Perché mi avete messa al mondo?
Come ti sentiresti se un giorno, all'improvviso, tuo figlio o tua figlia ti facesse questa domanda? Ammetto che, davanti a un mondo sempre più orientato alla violenza e sempre più distrutto dall'inquinamento e dal cambiamento climatico, è una domanda che mi porrei anche io, sia come figlia sia come possibile madre - anche se non lo sono -. Il mondo dell'infanzia è caratterizzato dall'inconsapevolezza e dalla spensieratezza. Con i bambini non si affrontano certi argomenti e si cerca il più possibile di tenerli distanti dalle cose orribili che accadono nella realtà. Si pensa spesso che sia opportuno proteggerli dall'orrore dell'uomo. Ma, se arrivasse qualcuno a narrare loro una storia, una favola tesa ad aprire gli occhi sul possibile futuro che li attende? Che cosa potrebbe accadere?
Questo è quello che succede in questa bellissima quanto pungente fiaba horror scritta da Luigi Musolino, un autore che mi hanno consigliato e che non vedevo l'ora di scoprire. E l'ho fatto, iniziando da un breve racconto, Pupille, che però mi ha totalmente conquistata.
I bambini ascoltarono la fiaba ammutoliti e affascinati.
E gli occhi nacquero e si aprirono.
E videro.

Siamo ad Idrasca, un immaginario paese piemontese ed è qui, nel magazzino dei libri di una scuola elementare, che sceglie di fermarsi il Signore della Polvere, una figura d'ombra che esiste da prima dell'uomo. È uno spettro del futuro, un genius loci che osserva il mondo e sa. E quel suo sapere vorrebbe condividerlo. In quel deposito sotterraneo di tomi dimenticati e pulviscolo, posa la sua attenzione sui bambini e resta atterrito dalla loro inconsapevolezza e invidioso della loro spensieratezza. Si sente solo e vuole condividere le sue storie con loro. Ai bambini piacciono le favole, no? E lui ne ha una perfetta per loro, per far aprire gli occhi sul terribile futuro che li attende: scenari di guerra, inquinamento, violenza, surriscaldamento globale, solo per fare degli esempi attuali e veritieri.
Beatrice ha solo otto anni, ma la sua vita è già stata travolta da un terribile fato. Suo padre l'ha investita, lasciandola zoppa a vita. Lei, sola con sua madre Sofia, una sera si ritrova a urlare e compiere gesti inaspettati per una bambina così piccola. Beatrice afferma di essere piena di occhi, piena di pupille dentro. E poi porge quella domanda forse terribile per un genitore: Perché mi avete messo al mondo? Perché mi avete generato?
Quello che potrebbe sembrare solo un incubo personale, in realtà è molto diffuso tra i bambini della scuola elementare. Anche gli altri, infatti, hanno iniziato a compiere gesti violenti e ambigui, e a parlare costantemente di pupille. Pupille che vengono vomitate, poi, dai loro gracili corpi. Coscienze che mutano, come se l'improvvisa consapevolezza della realtà, avesse fatto crescere di colpo quelle creature innocenti.
Sono piena di occhi. Sono piena di pupille dentro, mamma.
Ma chi è questo Signore della Polvere? E quali conseguenze avrà la sua presenza sulla comunità?
Pupille è una favola nera che riprende un'altra storia del folklore, altrettanto inquietante: Il pifferaio di Hamelin. Musolino la reinterpreta in una chiave più orrorifica e pessimista, ma anche terribilmente attuale. Quei bulbi oculari che infestano i corpi dei bambini sono un modo per guardarsi dentro, ma anche per spalancare gli occhi su futuri in sfacelo. Con il suo gesto, con la sua favola oscura, questo spettro di polvere, va a scardinare l'ordine costituito, liberando paure e incertezze, squarciando il velo della banalità e della routine quotidiana.
Questo racconto mi ha colpito molto non solo per la penna di Musolino, che ho molto amato, perché capace di unire l'orrore (con scene davvero difficili da digerire) a una certa delicatezza - se così possiamo dire - che rimanda proprio alle fiabe. Una volta entrati in questa storia, è davvero difficile metterla giù. L'ho adorato anche perché ci porta a riflettere sul nostro mondo, sul possibile futuro che ci attende, che non mi sembra ormai così lontano per chi sa guardare. Ma anche, forse, sugli errori commessi, sulla nostra cecità in una terra in rovina. Ci spinge, quindi, a confrontarci con verità scomode.
E forse quegli occhi andrebbero aperti davvero, perché la realtà è molto diversa dalla banalità in cui continuiamo a vivere, per non guardare in faccia le cose o gli orrori che potrebbero liberare le nostre incertezze, le nostre paure.
Forse non è una lettura per tutti, perché ci sono diverse descrizioni molto forti, soprattutto in relazione al mondo dell'infanzia. Però, personalmente, l'ho davvero apprezzato perché ha scatenato in me riflessioni che vanno oltre la storia scritta. E ora non vedo l'ora di leggere altro di suo!
Aveva lasciato filtrare la follia e la verità nella piccola comunità di Idrasca, e follia e verità, sin dalla notte dei tempi, hanno sempre fatto paura.