Il libro dell'estate, di Tove Jansson

22 Jun 2022

Libri

L'estate è una stagione strana. 
Da un lato viene associata alla spensieratezza, al divertimento, al relax, alle giornate lunghe e alle notti piene di stelle e di lucciole. I mesi dei gelati, dei bagni al mare o delle fughe in montagna. Allo stesso tempo però, soprattutto negli ultimi anni, il caldo si fa sentire, troppo. L'afa, la calura, l'umidità quasi non ti fanno respirare. Ti ritrovi a sudare anche da ferma. E in poco tempo ti ritrovi a sperare che arrivi presto l'autunno e temperature più miti.
Diciamo che la mia anima è legata più alla dolcezza della primavera e alla malinconia dell'autunno, per cui guardo quasi con sofferenza l'estate e l'inverno. Anche se il pensiero delle notti d'estate, della frutta fresca presente in questo periodo (la mia preferita!), dei gelati, e di altri momenti magici che ho vissuto, mi fa sorridere. Il caldo però annienta un po' tutto.

Comunque, un po' per caso un po' per volere, ho deciso di buttarmi su una lettura apparentemente semplice ambientata proprio durante questa stagione, e il cui termine è presente anche nel titolo: “Il libro dell'Estate” di Tove Jansson


Quando muori? domandò la bambina.
E la nonna rispose: Presto. Ma non ti riguarda neanche un po'.


© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice



Siamo in un'isola remota prima del mare aperto nell'arcipelago finlandese e qui, in mezzo a una natura selvaggia e incontaminata, e all'interno di una casa molto lontana dalla civiltà vivono una nonna ormai anziana, la sua piccola nipotina Sofia, e il silenzioso ma protettivo padre della piccola. Su di loro pesa l'assenza della madre, non più in vita. Tuttavia non siamo di fronte a una storia triste, anzi. È, a mio avviso, la tipica lettura estiva, da un lato semplice e spensierata, anche molto divertente, dall'altro però, dietro un'apparente leggerezza, possono celarsi messaggi e riflessioni importanti, e anche una linea sottile di malinconia. 

Tove Jansson, attraverso uno stile fresco e ironico e tramite il particolare rapporto tra un'anziana sulla scia del tramonto e una bambina che sta crescendo, riesce a parlare di vita, di morte, di paura, del rispetto per la natura, d'amore, di amicizia, di Dio e altri temi. 
Sofia è piccola, ha un padre sempre pronto a proteggerla, che però appare un po' in secondo piano: silenzioso e troppo preso dal suo lavoro. Eppure con semplici gesti e piccole comparse sembra quasi come uno spirito che tutela la piccola e l'anziana madre. 
A crescerla è quindi sua nonna che, nonostante gli acciacchi e i dolori di un'età che avanza, sembra ancora arzilla e pronta a seguirla in lungo e in largo in quella selvaggia ma splendida isola, capace di meravigliare l'occhio e il cuore umano, ma anche di presentare pericoli.


Ma nel bosco fantasma la nonna intagliava animali sconosciuti. Li ricavava da rami e pezzi di legno e li muniva di zampe e di musi, ma il loro aspetto era soltanto abbozzato, mai ben definito. Essi conservavano la loro anima di legno e la curvatura di dorsi e zampe aveva la forma misteriosa della crescita stessa, tuttora parte del bosco in decomposizione.


Il rapporto tra queste due figure femminili è particolare. Sofia è esuberante, un vortice senza freni, diretta anche nell'esprimersi: è l'immagine della bambina che non ha peli sulla lingua, che dice quel che pensa, e che ha voglia di conoscere e capire, ma anche piena di idee e fantasia. A volte risulta forse un po' sfrontata nei confronti di sua nonna. Quest'ultima appare quasi come una sorta di fanciulla, per certi aspetti, ma anche dotata di una certa saggezza dettata dall'esperienza. La nonna cerca di lasciare libera Sofia, di guidarla, ma allo stesso tempo di spingerla a superare difficoltà e paure con le proprie forze, sfidando anche le proibizioni che troppo spesso sono imposte dagli adulti. Non ci sono troppi sentimentalismi, a volte entrambe possono apparire un po' dure, eppure si avverte la forza del loro legame. 

Quella presentata tra queste pagine non è però una storia lineare: sono come tanti piccoli frammenti, quasi dei quadri ambientati in estate, diversi momenti che vedono le due donne come protagoniste, alle quali si aggiungono via via altri personaggi. 
Altro elemento fondamentale è sicuramente la natura, a volte amabile e incantevole, in altri momenti minacciosa, ma capace sempre di insegnare qualcosa all'essere umano che sa ancora ascoltarla. Descrizioni dell'isola che ti fanno un po' sprofondare in quel mondo, in quella terra nordica, tra tempeste minacciose, tuffi nell'acqua profonda, navigazioni notturne, e passeggiate tra boschi 'fantasma'. 


Voglio dire, proseguì la nonna, che le cose man mano rimpiccioliscono e poi ci sfuggono, e che quello che era tanto piacevole non significa più nulla e ci si sente impoveriti. E ingrati, in qualche modo. Si dovrebbe comunque poterne sempre parlare.


L'ho trovata sicuramente una lettura carina, con la quale trascorrere qualche ora. Anche se ammetto che non sono riuscita a provare una forte empatia con i due personaggi, e forse mi aspettavo qualcosa di diverso che mi facesse sentire più coinvolta, oltre a trasmettermi qualche emozione in più. 

Tuttavia, a mio avviso, è un ottimo consiglio per le letture estive e per chi ha voglia di trovare qualcosa che sia più spensierato, semplice, ma ugualmente capace di far riflettere.



IL LIBRO

Il libro dell'estate
Tove Jansson
Casa editrice: Iperborea
Traduzione di: Carmen Giorgetti Cima
Pagine: 160
Anno di pubblicazione: 1992
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