Bonaccia, di Paolo Palladino

14 Jun 2024

Libri

Una generazione in bonaccia.

Forse l'essenza di questo nuovo lavoro di Paolo Palladino è tutta qui. O forse c'è molto di più tra le righe.
Quando Paolo mi ha chiesto se volessi leggere il suo nuovo lavoro, ho accettato perché avevo già apprezzato il suo Nello sguardo della volpe. Quello che subito mi ha colpito della sua scrittura e che ho ritrovato anche qui è la capacità di affrontare anche argomenti seri e complessi, con una buona dose di ironia. Leggere i suoi libri mi aiuta a sorridere e a fare anche una sana risata, in un mondo sempre più nero. Ma fa anche riflettere, in modo semplice, soprattutto su quella generazione che ha appena concluso l'università e si ritrova in una sorta di limbo, di confusione. Ragazzi e ragazze che hanno paura di trovare il proprio posto nel mondo.
Io forse sono già più grande, avendo finito l'università da anni, eppure mi ritrovo ancora in questa sensazione.

Oggi vi presento Bonaccia, la storia di Nicolò, un ragazzo che si ritrova a vivere quell'estate sospesa tra la fine degli studi e la ricerca del lavoro, e che lo porterà a crescere, a divenire adulto. Un'estate immobile, calda, almeno nel mondo fuori, ma dentro di sé qualcosa verrà smosso con forza. Un vortice di sentimenti, un nuovo intenso amore, un turbinio di pensieri, un lutto difficile da superare.

«Marinai, gettate l'ancora, portate in cabina le vostre dosi di rum e iniziate a pregare il vostro Dio, se ne avete uno», disse Stefano imitando la voce gracchiante di un pirata. «Ci aspettano tre mesi di bonaccia».


© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice



Nicolò ha appena concluso l'università. Tutto quello che vuole fare ora è godersi quei tre mesi a Nettuno, nella casa dei suoi cugini Stefano e Alice, e provando a vedere come va con la bella Vanessa con cui si sente da qualche tempo. Prima di arrivare nella cittadina sul mare, lo vediamo fare due incontri significativi: da un lato, con la sua più cara amica, Lucrezia che gli insegna quanto sia importante festeggiare le piccole cose che ci fanno felici, dall'altro quello con un clochard, Renard, che parla di disobbedienza e dell'importanza di scrivere la propria storia, senza imposizioni degli altri. 

Trascorriamo con lui tre mesi a Nettuno, tra bagni, discorsi, serate di karaoke, divertimenti, ma anche riflessioni. È un'estate strana, il caldo è opprimente. Non c'è un filo di vento, il mare è piatto, immobile, a tratti quasi inquietante, soprattutto nei sogni del ragazzo. Sogni in cui vede sé stesso, i suoi cugini, Vanessa, Lucrezia e altri ragazzi e ragazze della sua età su una barca allagata. Alcuni osservano l'orizzonte, quasi a nutrire una sorta di speranza, altri camminano nervosi su e giù tra stiva e ponte, altri ancora sono lì sospesi a fare il 'morto a galla'. Sogni che forse sono la rappresentazione delle inquietudini che ha Nicolò, in quell'estate di passaggio. 

Se nel mondo fuori tutto è immobile, non si può dire lo stesso nel suo mondo interiore: Nicolò, infatti, si ritroverà ad affrontare un tumulto di sentimenti. Da un lato un amore folle e travolgente, dall'altro un lutto improvviso al quale non riesce a dare un significato, perché forse davanti a una morte assurda un vero e proprio senso non lo si può trovare. 

Nicolò si ritroverà a crescere, a diventare adulto, a comprendere diverse cose: l'importanza di essere fedeli a se stessi, di scrivere la propria vita e disobbedire, perché la disobbedienza è la più alta forma di amore verso sé stessi; ma anche quanto sia fondamentale vivere il qui e ora, il presente, senza troppe ansie per il futuro. Essere pronti al cambiamento, alle sfide che la vita può darci, ma allo stesso tempo cercare di fermarsi, di fare il morto a galla, respirare e sentire il respiro del mare. 

Il plancton sta lì che galleggia nella colonna d'acqua, trasportato dalle maree e dalle correnti, senza sapere dove sta andando, ma semplicemente vivendo. Non vuole risalire i fiumi come i salmoni, né attraversare gli oceani a nuoto come le anguille, vuole solo continuare a vivere in pace, e per farlo non ha né denti affilati, né spine, né tentacoli urticanti, né veleni. Un po' tipo noi, che vogliamo soltanto cercare una strada e camminarci, senza far male a nessuno e, possibilmente, senza che nessuno ci faccia male.


Paolo Palladino ancora una volta, come dicevo, riesce a farti ridere moltissimo, soprattutto grazie al personaggio di Stefano, che in più di un'occasione mi ha fatto ridere di cuore con i suoi strambi discorsi e il suo modo di fare, ma allo stesso tempo ti spinge a pensare. In questo caso su una generazione che si affaccia alla vita adulta, con tutte le ansie del caso. Ragazzi e ragazze che hanno forse un po' paura di cercare la propria strada, che desiderano trovare il proprio posto nel mondo, ma che si ritrovano a vivere anche molta difficoltà, a sentirsi quasi invisibili. Perché, in fondo, non tutti siamo capaci di vedere chiaro il nostro futuro, ma forse dovremmo imparare ad assaporare il valore del presente, delle piccole cose, affrontando l'esistenza con meno pensieri e problemi, e fermarci ad ascoltare noi stessi. 

Pensando alla figura di Renard, che in francese significa volpe mi è sorta una domanda: che ci sia un legame con il precedente romanzo? Se nel primo la volpe seguiva il giovane protagonista, come una sorta di protezione contro l'aspetto più nero della propria anima, qui troviamo invece un uomo di strada, che ha scelto di seguire il proprio cuore, di scrivere la propria esistenza senza obbedire agli altri, e che in un certo senso va a smuovere un po' l'anima di Nicolò. Chissà, magari non c'entra nulla, ma a me è venuto facile fare questa sorta di collegamento su queste due possibili guide per i protagonisti.

Nel libro ci sono moltissimi riferimenti cinematografici e musicali (ogni capitolo, infatti, inizia con una citazione di alcune canzoni indie-pop), ed è divertente anche cercare di scoprirle tutte. Devo ammettere di aver riso molto, quando ha preso come riferimento le varie emozioni di Inside Out

Parlavo di una generazione nello specifico, ma in verità secondo me possiamo tutti un po' ritrovarci. Chi di noi non si è sentito forse un po' sperduto in questa vita? Forse anche chi è più grande può provare le medesime paure di chi si affaccia per la prima volta alla vita oltre lo studio. Perché non è sempre facile trovare la propria strada e, soprattutto quando non hai certezze, hai quasi la sensazione di annegare. Sentirsi immobili, mentre gli altri vanno avanti.

È un libro che però non vuole dare risposte, ma solo diversi punti di vista. Ma, in fondo, spesso non cerchiamo risposte dagli altri, ma solo la volontà di essere compresi. Quante volte, infatti, mi sono sentita incompresa... quanto ancora mi fanno sentire sbagliata.

Bonaccia è una di quelle letture apparentemente semplici, che però sa regalare profonde riflessioni sul senso della vita e altri argomenti. È un libro che ho letto con piacere, che mi ha fatto ridere, riflettere, ma purtroppo - come ho già detto anche all'autore - avrebbe avuto bisogno di un'attenta revisione del testo. Ci sono molti refusi sparsi tra le pagine, nomi scambiati, frasi ripetute, errori davvero futili che però quando sono tanti disturbano un po' la lettura. Sarebbe bastata davvero un'attenzione in più da parte della casa editrice. Ma, speriamo che nella prossima ristampa tutto sarà corretto!

«Le cose succedono, bisogna solo essere sempre recettivi alle novità e pronti al cambiamento. Questo poi non vuol dire che non serva nuotare, eh, ma significa che tra una nuotata e l'altra fa bene fermarsi a fare il morto a galla, respirare e sentire il mare respirare».

IL LIBRO

Bonaccia
Paolo Palladino
Casa editrice: Edizioni Efesto
Pagine: 256
Prezzo: 16.50€
Anno di pubblicazione: 2024
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