Le Malerbe, di Keum Suk Gendry-Kim - Recensione

15 Apr 2020

Libri

 

Ci sono libri che ti chiamano a gran voce, davanti ai quali ti soffermi più volte, li prendi tra le mani, sfiori qualche pagina, e te ne senti profondamente attratta. Quello di cui vi voglio parlare oggi, ne è un perfetto esempio. Nelle ultime settimane sto cercando di approcciarmi a un evento storico che non conoscevo, ma che merita di essere divulgato a più persone possibili. Perché è necessario, a mio avviso, conoscere la storia, ogni sua sfumatura, e comprendere quanto l'uomo possa far male a un altro individuo, quanto le azioni umane possano spesso distruggere l'esistenza di altre persone. Lo abbiamo visto spesso analizzando vari genocidi, ma delle comfort women voi ne sapevate qualcosa? La mia conoscenza a riguardo è iniziato con il libro “Storia della nostra scomparsa” di Jing-Jing Lee, ma il mio percorso prosegue.

Oggi, infatti, vi parlo di un genere diverso ma contenente lo stesso tema: un bellissimo graphic novel pubblicato da Bao Publishing sulle comfort women coreane - in questo caso - e intitolato Le Malerbe, un'opera di Keum Suk Gendry-Kim.

       

Mi chiedevo se in una situazione come quella fosse appropriato parlare di “amore”. Ma se si finisce all'inferno, in quell'inferno bisogna cercare la “forza” di sopravvivere. Un filo di “speranza”, un qualcosa in cui aggrapparsi per non impazzire. Un qualcosa per trattenere il “respiro” in un tempo fatto di giornate lunghe anni. L'irrazionalità dell'istinto di sopravvivenza supera ogni cosa. Non so se credendo in una scusa come quella del cosiddetto “amore” si può essere in grado di resistere.

   
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Quella narrata in queste tavole, tutte in bianco e nero, è una storia vera: la vita di una nonna coreana che ha deciso di riportare a galla, seppur con qualche difficoltà, un'esperienza terribile, cruenta, una vita in cui la felicità non sembra averla mai toccata.

Il libro si apre in Corea nel 1934 e Yi Okseon è solo una bambina povera che sogna di poter andare a scuola, ma ciò le è impedito. Siamo in una realtà storica difficile, mossa da una società patriarcale dove le donne sono discriminate e non possono studiare come i loro fratelli maschi, soprattutto per quanto riguarda i ceti sociali più umili. Yi Okseon è quindi costretta ad aiutare in casa, occuparsi dei suoi fratelli più piccoli, o seguire sua madre al mercato. La loro è una vita molto complicata, dove c'è poco cibo per sfamare tutti, una realtà dura peggiorata pian piano dai venti di guerra. Il sogno della bambina sembra realizzarsi quando viene in un certo senso venduta dai suoi genitori, per essere adottata da un'altra famiglia, che con l'inganno di farla studiare, in verità la sfrutterà per lavori umili. All'epoca le ragazzine tra i 10 e i 20 anni, soprattutto di povere origini - si mette in luce qui anche la discriminazione sociale oltre che di genere -, finivano per svolgere lavori come cameriere o intrattenitrici (kisaeng), o ancor peggio, come prostitute.

Un giorno, nell'estate del 1942, mentre è fuori per svolgere un servizio, degli uomini coreani la rapiscono e la portano con la forza in Cina, nella città di Yanji nel Jiandao, in una delle numerose Stazioni di Conforto, dove si ritroverà con altre ragazze a svolgere lavori ancora più duri, estenuanti nei lavori di ampliamento di un aeroporto giapponese, fino ad arrivare a essere sfruttate dai soldati Giapponesi per sopperire ai loro viscidi e assurdi bisogni sessuali. Yi Okseon, all'età di sedici anni, diventa così una cosiddetta Donna di Conforto, che deve essere pronta a subire violenze continue da numerosi uomini ogni giorno. I loro nomi vengono cambiati in altri giapponesi, come a voler rimuovere l'identità, la precedente vita.

Anche in questo caso, però, l'autrice non si limita a narrare solo quegli attimi atroci, ma anche i momenti successivi. La vita alla fine di quell'esperienza dolorosa, l'essere ignorate e viste come delle reiette, la vergogna e l'impossibilità di tornare a casa. Anche i rapporti con i genitori, le sorelle, i fratelli, sono molto difficili da ricostruire, in alcuni casi non ci sarà mai una riconciliazione. Quell'esperienza già terribile, diventa una macchia impossibile da cancellare.

C'è anche, però, una sorta di rinascita di una ragazza, ormai donna, che riesce in qualche modo ad avere una famiglia sua, nonostante tutto, e un'anziana pronta a lottare per far riconoscere al mondo intero le atrocità compiute dai Giapponesi nei confronti di molte donne dei paesi assoggettati durante la Seconda Guerra Mondiale.

 

Mi raccomando... rimani viva, sorella mia.

 

È un graphic novel bellissimo quanto duro, con grandi pennellate nere, spesso veri e propri quadrati scuri, che esprimono bene i momenti più dolorosi, crudi, quasi a celare l'orrore della violenza, con volti inesistenti nel disegnare i giapponesi, quasi che fossero un unico essere, tutti uguali, bestie pronte a infierire sui corpi di giovani - e giovanissime - donne, con brutalità, incuranti del dolore, della sofferenza. Donne che diventano meri oggetti di piacere, e nulla più. Ci sono però anche immagini più chiare, floreali, naturalistiche, che fanno quasi respirare un po' il lettore, quasi a spingerlo a fermarsi per riflettere; bellissimi sono anche i disegni dell'incontro tra autrice e protagonista, quei racconti, ma anche le risate.

Queste vittime, queste donne, vengono paragonate nel titolo all'erba che cresce in un campo, che si piega al vento, e si rialza anche se calpestata. Yi Okseon è solo una delle tante voci, ma la sua esperienza diventa un racconto più ampio, universale, la storia di tutte le vittime di una simile schiavitù. Le Malerbe è un'opera importante, necessaria, che non solo mette in luce una pagina della storia per troppo tempo nascosta, ma è anche una sorta di omaggio a Yi Okseon, e alle altre nonne coreane - e non solo (vittime furono anche le donne taiwanesi, cinesi, indonesiane, filippine, vietnamite, malesi, thailandesi, birmane ma anche olandesi)-. Yi Okseon appare come una guerriera che ha lottato tutta la vita per la sua sopravvivenza, ed è poi diventata un'attivista coraggiosa. E che nonostante tutto continua a ridere e far battute: dolcissime quelle immagini. Una donna che ha attraversato l'inferno, è stata schiacciata come un'erba di campo, e poi è tornata a risollevarsi, amante della vita, nonostante senta di non aver mai vissuto un solo istante di felicità da quando è uscita dal ventre di sua madre.

 
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Se volete continuare ad approfondire il discorso delle comfort women, vi invito quindi a recuperare subito questo graphic novel. Ne vale davvero la pena!

Facendo ricerche ho trovato queste foto di diverse “comfort women” e le loro storie: Korea. Comfort Women. 2006. C'è anche Yi Okseon!

 
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Le Malerbe, di Keum Suk Gendry-Kim Casa Editrice: Bao Publishing Traduzione di: Mary Lou Emberti Gialloreti Pagine: 488 Prezzo: 25 euro - ebook: 9.19 euro Anno di pubblicazione: 2019 Voto: ♥♥♥♥♥
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