Come se non fossimo stati è il primo graphic novel scritto dall'autrice marchigiana e illustrato da Michela Di Cecio, che ci trasporta ancora una volta nella sua Casette d'Ete, piccolo paese delle Marche, nel 1929. Una storia dark, una sorta di leggenda (o forse una storia vera?) che viene narrata di madre in figlia. Il racconto di Leila, la diversa, accusata da tutti di essere un'assassina, di aver ucciso il proprio bambino. Ma è davvero così?
Avevo visto questo graphic novel tempo fa e me ne sono subito innamorata, almeno per la copertina e quelle poche tavole che avevo notato. Ci ho pensato spesso e avendolo trovato in biblioteca non ho più saputo resistere: dovevo leggerlo! Anche se non amo molto i libri che si soffermano solo sulle storie d'amore - pur essendo un elemento che a mio parere se ben trattato può donare quel qualcosa in più a un romanzo o fumetto - il mio animo romantico mi aveva portato a immaginare una splendida storia di quelle che toccano il cuore e perché no, fanno anche commuovere.
Ora, la storia d'amore non manca, ma devo ammettere che ci sono stati anche aspetti che mi hanno fatto provare un po' di fastidio, per questo non l'ho apprezzato del tutto. E vi giuro, che avrei voluto amarlo totalmente. Però, come dico sempre, ogni libro, film o serie tv, ogni opera d'arte o brano musicale, possono suscitare in noi emozioni contrastanti, proprio sulla base delle nostre esperienze e principi in cui crediamo fermamente, e il nostro personalissimo punto di vista.
Però una cosa la posso dire, i disegni di Jordi Lafebre sono meravigliosi. Vale la pena leggere questa sua opera anche solo per questo. Oggi, quindi vi racconto la storia di Zeno e Ana, che possiamo trovare tra le pagine di Nonostante tutto.
Oggi voglio parlarvi di un graphic novel davvero toccante: Rughe, di Paco Roca, pubblicato in Italia da Tunué.
L'ho ritrovato nella mia vecchia libreria e una sera, accanto al fuoco acceso, ho deciso di leggerlo. Ecco, non proprio la lettura più adatta a quel momento, ma mi ha profondamente colpita, commossa, ma anche lasciato dei sorrisi. Un'opera meravigliosa, pur nella sua semplicità. Ma a volte è proprio nella semplicità che si trovano le vere perle. Quelle da leggere, quelle che forse resteranno sempre nel cuore.
Chi mi segue già da un po' conosce il mio amore per le opere della coppia Radice-Turconi. Durante l'ultimo Salone del Libro di Torino ho potuto prendere il loro ultimo lavoro, così da continuare il bellissimo viaggio tra disegni e parole ma soprattutto emozioni che sanno sempre darmi grazie alle loro storie.
Ed è proprio di storie che si parla, quelle narrate nei libri, ma anche quelle che affronti nella vita, volente o nolente, e che ti spingono a crescere, a volte forse troppo in fretta, come succede al piccolo Pedro, bimbo protagonista de... Il Contastorie.
Un vero e proprio viaggio interiore, di formazione, nell'Amazzonia Brasiliana degli anni Sessanta, che porteranno il bambino a fare i conti con la realtà, a provare una forte delusione ma anche tristezza proprio nei confronti di quel fratello maggiore che per lui è sempre stato un mito.
Cosa si può fare quando si perde la propria scintilla creativa?
Quando si prova sconforto, oppressione, quando il peso delle aspettative ci schiaccia inesorabilmente?
A volte, allontanarsi sembra essere la via più facile, per poi ritrovarsi. Ma è davvero così?
È quello che un po' succede a Samuel Beauclair, protagonista del nuovo graphic novel recentemente pubblicato da 21Lettere, una casa editrice che personalmente amo molto per il loro progetto editoriale e i titoli che finora non mi hanno mai deluso. Questa volta andiamo a Melvile, una cittadina immaginaria creata dalla mente e dalle tavole di Romain Renard, un poliedrico artista belga. Autore di fumetti, scenografo, grafico e musicista, Renard ci regala un'opera che ha un taglio cinematografico e fortemente introspettivo. Facendo delle ricerche, per pura curiosità, ho scoperto che è il primo volume di una trilogia tutta ambientata in questo villaggio, ricco di ampi spazi naturali ma anche di miti e leggende. Devo ammettere che spero proprio di continuare a leggere anche gli altri lavori per avere una visione più completa della sua idea.
Oggi voglio consigliarvi un graphic novel che mi ha subito colpito non appena l'ho visto tra le nuove uscite: Jazz Lieutenant, un lavoro scritto da Malo Durand, con i disegni di Erwan Le Bot e i colori di Jiwa, e pubblicato di recente dalla casa editrice 21Lettere (Ringrazio di cuore Valentina per avermi permesso di leggerlo!). La mia recensione la trovate già sul sito di Let's Book, ma ci tenevo particolarmente a consigliarlo anche sul mio blog.
Vi piace la musica Jazz? Io non sono un'esperta, anche se è un genere che mi affascina. Conoscete la sua storia o qualche esponente? Se vi dicessi, James Reese Europe... è un nome che evoca qualcosa? Ebbene, in quest'opera potrete trovare la sua storia, ma soprattutto il suo tentativo di usare la musica per uno scopo anche politico: abbattere i muri della segregazione razziale, per ritrovare la libertà e lottare per i propri diritti.
Negli ultimi anni mi sono avvicinata molto ai fumetti e/o graphic novel: amo collezionarne e lasciarmi incantare ed emozionare oltre che dalle parole anche dalle illustrazioni. Al Salone del Libro ci siamo concentrati su una piccola realtà editoriale degna di nota: ReBelle Edizioni, e abbiamo avuto modo di parlare con l'editore Giuseppe Coppola. Volete saperne di più? E allora continuate a leggere le sue risposte alle nostre tre domande!
Ci sono libri di cui è difficile scrivere, ma allo stesso tempo li ritengo talmente importanti per temi, che sento un bisogno ancora più forte di condividerli. Quando si affrontano tematiche quali la violenza di genere, lo stupro, la misoginia diffusa, si sa già, in fondo, che quel libro potrà farti molto male, soprattutto quando noti che dagli anni settanta (quando Una è nata e affronta la sua adolescenza) ad oggi, certe cose non sono del tutto cambiate. Anzi.
Io sono Una, di Una - artista e scrittrice - è un racconto intimo, un libro liberatorio per la sua autrice, che tenta di elevare - attraverso l'arte - un grido a nome di tutte le donne che hanno subito e continuano a subire violenze di genere. Una, con questo suo lavoro, non ha un intento moralistico, ma attraverso le parole e le illustrazioni, apparentemente semplici ma potenti, cerca non solo di mostrare quel che succede quando le donne non sono veramente ascoltate da una società piena di tabù e credenze assurde, ma anche di spingersi tutti a farsi delle opportune domande. Uomini e Donne.
Si torna sempre dove si è stati bene.
Una frase scontata, forse, ma perfetta in questo caso.
Dopo aver letto e tanto amato “Il Porto Proibito”, ho deciso di tornare a Plymouth per approfondire la vita di alcuni personaggi, incontrarne altri che avevo solo salutato ed è stato bellissimo ritrovare, e conoscerne di nuovi. Eppure, anche chi non c'è più continua a manifestare la sua presenza nei ricordi di coloro che li hanno tanto amati, in una canzone suonata con un violino, o tra i versi di alcune poesie.
È passato del tempo dalla mia lettura dei due volumi de “Le ragazze del Pillar”, ma voglio lo stesso spendere qualche parola. E direi, finalmente!
Lo ammetto.
Mai avrei pensato di leggere un lavoro di Milo Manara.
Non che non mi piaccia il suo disegno, anzi, adoro il suo stile, ma allo stesso tempo non sono amante del genere erotico. Ma quando ho scoperto, per puro caso, questi due volumi su Caravaggio, uno degli artisti che più amo (insieme ad Artemisia), non ho saputo resistere. Li ho presi in biblioteca e sono rimasta incantata. Sì, va bene, la nudità e l'erotismo soprattutto nelle figure femminili ci sono sempre, ma io li ho trovati abbastanza in linea con la storia narrata. Più avanti vi spiegherò perché.