Rughe, di Paco Roca

16 Jan 2024

Libri

Questo dicembre ho trascorso diverse settimane nella casa in cui sono cresciuta. Non era previsto, ma mia nonna ci ha lasciati e io volevo darle il mio ultimo saluto e stare accanto ai miei in un così difficile momento. Non è stato per nulla facile. Quando sei così abituato per anni a una presenza, vederla svanire, lascia un vuoto opprimente. Sembrava strano non sentirla chiamare, o borbottare, e vedere la sua casa così vuota. Anche se abbiamo cercato di riempirla il giorno di Natale: cucinando insieme, provando a sorridere nonostante tutto, decorando il suo alberello, sì, proprio quello che ogni anno ci teneva così tanto a fare lei.

Ho perso tutti i miei nonni, due dei quali negli ultimi due anni. La cosa più dura è veder svanire la persona che conoscevi a causa di una malattia: mio nonno, pian piano, non riusciva più a parlare... a riconoscerti, anche se tornavano alla sua mente scene del suo passato, della sua amata, della sua giovinezza. Mia nonna dopo l'ennesimo dolore fisico, ha scelto di lasciarsi andare. Non ho potuto vivere questo suo deperimento, essendo lontana, ma lì nella bara, l'ho vista così piccola...

La mia famiglia, i nostri parenti, hanno scelto di essere sempre accanto a loro. Di non abbandonarli in case di riposo: ma non sempre si può sostenere tutto. C'è chi forse semplicemente non ce la fa - e io credo che non si possa giudicare, perché ci vuole davvero tanta forza - o sì, anche chi se ne frega, egoisticamente, e alcuni anziani vengono portati in queste residenze e lasciati lì. Come accade nel graphic novel di cui vi voglio parlare oggi: Rughe, di Paco Roca, pubblicato in Italia da Tunué.

L'ho ritrovato nella mia vecchia libreria e una sera, accanto al fuoco acceso, ho deciso di leggerlo. Ecco, non proprio la lettura più adatta a quel momento, ma mi ha profondamente colpita, commossa, ma anche lasciato dei sorrisi. Un'opera meravigliosa, pur nella sua semplicità. Ma a volte è proprio nella semplicità che si trovano le vere perle. Quelle da leggere, quelle che forse resteranno sempre nel cuore.

Lì sopra vanno a finire quelli che non possono badare a se stessi. Quelli che hanno perso la ragione: demenza senile, schizofrenia, alzheimer... Meglio morire che finire lì sopra.


© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice

Emilio è un anziano pensionato, un tempo direttore di banca, che inizia ad avvertire i primi segni del morbo dell'Alzheimer. Immagina di essere ancora giovane, si perde in spazi lontani, rendendo difficile anche la vita di suoi figlio, dei suoi cari, che a un certo punto decidono di portarlo in una residenza per anziani. Qui conoscerà diverse persone che sono colpite da diverse malattie, o problemi. Il primo a fare la sua conoscenza è Miguel, il suo compagno di stanza, che tende a sfruttare i problemi degli altri per trarne dei profitti personali. 


C'è poi Juan, un tempo conduttore radiofonico che ora tende a ripetere solo le parole che sente; la signora Sole che continua a vagare per i corridoi, nel tentativo di chiamare i suoi figli che l'hanno abbandonata lì, anche se lei sta bene... ma ben presto dimentica il suo scopo. Seduta tutto il giorno accanto alla finestra, troviamo la signora Rosaria, che crede di viaggiare sull'Orient Express diretto a Istanbul.

Se alcuni anziani sono stati lasciati lì dai loro cari, c'è anche chi non vuole essere un peso, anche se soffre il vuoto dell'assenza: la Signora Antonia che ruba piccole bustine di zucchero o altro, e che dona al nipote, l'unico che viene a trovarla di tanto in tanto. Quelli che sicuramente restano più impressi sono Modesto e Dolores, una coppia ancora innamorata, o almeno così sembra: Modesto, in verità, soffre di Alzheimer, ormai non è più capace di occuparsi di sé, né riconosce la donna che con costanza e amore si prende cura di lui. Eppure, a volte sorride, quando lei gli sussurra una parola - che poi verrà svelata, con immagini che suscitano un sorriso e pura commozione -. 








La residenza in cui Emilio è ospitato è composta da due piani: come riferisce Miguel, il primo in cui si trovano è quello dei 'capaci', degli anziani che riescono ancora a prendersi cura di sé, a comprendere, che non sono andati troppo oltre con le loro malattie; mentre nel piano superiore ci sono gli 'assistiti'. Un vero e proprio inferno in cui chi è ancora sano di mente rischia di perdersi.

La loro vita scorre monotona e sicuramente emerge tutta la noia: ci sono diverse stanze dove gli anziani sono lasciati tra un pasto e l'altro, e in cui dormono per tutto il tempo. Giornate scandite dalla stessa routine: sveglia, colazione, medicine, riposo, pranzo, altre medicine, ancora riposo o qualche piccola attività, cena, medicine e si va a dormire. Emblematiche sono due pagine in cui non ci sono parole, ma solo immagini uguali, che vanno a rappresentare una tipica giornata, dove il cambiamento si nota solo nello scorrere delle lancette dell'orologio. 

Pian piano, però, la malattia di Emilio si fa sempre più grave. Inizia con piccole dimenticanze: non ricorda i nomi degli oggetti, o quel che ha mangiato la sera prima, ha difficoltà nel vestirsi o nel rammentare quel che ha appena letto, e a volte è come se avvertisse la sensazione di essere ancora un giovane direttore di banca che deve prepararsi per andare a lavoro. Emilio non riesce ad accettare tutto ciò, e tenta di ribellarsi al suo destino, aiutato anche dal cinico Miguel. Ma nulla si può fare contro un tale morbo. Lentamente si viene condotti verso un declino, che lascerà senza fiato. 

A guardarli sembrano dei disegni molto semplici, così come la storia, ma è proprio in questo che risiede la forza di quest'opera: l'autore riesce a trasmettere tutti gli effetti non solo di una malattia che pian piano ti porta a dimenticare parole, gesti, e anche persone; ma pone anche questi anziani, spesso messi ai margini e lasciati lì nell'ultima tappa della loro vita, in primo piano. Mostrando le loro fragilità, i loro sentimenti, le loro paure, e anche perché no uno spirito di solidarietà che fa vibrare le corde della tua anima. 
C'è amore tra queste pagine, solidarietà e amicizia; ci sono le difficoltà anche delle famiglie che a volte non riescono o in altri casi scelgono di ignorare. 


Paco Roca ci fa commuovere fino alle lacrime, ma anche grazie all'uso di ironia e alcune scene divertenti, riesce a farci sorridere
Sicuramente, come dicevo, sono proprio quelle pagine dove si lascia spazio solo ai disegni, spogliandoli delle parole, a donarti quelle emozioni in più. Toccano il cuore, fanno riflettere.







È un graphic novel toccante, commovente, profondo ma anche ironico. Una di quelle opere che lasceranno un segno indelebile nel tuo cuore di lettore o lettrice. 
Da recuperare.

IL LIBRO

Rughe
Paco Roca
Casa editrice: Tunué
Traduzione di: Alessandra Papa
Pagine: 96
Anno di pubblicazione: 2013
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