L'anno della lepre, di Arto Paasilinna

21 Jan 2021

Libri

Letto per la tappa di Gennaio del #GDLGrandTour di Libri per vivere e In Limine su Instagram. Prima fermata: Lapponia!

All'inizio dell'anno mi ero imposta di seguire poche sfide di lettura, avendone create io stessa due. Ma come sempre, il mio progetto è fallito miseramente quando ho visto la mole di progetti davvero interessanti che sono nati su Instagram. No, non potrò seguirli tutti e neanche tutte le tappe, ma qualcuna quando possibile sì.
Soprattutto se ci sono titoli che avevo già inserito nell'infinita lista di libri-che-devo-assolutamente-leggere-prima-di-morire.
Che io abbia una forte attrazione per le edizioni Iperborea non è una novità, anche se purtroppo ancora ne ho lette e ne ho poche, ma questo titolo di cui oggi vi voglio parlare mi aveva chiamata a sé da troppo tempo. Non ho mai letto nulla di Arto Paasilinna, quindi per me è stato il primo approccio alla sua scrittura, e alla fine ho trascorso qualche ora piacevole, in viaggio per la Finlandia dal sud al nord - fino alla regione della Lapponia - in compagnia di una animaletto speciale e adorabile: una lepre.


Sull'automobile viaggiavano due uomini depressi. Il sole al tramonto, battendo sul parabrezza polveroso, infastidiva i loro occhi. Era l'estate di San Giovanni. Lungo la strada sterrata il paesaggio finlandese scorreva sotto il loro sguardo stanco, ma nessuno dei due prestava la minima attenzione alla bellezza della sera.


© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice


Questo romanzo breve inizia con un viaggio di ritorno a Helsinki. Un giornalista e un fotografo stanno tornando a casa, in silenzio, dopo aver discusso per una sciocchezza. Nei loro occhi la stanchezza di una vita che non è quella che avevano sognato da ragazzi. Alla soglia dei quarant'anni tutto sembra una mera illusione. Sono ormai cinici, svuotati, da una realtà che non corrisponde ai loro sogni, da un lavoro che non riesce a donare gioia, da amori sbagliati, da una burocrazia che li annienta, e una società che impone regole ed etichette ben precise alle quali bisogna attenersi.
Il bellissimo paesaggio nordico si staglia intorno a loro, ma è come se fossero ciechi a tanta bellezza. Persi in una nebbia grigia di un'esistenza vuota.


Ma qualcosa accade. Il fotografo scorge tardi una lepre, la investe, e questa - ferita - scappa nella foresta. Il giornalista Vatanen - protagonista della storia - le corre dietro e si perde con lei nei boschi, sordo al richiamo del collega.

Inizia così un viaggio particolare e spesso spassoso di questa coppia un po' stramba: un uomo e una lepre che percorrono la Finlandia da Sud a Nord, fino alla fredda e magica Lapponia. Incontreranno persone strane, anche loro ai margini della società, con caratteristiche e pensieri un bel po' assurdi. Come Hannikainen, ex commissario di Kiuruvesi, convinto che il presidente Kekkonen sia in verità morto e sostituito con un sosia; o Salosensaari, un distillatore di grappa con il quale si ubriaca, fermandosi a osservare insieme a lui la foresta in fiamme senza più muovere un dito; o ancora un pastore che inizia a sparare nella sua chiesa quando la lepre osa lasciare le sue palline di sterco davanti all'altare. Ma i personaggi che incontra sono molti, e tutti lasciano traccia in questo suo viaggio di libertà.


Libertà. È esattamente questo, forse, il concetto di fondo di questo libro.
Vatanen ha passato tutta la sua vita a seguire un percorso ben preciso, dettato molto spesso dalle aspettative degli altri, dalle regole di una società che possono spezzare i sogni. L'incontro con la lepre - che tra le tante simbologie è associata anche alla Rinascita - rappresenta un modo per scappare, fuggire via da una realtà che lo sta pian piano spegnendo, da una moglie irritante che in verità non ama, da un lavoro non così autentico e meraviglioso come forse credeva che fosse in principio.

Quanti di noi, in fondo, hanno provato almeno una volta questo stesso desiderio di allontanarsi da tutto e tutto per respirare, per ritrovare un po' di armonia con il nostro io più profondo, per fermare questo mondo pazzo che non dà quiete?


Vatanen lo fa. Si allontana dalla città, dagli uomini, e si rifugia nella natura, nelle foreste, a contatto anche con i suoi aspetti più oscuri. Tante sono le avventure che vive, tanti anche i pericoli: non solo provenienti dagli uomini, ma anche dagli animali come un corvo che gli ruba tutto, o un orso che minaccia la sua esistenza.
Il viaggio on the road di Vatanen e della sua lepre fa vivere loro una serie di esperienze esilaranti e spesso anche assurde.
Sono diversi i momenti in cui si ride, ma c'è - a mio parere - anche un sottofondo di malinconia.

Se pensiamo a quelle scene in cui torna nella cosiddetta civiltà, troviamo l'arroganza, la superficialità e la crudeltà degli esseri umani, soprattutto delle persone più ricche, pronte a giocare con i sentimenti dell'uomo, a voler disprezzare in un certo senso anche la Natura stessa. Ma in contrasto troviamo anche persone che hanno meno, ma che sono pronte a condividere ciò che possiedono, ad aiutare l'altro senza chiedere poi nulla in cambio. Solidarietà e rispetto.


Nel cielo splendeva una pallida falce di luna, le stelle brillavano di una luce opaca nella gelida sera. Questo era il suo mondo, qui poteva vivere in pace. La lepre saltellava silenziosa sulla pista, davanti allo sciatore, come una guida. Vatanen canterellava per lei.


Non credo di aver ben compreso tutte le eventuali critiche sulla società finlandese, ma quello che ho percepito è sicuramente un messaggio ben preciso: Vatanen non sopporta più la vita che ha, e per questo decide di compiere un gesto forse folle, ma che lo porterà a raggiungere almeno una parvenza di felicità. Una vita forse più stramba, più complicata, ma sicuramente più autentica, più libera. Un atto che forse vorremmo tutti fare, ma che non abbiamo il coraggio di compiere.

La Lepre è comunque un personaggio fondamentale della trama. Ovviamente non posso sapere il suo scopo nelle idee dell'autore, ma l'ho percepita come una sorta di elemento chiave che porta Vatanen a sbloccarsi da un'esistenza ormai grigia, e compiere quel salto avanti. Lepre come simbolo della natura, ma anche come rinascita vera e propria. Come guida sicura a cui aggrapparsi per ritrovare forse se stessi.
Sempre al suo fianco, nonostante sia un animale selvatico, dimostra sin da subito di fidarsi di quell'uomo. Gli resta accanto in ogni momento e da lui è salvata e protetta.

Quello umoristico non è il genere di lettura che amo particolarmente - sì, possiedo più un'anima legata alle tragedie - ma Paasilinna mi ha regalato dei momenti piacevoli, mi ha fatto ridere, anche se il libro è ricco di assurdità e vicende esilaranti - a tratti forse esagerate -. Alcuni esempi? Quando una signora svedese elegante e ricca, si ritrova a mangiare una minestra nonostante la presenza di palline di sterco di Lepre, o quando Vatanen pensa di poter aiutare un anziano signore, che in verità... be', è già morto! O quando elencano tutti i reati che ha commesso! Raccontarle così non suscita un grande effetto, andrebbero lette per capire i motivi per cui ho davvero riso di gusto.

Può essere il libro perfetto da intervallare a letture più intense, più complicate, o comunque per trascorrere dei momenti di spensieratezza, per staccare un po' da una routine quotidiana che non sempre ci fa star bene. Be', perché non fuggire via tra le freddi ma splendide foreste finlandesi insieme a Vatanen e alla sua splendida Lepre? Almeno con il pensiero. O chissà, magari qualcuno potrà trovare la spinta giusta per compiere quel gesto folle ma necessario per buttarsi dietro un'esistenza troppo spenta e ritrovare se stesso, la sua libertà, la sua felicità.
State attenti a quei due, con loro non si scherza!


IL LIBRO

L'anno della lepre
Arto Paasilinna
Casa editrice: Iperborea
Traduzione di: Ernesto Boella
Pagine: 200
Anno di pubblicazione: 1994
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