Piccole Donne, di Louisa May Alcott - Recensione Libro e Riflessioni sui film

21 Apr 2020

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Un uccellino grigio della sabbia arrivò saltellando, pigolando allegramente come a esprimere la sua felicità per il sole, il mare, poi si avvicinò a Beth, la fissò con aria amichevole e si appollaiò su una pietra calda di sole, lisciandosi le penne bagnate, proprio come se lì non ci fosse stato nessuno. Beth sorrise, confortata, quella cosetta da niente sembrava offrirle amicizia e ricordarle che c'erano ancora delle cose di cui godere, al mondo. «Guarda com'è carino Jo, sembra addomesticato. A me questi uccellini piacciono più dei gabbiani, non sono così belli e selvaggi, ma hanno un'aria felice e fiduciosa. L'estate scorsa dicevo che erano “i miei uccellini” e la mamma aggiungeva che mi somigliano: sempre indaffarati, con il piumaggio un po' smorto, sempre vicino alla riva e sempre a cinguettare. Tu sei il gabbiano, Jo, forte e selvaggio, a tuo agio nel vento e nella tempesta, e voli al largo, felice, tutta sola. Meg è una tortora e Amy assomiglia all'allodola, le piace volare, ma poi torna sempre al nido.»

Mi affido alle parole della mia cara piccola Beth per esordire con un articolo un po' diverso dagli altri. Oggi vorrei cercare di parlare non solo del mio amore profondo per quest'opera di Louisa May Alcott, ma anche delle rappresentazioni cinematografiche che ho avuto modo di vedere - e rivedere nel corso degli ultimi mesi -. Sono i miei pensieri, ovviamente. Ognuno poi è libero di avere i propri.

Piccole Donne è una delle mie opere preferite, uno di quei mondi letterari dove hai sempre voglia di tornare, perché ti senti a casa; qui, in particolare, ti senti accolta in un amorevole abbraccio, quello di una famiglia preziosa quanto speciale: la Famiglia March. Piccole Donne è il più famoso romanzo di Louisa May Alcott, inizialmente pubblicato in due volumi nel 1868 e nel 1869 con i titoli di Little Women or Meg, Jo, Beth and Amy, e Good Wives, e poi successivamente riuniti, nel 1880, in uno solo. In Italia e in altre zone, fu diviso in due romanzi: Piccole Donne e Piccole Donne Crescono (ai quali si aggiungo in seguito, Piccoli Uomini e i Ragazzi di Jo, che leggerò al più presto nella magica edizione di Oscar Vault).

Ah proposito di Oscar Mondadori Vault: la nuova edizione - Oscar Draghi - è veramente bella da vedere, e ben fatta. Racchiude i quattro romanzi, e al suo interno ci sono diverse illustrazioni. Bello da leggere, da vedere, e da collezionare nella proprio libreria.

Personalmente quando penso a Piccole Donne penso a un volume unico, quindi, oggi vi parlo sia di Jo, Meg, Beth ed Amy bambine, ma anche della loro crescita. Da soli, a mio avviso, non hanno poi tanto senso di esistere - tanto più che nelle varie rappresentazioni cinematografiche, c'è il riferimento a entrambi i libri.

«Pensavo a quando giocavamo ai pellegrini,» rispose Beth che non aveva sentito la domanda di Amy «a quando uscivamo dall'Abisso della Disperazione e oltrepassavamo il cancello riproponendoci di essere buone per poi affrontare la ripida collina, tutte tese in quello sforzo, e forse la casa del vicino, piena com'è di di cose meravigliose, sarà il nostro Palazzo della Felicità.» «Prima dobbiamo affrontare i leoni» disse Jo, come se l'idea non le dispiacesse neanche un po'.

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La storia ha inizio in America, nel periodo natalizio, durante la Guerra di Secessione. Le quattro ragazzine vivono con la loro madre e la loro domestica Hannah, e di tanto in tanto si occupano dell'acida - almeno in apparenza - zia March. Il loro padre, infatti, è un cappellano presso l'esercito degli Stati Uniti, ed è via, lontano, in guerra. 

Il primo volume - o meglio la prima parte - racchiude l'arco narrativo di un anno: dal natale a quello successivo, e racconta la vita e la crescita di queste quattro ragazze, piccole donne, con i loro pregi e difetti, le loro passioni, e amicizie.

Meg, la più grande, appare come la più dolce, matura, materna, e giudiziosa. Il suo fardello però è il costante pensiero a un tempo passato, quando la famiglia era ancora benestante. Sogna la ricchezza e lo sfarzo, spera di riuscire a non dover più fare rinunce o rammendi a quegli abiti non perfetti per i balli e le feste a cui la invitano le amiche dell'alta società. Ama tutte le sorelle, ma ha una particolare predilezione per Amy.

Jo, forse la vera protagonista della storia, è un tipico maschiaccio. Non riesce a sopportare le regole imposte alle fanciulle, è indipendente, scontrosa e impulsiva: e questo è proprio il suo aspetto negativo contro cui deve combattere. Limare il carattere, che spesso la porta a ferire gli altri. Allo stesso tempo, però, è pronta a mettere tutto il suo impegno, anche a costo di enormi sacrifici, per sostenere la famiglia, le persone che ama profondamente. Jo ama scrivere e creare dei veri spettacoli teatrali. Ed è profondamente legata a quella sorella fragile, ma preziosa, che è Beth.

A me i favori non piacciono. Mi opprimono e mi fanno sentire in debito: preferisco essere indipendente e cavarmela da sola.

Beth è la più timida e schiva. Ha una costante paura delle relazioni sociali, tanto da  aver convinto sua madre a restare a casa per studiare. Nonostante sia più grande di Amy, appare ancora come una bambina, innamorata di gattini e bambole. In lei è più profondo e intenso lo spirito di sacrificio, e la dedizione non solo verso la propria famiglia, ma anche verso i più deboli e poveri. Beth è anche la più fragile, il personaggio al quale mi sono profondamente affezionata, e che farà versare lacrime. Ama la musica, specialmente suonare il piano, e instaurerà un rapporto meraviglioso non solo con la sua Jo, ma anche con il Signor Laurence, il burbero - in apparenza - anziano vicino di casa, che rivedrà in lei la nipotina persa.

Ce ne sono tante di Beth nel mondo, che se ne stanno timide e tranquille in disparte fino a che non c'è bisogno di loro e si prodigano con tanta gioia per gli altri al punto che nessuno intuisce i loro sacrifici fino al giorno in cui il piccolo grillo non smette di frinire, e quella presenza dolce e radiosa svanisce, lasciando dietro di sé silenzio e ombra.

Amy è la più piccola anche se tenta di apparire sempre più matura di quella che è. Nel primo libro appare una ragazzina viziata, vanitosa, egoista e capricciosa, ossessionata dal suo naso non perfetto e con l'idea di diventare una perfetta dama, raffinata, elegante e intelligente. Per apparire tale, spesso usa termini sbagliati. Il suo amore per l'arte, le ha portato il soprannome di “Piccolo Raffaello”.

La loro vita s'intreccia a quella di altri personaggi: soprattutto dei vicini di casa, il Signor Laurence e suo nipote Laurie, un ragazzo che instaurerà subito una profonda amicizia con Jo. Inizialmente appare quasi timido nell'osservare dalla finestra le ragazze, ma una volta creato un bel legame con le fanciulle, si dimostrerà socievole, allegro, divertente e anche piuttosto burlone. Diventerà un perfetto fratello per le sorelle March, almeno inizialmente.

Quello che traspare tra le pagine di questa prima parte, è un vero e proprio viaggio di crescita di ognuna delle quattro sorelle, sulla base di un libriccino che la loro mamma regalerà a natale: il viaggio del pellegrino, un percorso da affrontare - portando il proprio fardello (il carattere con i pregi e i difetti) - per raggiungere i propri sogni - quei castelli in aria -, obiettivi, e maturare. Le nostre quattro piccole pellegrine lasciate libere di affrontare i vari ostacoli, di fare le proprie scelte - questa infatti è l'educazione dei loro genitori: dare piena libertà per capire da sole i propri errori e correggerli -, andranno incontro a una vera e propria maturazione, riuscendo pian piano a combattere i proprio nemici interiori.

Ci sono molte scene deliziose, c'è affetto ma anche litigi tra sorelle (in particolare tra Amy e Jo, così diverse, così opposte!); tra le tante divertente è sicuramente il Circolo Pickwick creato dalle quattro. Ci sono momenti di allegria, ma anche aree di ombra. Attimi in cui tremi, e poi nuovi sorrisi. Tra i personaggi più belli c'è la mamma, Marmee, figura di riferimento delle figlie, affettuosa e saggia, sempre pronta a elargire consigli, ma anche volenterosa di lasciare loro estrema libertà, per poter comprendere da sole il rischio di certe scelte e comportamenti. Sembra sempre molto serena, tranquilla, ma in realtà scopriamo celare un animo molto più inquieto, simile alla sua cara Jo. Bellissimi i passaggi nei quali le due parlano, riflettono, si aprono reciprocamente. E non può mancare la Zia March, a tratti irritante e bisbetica, ma in verità anche lei mostrerà la sua vera natura e un cuore grande.

Nel secondo volume le piccole donne sono ormai cresciute, e noi continuiamo a seguirle nei loro rispettivi percorsi di maturazione.

Meg, innamoratasi di John Brooke nel primo romanzo, lo sposa e hanno due bambini. Vivono in un dimora modesta, e nonostante ancora si presenti di tanto in tanto il rammarico per non aver avuto quella ricchezza sperata, alla fine comprenderà quanto sia importante l'amore e la sua famiglia: essere madre e moglie di un uomo che ama e ha scelto saranno le sue più grandi ricchezze.

Beth non si è mai veramente ripresa dalla malattia che l'ha contagiata da bambina. Lei resta l'angelo sempre pronto al sacrificio, che cela un malessere più grande. Le pagine su di lei sono le più strazianti ma, per me, anche le più belle.

Le anime semplici e sincere raramente esprimono le proprie intime sensazioni con le parole. Preferiscono i fatti.

Amy è diventata una bellissima ragazza, raffinata ed elegante. Protetta dalla Zia March - che le si è affezionata, soprattutto perché in linea con le sue regole di educazione, a differenza della più impulsiva Jo - andrà in Europa, in un viaggio che la porterà a conoscere le bellezze artistiche di numerose città, cercando di continuare a coltivare e migliorare le sue doti artistiche. Non sembra più la bambina capricciosa e viziata. E per lei si prospetta un futuro che in fondo ha sempre sognato.

Jo continua a essere indipendente, a coltivare la sua passione per la scrittura, ma inizia a sentirsi anche sola, non compresa, distante da tutti. Il viaggio in Europa che doveva fare lei è stato passato ad Amy; si ritrova a dover rifiutare e ferire il suo più caro amico, perché non lo ama; crede sempre più fermamente che non si sposerà mai, perché è molto distante dall'amore romantico tanto cercato dalle altre. Ma una possibilità di cambiare vita arriva quando ha l'opportunità di andare a New York per cercare la sua strada e poter scrivere romanzi. Qui incontrerà il Professor Bhaer, molto più anziano di lei, ma che le farà cambiare idea su alcuni suoi pensieri, e che sembrerà riempire quel vuoto nel quale sprofonda a seguito di molti eventi terribili.

Sono felice così, amo troppo la mia libertà per accettare la prospettiva di rinunciarvi.

È un romanzo di formazione e un grande classico, a mio parere bellissimo. Uno di quelli che scalda il cuore, e che racchiude molto. Se nella prima parte troviamo quattro ragazzine alle prese con infanzia e adolescenza, con un padre in guerra, e la sofferenza fuori dalla porta ma anche in casa, nel secondo si cresce, andando incontro a tanti cambiamenti.⁣⁣⁣ Si comprendono meglio i propri sentimenti, e ogni crescita comporta anche sofferenza e perdita.⁣⁣⁣ Ma a legare tutto c'è sempre l'amore. ⁣⁣⁣ Ogni genere d'amore: dalla famiglia, alle sorelle, agli amici, ai compagni.⁣⁣⁣ Questo romanzo ne è colmo.⁣⁣⁣ Ma cela anche altro, soprattutto nel personaggio di Jo, la sua voglia di vivere della sua scrittura, di emergere, di farcela anche da sola, di essere indipendente.

Altri piccoli pensieri ancora, prima di passare ai film. Se dovessi scegliere le piccole donne con le quali mi sento più in sintonia, sicuramente risponderei con Jo e Beth. Sì, mi sono sempre sentita un mix tra le due. Da un lato mi rivedo nella timidezza di Beth, in quella sua difficoltà nel rapportarsi con gli altri, quella sorta di fobia sociale che le impedisce di uscire di casa o di stringere amicizie, anche se finirà per farsi amare da tutti con quel carattere prezioso. Dall'altro mi sento un po' Jo, in quella sua voglia di essere indipendente, di essere semplicemente se stessa, ma alle volte di non sentirsi realmente compresa da chi le è accanto. È come se lei facesse sempre più fatica di altri per realizzare i suoi sogni, nonostante l'impegno. D'altro canto però la invidio molto, per la sua forza, il suo coraggio, il non aver paura - o almeno all'apparenza -, e l'essere sempre fedele a se stessa.

Ah, e per la cronaca. Io non sono a favore della coppia Laurie e Jo. Per nulla. Per me la Alcott ha fatto la scelta migliore! Come dice anche Marmee, quei due sono troppo uguali, finirebbero per distruggersi a vicenda. E poi Jo non è il tipo da vivere nell'alta società, non riuscirebbe mai a seguire le regole imposte, a comportarsi da perfetta signorina. Anzi, ho amato il legame che s'instaura con il professor Bhaer, anche se Jo sa cavarsela benissimo anche da sola.

«Tu mi hai dato coraggio, tanta speranza e io non ho altro da offrirti che il mio amore e queste mani vuote!»⁣ ⁣ [...]⁣ ⁣ ... afferrò le mani dell'amato e sussurrò chinandosi a baciarlo sotto l'ombrello: «Non sono più vuote ora»⁣ ⁣

Troppa morale, religione, bontà? Io in realtà lo vedo come una casa in cui tornare. Per me questo romanzo è calore, affetto, braccia pronte ad accoglierti, bellezza. In verità non è tutto semplice, ci sono tragedie e ostacoli da superare. E poi mi piace moltissimo la possibilità che viene data alle ragazze di commettere i propri errori, di fare le proprie scelte, ma anche il non obbligarle a cercare marito, soldi, ricchezze, ma a seguire sempre il cuore. Si mette in luce anche la difficoltà che avevano le donne dell'epoca di realizzare i loro sogni, andando a scontrarsi con regole assurde, la mancanza di una buona educazione scolastica per le ragazze, e le credenze della società per le quali le donne devono riuscire a contrarre un matrimonio per interesse e non per amore.

Per quanto riguarda la Alcott c'è chi dice che abbia modellato le Piccole Donne sulla sua famiglia, su lei e le sue sorelle reali. Si dice anche che in verità odiava la sua opera, ma voleva aiutare in un certo modo il padre, in una situazione di difficoltà, e che l'editore l'abbia obbligata a far sposare la sua Jo. Io, ammetto di non essere molto informata su di lei, ma voglio - appena possibile - riempire queste lacune con un libro sulla sua vita. Una biografia che spero possa aiutarmi a comprendere qualcosa di più su quest'autrice. Anche se questa sua opera resterà sempre impressa nel mio cuore.


piccole_donne_oscarvaultPiccole Donne, Louisa May Alcott Casa editrice: Mondadori Oscar Vault Traduzione di: Chiara Spallino Rocca e Luca Lamberti Pagine: 948 Prezzo: 28 euro Anno di Pubblicazione: 2019 Voto (Piccole Donne/Piccole Donne Crescono): ♥♥♥♥♥ Acquistalo su Amazon

Ora passiamo alla rappresentazioni cinematografiche. Ne ho viste diverse, e vi esprimo - spero in poche parole - i miei pensieri. Premessa: non ne ho uno preferito. Tutti a mio avviso hanno pregi e difetti. Alcune cose le ho amate in un film, altre nel successivo. Hanno tutti delle mancanze, ma anche aggiunte che puntano all'originalità. Quindi, io li consiglierei un po' tutti.

Piccole_donne_1949 Piccole Donne - 1949 diretto da Mervyn LeRoy. Ha come protagoniste June Allyson nel ruolo di Jo, Janet Leigh in quello di Meg, Elizabeth Taylor in quello di Amy, Margaret O'Brien in quello di Beth, Peter Lawford nel ruolo di Laurie e Rossano Brazzi come professor Bhaer.

Cosa Amo:
  • la caratterizzazione delle quattro Piccole Donne. Io le trovo assolutamente perfette. Sono tutte come le avevo immaginate, in particolare le mie amate Jo e Beth. Quest'ultima per me resta la migliore di tutti i film, e le è stato donato un più ampio spazio rispetto agli altri!
  • ho amato anche il modo in cui è stato reso il rapporto che pian piano si fa più forte tra Jo e il Professore.
  • Mi ricorda moltissimo le atmosfere di Via Col Vento, che ho amato.
Cosa non ho apprezzato:
  • Purtroppo mancano moltissime scene del romanzo: dall'evento spiacevole di Jo, Laurie e Amy sul ghiaccio, al Circolo Pickwick, al Libro del Pellegrino, al ballo delle debuttanti a cui partecipa Meg, e altro ancora.
  • In particolare, mi spiace che manchi del tutto il viaggio di Amy in Europa, e il rapporto che la legherà a Laurie.
  • Di contro, ne sono state leggermente modificate altre.

piccole donne 1994Piccole Donne - 1994 diretto da Gillian Armstrong, con Winona Ryder come Jo, Trini Alvarado, nel ruolo di Meg, Claire Danes in quello di Beth, Kirsten Dunst & Samantha Mathis, in quello di Amy, Christian Bale come Laurie e Gabriel Byrne come Bhaer, Susan Sarandon nel ruolo della Signora March.

Cosa Amo:
  • Per me, qui c'è il miglior Professor Bhaer!
  • Amy e Jo sono rappresentate molto bene, e mi piace anche la scelta di optare per due attrici diverse per Amy. Anche perché finalmente si riesce a vederla come bimba, e poi la sua evidente crescita.
  • Ci sono molte scene riprese dal libro, che mancano nella precedente edizione.

Cosa non ho apprezzato:

  • Troppi baci, dai. Sono una romanticona, okay, ma in Piccole Donne ci sono troppi gesti affettuosi evidenti, non proprio in linea con l'epoca - secondo me - e, comunque, in questo caso non necessari.
  • Beth ha un ruolo minore, manca a mio avviso lo splendido rapporto che ha con il signor Laurence.
  • Anche qui però ci sono delle differenze, spostamenti di trama, e mancanze.
piccole donne serie 2017

Piccole Donne - Serie Tv 2017

Diretta da Vanessa Cawill e scritta da Heidi Thomas. Con Maya Hawke nel ruolo di Jo, Willa Fitzgerald in quello di Meg, Annes Elwy come Beth, Kathryn Newton è Amy; Emily Watson nel ruolo di Marmee, Jonah Hauer-King come Laurie, Mark Stanley è il professore, e Angela Lansbury, Zia March! Cosa Amo:
  • Tutte le sorelle hanno la dovuta attenzione.
  • Zia March: bellissima caratterizzazione!
  • È molto più evidente il rapporto tra Jo e suo padre, e si dà più risalto anche a Beth.

Cosa non ho apprezzato:

  • Non mi fa impazzire la caratterizzazione di alcuni personaggi: soprattutto Jo e Marmee. Meno impetuosa - a mio avviso - la prima, troppo cupa, la madre.
  • Laurie è sin da subito troppo uomo maturo, e poco ragazzino. Invece, nel libro matura solo alla fine.
  • Anche qui alcune scene mancano, altre sono state modificate.

dern-2019-piccole-donnePiccole Donne - 2020 diretto da Greta Gerwig. Emma Watson nel ruolo di Meg, Saoirse Ronan in quello di Jo, Eliza Scanlen come Beth, Florence Pugh è Amy, Timorhèe Chalamet, come Laurie, Louis Garrel nel ruolo del Professore, Laura Dern in quello di Marmee e Meryl Streep come Zia March.

Cosa Amo:
  • L'originalità, sicuramente. È il film meno lineare, presenta infatti continui sbalzi tra passato e presente, anche per temi, quasi a fare un confronto, e come se fossero ricordi della stessa Jo. Potrebbe confondere chi non conosce la storia, ma a me non è dispiaciuto.
  • Mi è piaciuta moltissimo questa relazione evidente tra Jo e la Alcott stessa. Anche e soprattutto nel finale. Jo segue la sua vita, si sposa e ha una famiglia, la Alcott scrive e pubblica il suo romanzo più famoso. Le sue piccole donne. O forse questa sorta di racconto nel racconto, quasi a mostrare che il matrimonio di Jo sia solo sulla carta, e non nella realtà.
  • L'importanza delle donne, del femminismo - punto molto importante anche per la scrittrice. Viene evidenziato e messo in luce il ruolo che dovevano avere le donne all'epoca: matrimonio di convenienza, educazione scolastica non adatta, e nella letteratura femminile le due uniche scelte possibili, o la donna muore o si sposa.
Cosa non ho apprezzato:
  • Qui il professor Bhaer è proprio un grandissimo NO! Noioso, a tratti inutile, e non in linea con le descrizioni che ne fa la Alcott. Non so se ci fosse un motivo per tale scelta, ma per me è un no totale.
  • Per quanto le attrici siano state bravissime a dar voce e vita a Jo ed Amy, a mio avviso risaltano troppo a discapito delle altre due.
  • Non mi è piaciuta moltissimo la caratterizzazione della madre.

Insomma, non so dirvi esattamente quale sia il mio preferito. Per alcune cose mi sono piaciuti tutti, per altre ho sentito delle mancanze.

E voi, cosa ne pensate?
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