La Torcia, di Marion Zimmer Bradley - Recensione

2 Oct 2020

Libri


Letto per la tappa di settembre de #iltesorogreco, ideato da @sorrideredibrutto ed @eccoilibri su instagram.

Chi mi segue da un po' sa bene del mio amore per la scrittura di Marion Zimmer Bradley. Il suo stile mi ha subito affascinato, anni fa, quando ho messo le mani per la prima volta su Le nebbie di Avalon. Poi il mio viaggio è continuato, perdendomi tra Avalon, l'antica Albione, e ancor più indietro fino ad Atlantide. Ho letto e riletto quella saga che mi è entrata nel cuore, ma poi mi sono fermata - fatta eccezione per un breve salto nella fantascienza -.
Pur avendo altri libri di lei, solo ora ho colto finalmente l'opportunità di leggere altro. Grazie all'iniziativa di due ragazze su Instagram, ho recuperato La Torcia, una riscrittura dell'Iliade - e non solo - dal punto di vista di quella voce inascoltata: Cassandra.

È sempre stato il mio destino: dire la verità senza essere mai creduta. È sempre stato così e così sarà.  

© una valigia ricca di sogni

La Torcia è un romanzo che riprende la mitologia greca, donando però nuova vita e una prospettiva diversa da quei testi che abbiamo tutti studiato a scuola. È suddiviso in tre parti, e narra l'intera vita di Cassandra, e di tutte le persone che ruotano intorno a lei, ponendo ancora una volta - come per la Saga di Avalon - una certa attenzione sulle donne e alcuni temi.

Marion Zimmer Bradley nelle sue note finali dona una spiegazione sul motivo per cui ha deciso di discostarsi un po' dalle opere greche tradizionali, donando una sua visione di quel che accadde. Su Cassandra, in particolare, ci sono diverse versioni sulla sua possibile fine, e Zimmer Bradley ne ha creata un'altra, sulla base di una Tavola 803 conservata al Museo Archeologico di Atene che fornisce una base storica dell'esistenza della profetessa.

Zeus di Dodona; accogli questo dono
offerto dalla mia famiglia e da me,
Agatone figlio di Echefilo,
della famiglia di Zacinto,,
consoli dei Molossi e dei loro alleati,
che discendono da trenta generazioni
da Cassandra di Troia.

Prima di approfondire i miei pensieri sul libro, voglio fare una dovuta premessa: se siete troppo affezionati all'Iliade e alle altre opere classiche che abbiamo un po' tutti studiato e amato, non so quanto potrà piacervi questa riscrittura. Ci sono molti elementi diversi, alcuni anche importanti, quindi a mio avviso bisogna leggerlo con una mente un po' più aperta alle novità.
Se si va al di là delle differenze evidenti, si può scoprire una lettura davvero piacevole, ricca di temi importanti: dal patriarcato, al ruolo della donna nell'Antica Grecia, ma anche sulla religione - punto in comune con la Saga di Avalon -.
Un libro che mi è davvero piaciuto, anche se leggermente meno della mia amata Avalon.

La storia ha inizio in un luogo non ben precisato, con l'arrivo di un cantore itinerante che, accolto all'interno di una dimora piena di donne e bambini, inizia a narrare le vicende della caduta di Troia. Viene però fermato da un'anziana donna, che non accetta tali assurdità nella sua casa.

L'anziana è Cassandra.
Creduta morta prima a Troia e poi a Micene, in verità è sopravvissuta.

In questa terra dapprima non c'erano re ma soltanto regine, figlie delle Dee, e sceglievano i consorti come volevano. E poi giunsero nel nostro paese gli adoratori degli Dei del Cielo, i cavalieri che usavano il ferro; e quando le regine li presero come consorti, costoro si proclamarono re e pretesero il diritto di regnare. Perciò gli Dei e le Dee si contrapposero, e venne un tempo in cui il dissidio esplose a Troia.  

Si torna al passato, a Sparta e a Troia.
Da un lato abbiamo Leda che si ritrova a giacere con Zeus, dall'altro abbiamo Ecuba, incinta di due gemelli, che ha un sogno infausto: la nascita di un figlio maschio, un bambino di fiamma che arde come una torcia, e mentre si muove tutta la città di Troia va a fuoco.
Ed è per questo che alla nascita dei gemelli, Alessandro e Alessandra (conosciuta poi come Cassandra), decidono di portare via il piccolo, per evitare un tale destino alla città e a tutti loro.
Marion Zimmer Bradley si prende quindi la prima di altre libertà, rendendo Paride e Cassandra dei gemelli. Se questo aspetto può inizialmente turbare, andando avanti, io invece l'ho trovato ben congegnato, perfetto con la storia che pian piano scorre sotto i nostri occhi. Perché il legame tra gemelli è molto forte - anche se come vedremo non così bello -, e sarà importante per alcune visioni che Cassandra avrà.

Nella prima parte, quindi, leggiamo soprattutto l'infanzia e l'adolescenza di Cassandra. Il suo primo incontro con il Dio Apollo che la reclamerà per sé, come sua sacerdotessa, e il legame particolare che sin da bambina avrà con i serpenti. Vivremo con lei i rapporti con i fratelli e i genitori, la vita a Troia che per le donne significa essere segregate nel gineceo, a tessere e filare, in attesa di passare sotto il controllo di un marito, scelto dal padre Priamo. Passando poi alla sua esperienza tra le amazzoni, guidate dalla regina Pentesilea, con la conoscenza anche dei Centauri e della Regina Imandra del Colchide e di sua figlia Andromaca (altra libertà dell'autrice?).

In questa prima parte, più lenta, sono tante le descrizioni che rimandano un po' ad Avalon, alle sacerdotesse, alla religione. Ci si sofferma molto sulla Grande Dea, la Madre Serpente, su un passato in cui le donne non erano asservite agli uomini, ma erano grandi Regine, devote alla Dea. L'esperienza di Cassandra tra le amazzoni è l'aspetto che più mi ha colpito. La fanciulla comprende l'importanza della libertà, arriva anche a uccidere per difendersi, conosce il rischio della violenza, che poi si ripresenterà con il volto di Crise, sacerdote ammaliato da lei, che cerca di abusare di lei incurante del suo rifiuto.

Non starò più in gabbia. Non permetterò mai che tornino a chiudermi in gabbia. Nessuno può imprigionarmi, se non voglio essere imprigionata.  

Nella seconda e terza parte c'è il ritorno di Paride a corte, e la scintilla che provocò - almeno all'apparenza, poiché i motivi erano anche altri - la guerra di Troia. Paride, infatti, inviato alla corte di Sparta, porta via con sé Elena, moglie di Menelao, regalo di Afrodite, per essere stata scelta dal giovane come Dea più bella.
Non mi dilungo sulla descrizione della guerra di Troia, perché fatta eccezione per alcune libertà che, come ho detto, l'autrice si prende, credo che sia abbastanza conosciuta, e passo dunque ai miei pensieri sul romanzo.

Sono sincera, quando ho iniziato la lettura di questo romanzo sono rimasta un po' turbata. Ritrovare gli stessi concetti sulle divinità anche in questo caso, mi sembrava una ripetizione di quanto tratteggiato nel ciclo di Avalon. È come se l'autrice volesse inserire sempre lo stesso pensiero in ogni suo libro. Ma andando avanti, sono comunque stata rapita di nuovo dalla sua scrittura, dalle donne che riesce a rendere vivide sulla carta, dai tanti temi che fanno ancora oggi riflettere.

Prendiamo il tema religioso. Attraverso le parole di Cassandra, di Imandra, di Pentesilea e altre donne, Marion Zimmer Bradley vuole ribadire il concetto che la divinità può avere anche molti nomi diversi, ma è una sola. Si parla della Grande Dea creatrice del mondo, degli altri Dei, degli uomini, di ogni cosa, che pian piano è stata - almeno all'apparenza - nascosta, o forse dimenticata, con l'arrivo di nuove divinità: in questo caso il Pantheon greco. Dei e Dee che si muovono sulla scena, che decidono le sorti degli uomini sulla terra, quasi che fossero delle pedine da muovere nella loro guerra personale, come in un grande gioco, in cui lasciare solo vittime ed eroi. Affascinante è la presenza di questi Dei, che appaiono soprattutto grazie alle Visioni di Cassandra, o nei momenti in cui sembrano fondersi nel corpo dei loro protetti, aiutandoli nei momenti di difficoltà.

Il fumo delle torce feriva gli occhi di Cassandra; le sembrava che le fiamme salissero, salissero, che un incendio terribile divampasse oltre le mura e persino nella stanza nuziale. Stavano conducendo Andromaca verso un destino terribile...   

Le donne sono quindi molto importanti e perfettamente descritte. Ciò che amo dell'autrice è proprio questo voler porle quasi in primo piano, dar loro la voce spesso dimenticata o silenziata. Sin dalle prime righe, infatti, si parla di come la storia - o in questo caso la mitologia - abbia messo da parte le donne, parlando soprattutto dei guerrieri, degli eroi, lasciando da parte un mondo precedente, in cui erano le Regine ad avere il potere; in cui la Dea era presente e venerata.

Ma c'è una contrapposizione evidente: Cassandra, infatti, più di una volta si ritrova a riflettere sulla condizione della donna greca, troiana, sul mondo patriarcale in cui vive. Le donne nell'Antica Grecia - in particolare ad Atene - erano sottomesse agli uomini, padri prima, mariti in seguito; e si dovevano occupare prevalentemente dei lavori domestici, dei figli, della tessitura, ecc. Non potevano muoversi liberamente. Diversa è la situazione a Sparta e Micene, dove spesso sono le donne ad avere il potere. Basti pensare alle due sorelle: Elena e Clitennestra, che prendono in sposi come regine Menelao e Agamennone.
Cassandra vorrebbe avere maggior libertà, che assapora soprattutto nel breve periodo passato con le Amazzoni. Donne guerriere che non vivono in mezzo agli uomini, che sanno difendersi da sole. C'è quindi una riflessione importante sul ruolo della donna, e sui concetti di patriarcato ormai sempre più crescente, e un matriarcato che è presente solo in alcune zone.

Per un momento le nere acque turbinose minacciarono di travolgere Cassandra. La paura la sommergeva; stentava a dominare il terrore e l'apprensione che cercavano di soffocarla: fuoco, morte, sangue, sventura per Troia... per noi tutti...  

Le donne del romanzo, come dicevo, spiccano maggiormente. Accanto a Cassandra, vera protagonista, ci sono Ecuba - sua madre - la sorella Polissena, ma anche Andromaca, Elena, Pentesilea, Criseide, Briseide, e naturalmente le Dee.
Quello che mi ha colto impreparata è stato l'essermi affezionata a un personaggio che fino a ora non riuscivo a vedere così bene: il frutto dello scontro, Elena. Ne viene dato un ritratto più umano, sensibile. Elena che viene accolta a Troia, sì, ma anche disprezzata quando le cose precipitano, e gli uomini muoiono in battaglia. Lei accusata di essere la colpa di tutto. Trovo bellissimo il legame che si crea tra lei e Cassandra, la reciproca comprensione dopo un primo scontro. Da un lato una donna che è stata regalata dagli Dei a un altro uomo, Paride, e vista male per essere stata la rovina di Troia; dall'altra la voce negata, colei che anticipa gli eventi, ma che, a causa di un duro colpo da parte di Apollo che si è sentito ripudiato dalla sua sacerdotessa, non è ascoltata, né creduta. Una voce di donna che non riesce a prevalere, che è schiacciata, annientata, messa a tacere da molti uomini e, purtroppo, anche donne.
Cassandra è un personaggio importante, forte e sensibile allo stesso tempo, che un po' trova il riflesso in tutte quelle donne che non vengono ascoltate, che sono disprezzate, e messe da parte.

Gli uomini forse non appaiono in così buona luce.
Il più odioso per me resta Paride. Già non lo amavo, ma in questa riscrittura vorresti davvero prenderlo a schiaffi in continuazione. Arrogante, presuntuoso, aggressivo. Capace di abbandonare una donna e suo figlio, per l'amore - o forse - l'abbaglio per un'altra donna a lui concessa dagli Dei.
Crise è ovviamente un elemento molto negativo; ma le sue azioni sono mosse da un mero piacere fisico o da una mano del Dio che serve? La - quasi - violenza subita da Cassandra da questo sacerdote e i suoi pensieri sono un modo per riflettere più in generale: perché devono essere le vittime ad abbassare lo sguardo e vergognarsi?
Ma anche Achille risulta essere accecato dalla sua voglia di sangue e vendetta. Terribili le pagine in cui riversa tutto il suo odio sul corpo ormai senza vita di Ettore, che ha osato uccidere il suo amico - o forse altro? - più caro.
Ettore resta comunque il mio preferito, insieme a Enea e al suo amore per Cassandra. Unico uomo a cui lei sembra cedere, il solo o tra i pochi a credere in quella fanciulla ignorata da tutti. Per Odisseo ho sempre un sentimento contrastante, ma è ben caratterizzato, a mio parere.

Credevano che Apollo le avesse tolto il dono della profezia. Ma lei l'aveva avuto fin dalla prima infanzia, e il Signore del Sole non poteva toglierglielo, poiché non era stato lui a darglielo. Era riuscito soltanto a far sì che le sue parole non venissero mai credute.  


Il finale, che come dicevo è stato cambiato rispetto alle versioni classiche, è molto interessante.

Concludendo il mio papiro pieno di riflessioni, è un libro che ho molto apprezzato. Non lo ritengo un vero e proprio capolavoro, o meglio, non è riuscito a rapire il mio cuore come Le nebbie di Avalon, perché ho ritrovato troppi elementi davvero simili, e forse speravo di leggere qualcosa di diverso, di nuovo. Eppure, questa riscrittura tutta concentrata sulle donne, anziché sugli uomini, l'ho trovata davvero interessante e ben ideata. Ancora una volta parla di un possibile passato, tra mitologia e storia, che però può avere delle ripercussioni, dei motivi di riflessione anche nel nostro presente.
Un libro che consiglio per avere una visione diversa, per dare voce finalmente alle donne.


La Torcia, di Marion Zimmer Bradley
Traduzione di: Roberta Rambelli
Casa editrice: Longanesi
Pagine: 500
Anno di pubblicazione: Prima edizione, 1988

Voto: ♥♥♥♥


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