e la sua famiglia trascorrono le vacanze estive, e qui i due mondi - quello nobile e quello borghese - entrano ancora più in contatto grazie a due figure: quella di don Calogero Sedara, sindaco del paese e borghese molto ricco, e la sua bellissima figlia Angelica che ruberà subito il cuore della famiglia Salina, e soprattutto del giovane Tancredi - che si allontanerà così da sua cugina Concetta, irrimediabilmente innamorata di lui -. Un amore inizialmente malvisto, ma che poi sarà accettato dal Principe.

Appartengo a una generazione disgraziata, a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non ha potuto fare a meno di accorgersi, sono privo di illusioni; e che che cosa se ne farebbe il Senato di me, di un legislatore inesperto cui manca la facoltà di ingannare sé stesso, questo requisito essenziale per chi voglia guidare gli altri?  

 La storia prosegue per molti altri anni, fino alla morte del Principe e a quel che ne consegue.

I momenti che restano sicuramente più impressi sono il Gran Ballo, dove emerge particolarmente questo tema di fondo: l'incontro tra due Sicilie e due epoche, una decadente, in riferimento ai Principi, alla nobiltà feudale antica, e l'altra inerente la nuova classe emergente, una borghesia sempre più ricca. Ma ci sono anche riflessioni del Principe sulla morte, non solo della nobiltà stessa, ma anche sulla propria fine.

C'è anche un altro passaggio molto interessante: quello del rifiuto del Principe di ottenere la carica di Senatore del Regno, proposta dal cavaliere Chevalley di Monterzuolo. Qui, c'è un'importante riflessione sui Siciliani e la Sicilia, sul loro Orgoglio e la loro immobilità, la difficoltà che hanno di adattarsi alle novità. Culla di varie civiltà, nonostante i molti cambiamenti, lo spirito dei siciliani non sembra esser mutato. Don Fabrizio rifiuta anche perché non si sente partecipe del cambiamento.

Il Principe di Salina riflette molto sul fluire del tempo, sulla decadenza della propria classe nobiliare, su una nuova epoca e generazione nelle quali non si ritrova, anche perché non è più giovane. La morte è sempre più vicina, e sembra attrarlo con forza.

È un romanzo pervaso da una forte malinconia, ma anche una sorta di rassegnazione nell'osservare lo scorrere degli eventi, che però in verità mutano ben poco.

Nell'affresco del soffitto si risvegliarono le divinità. Le schiere di Tritoni e di Driadi, che dai monti e dai mari fra nuvole lampone e ciclamino si precipitavano verso una trasfigurata Conca d'Oro per esaltare la gloria di casa Salina, apparvero di subito tanto colme di esultanza da trascurare le più semplici regole prospettiche; e gli Dei maggiori, i Principi fra gli Dei, Giove folgorante, Marte accigliato, Venere languida, che avevano preceduto le turbe dei minori, sorreggevano di buon grado lo scudo azzurro col Gattopardo.    

Uno dei punti di forza per me sono anche le descrizioni minuziose degli ambienti, l'incanto e il profumo dei giardini, e anche dei cibi (dal timballo di maccheroni, a una serie infinita di dolci tra cui le “paste delle vergini”): Giuseppe Tomasi di Lampedusa, a mio avviso, riesce a far sentire al lettore tutti quegli odori, quei sapori del tutto Siciliani, ma anche a trasportarlo in quegli antichi palazzi nobiliari pregni di bellezza e frutto di una cultura raffinata di un ceto sempre più vicino al suo crepuscolo.Ti sembra di vedere quei giardini ricchi di frutta prelibata o di fiori che esalano differenti profumi, quei soffitti arricchiti da divinità e figure dell'antichità greca che circondano lo stemma del Gattopardo, di sprofondare totalmente in quei luoghi ricchi di Storia.

È un romanzo davvero interessante che ti dà modo di vivere non solo una parte di Storia Italiana, quella del Risorgimento e dell'Unità d'Italia vista attraverso i dialoghi dei personaggi, ma anche di entrare nel mondo di una società antica che pian piano verrà messa da parte, a prendere polvere, come il cane di casa, Bendicò, prima imbalsamato e poi gettato via in un mucchietto di polvere livida, ormai inutile, simbolo di amari pensieri.

Tra le curiosità della Sicilia, io sono rimasta colpita anche dall'immagine - alquanto macabra, diciamolo - delle Catacombe dei Cappuccini a Palermo, dove sin dalla fine del '500 venivano esposti i corpi mummificati dei frati prima e dei nobili poi, con i loro vestiti. Lo stesso Principe ne parla nel romanzo.

Noi fummo i Gattopardi, i Leoni: chi ci sostituirà saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti, gattopardi, sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della terra.

Insomma, è un romanzo che richiede la giusta attenzione, ma che poi risulta un piacere da leggere. Io ve lo consiglio. Se come me avete una sorta di turbamento nell'iniziarlo, dategli e datevi un'opportunità. Don Fabrizio e la sua disillusione, la giovinezza, l'ambizione e l'amore dei due ragazzi, Tancredi e Angelica, e la bellezza della Sicilia resteranno impressi.

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IL LIBRO

Il Gattopardo
Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Casa editrice: Feltrinelli
Pagine: 327
Anno di pubblicazione: 1959
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