Noi, di Evgénij I. Zamjàtin - Recensione

12 ago 2020

Libri

Letto per la #fantadistochallenge di Sono Solo Libri che, per il mese di agosto, prevedeva la lettura di un distopico/fantascientifico russo.

 

La distopia è uno dei generi che più mi affascina da un lato, e terrorizza dall'altro. Non stiamo parlando di libri dell'orrore, dove gli autori cercano di far paura al lettore, ma di realtà alternative che, però, per certi versi spaventano un (bel) po'. Perché alla fine ti domandi: e se si arrivasse davvero a un mondo simile? O forse, basterebbe pensare che società in un certo senso simili sono esistite e rischiano di esistere ancora.

Ne ho lette diverse e altre ne leggerò, la mia preferita resta 1984 (trovate la mia vecchia recensione) di Orwell. Ricordo l'ansia, un senso di malessere, di oppressione, di difficoltà nel leggerlo. Non per la scrittura, ma proprio per il mondo creato dall'autore. Però, se vi dicessi che Orwell è stato influenzato da un altro libro?

Ebbene sì, il titolo considerato capostipite della Distopia è Noi, di Evgénij I. Zamjàtin. Leggendoli entrambi troverete sicuramente delle affinità, soprattutto per i protagonisti (Winston/Julia e D-503/I-330) e per il Grande Fratello/Benefattore. Ma anche per altri motivi che però non posso svelarvi.

Ho letto questo libro per una challenge, ma lo avrei comunque recuperato, perché il mio ragazzo me ne parla sempre, e ormai la curiosità era troppo forte. E, a parte una piccola nota personale di cui vi parlerò poi, ne sono rimasta profondamente colpita. Anche qui ho provato le stesse - o comunque simili - sensazioni di 1984: un senso di malessere, di ansia, anche tristezza nel pensare a un mondo simile.

Se amate il genere o comunque volete scoprirlo, vi invito a leggerlo. Di sicuro è un libro che non può mancare nella vostro bagaglio di conoscenze.

   

A due abitanti del paradiso fu offerta la scelta: o la felicità senza libertà, o la libertà senza felicità: non c'è una terza via. Essi, idioti, scelsero la libertà e, naturalmente poi sospirarono per secoli di aver le catene. Nelle catene consistette la tristezza umana. Per secoli! E soltanto noi di nuovo abbiamo capito come far tornare la felicità...

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Siamo in un futuro non ben precisato, e il mondo è controllato dallo Stato Unico guidato da Il Benefattore, leader descritto come un saggio ragno nelle vesti bianche che (ci) tiene legati mani e piedi con i lacci della felicità ed eletto ogni anno all'unanimità.

Questa realtà è circondata da un Muro Verde, di vetro, da cui si vede solo un cielo perfettamente azzurro, non macchiato da nubi, che la separa dal mondo esterno, dove il selvaggio mondo vegetale e animale continua a prosperare. All'interno di questa sorta di campana di vetro, troviamo D-503, un matematico che sta costruendo l'Integrale, un'astronave di vetro, dal respiro di fuoco, che verrà lanciata nello spazio per trasmettere la felicità matematica di questa società perfetta ad altri popolazioni.

Noi, è il titolo del libro, ma anche delle note che D-503 trascrive per descrivere non solo la società in cui vive, ma anche le sue esperienze. Note che poi verranno trasmesse ad altre forme di vita, in quello spazio da conquistare.

Nello Stato Unico non esistono più gli individui. La personalità dell'uno è annullata, perché tutti sono integrati in un Noi. Non esistono nomi, ma caratteri alfanumerici ben precisi che differenziano anche il sesso: vocali e numeri pari per le donne, consonanti e numeri dispari per gli uomini. Il tutto è regolato secondo regole matematiche - praticamente perfette - e dalla cosiddetta Tavola delle Ore, che stabilisce il comportamento da seguire per mantenere questo stato di felicità. Tutti devono alzarsi alla stessa ora, intonare l'Inno, mangiare nello stesso momento, andare a dormire al medesimo orario. Ci sono passeggiate obbligatorie da fare, ma insieme, in file da quattro, non in maniera isolata. Anche le attività sessuali sono regolate: non c'è spazio per l'amore, ma esistono dei talloncini rosa che vengono donati dopo essersi iscritti a un apposito registro, e una visita accurata presso i laboratori dell'Ufficio Sessuale.

 

... ognuno dei numeri ha diritto, come prodotto sessuale, a un altro numero a fini sessuali.

 

Non si possono fare bambini per puro desiderio personale. E tutti sono vestiti uguali, con uniformi grigi, neutre. Ma c'è un piccolo lasso di tempo in cui c'è una sorta di libertà - pur sempre controllata -: le Ore personali - dalle 16 alle 17 e dalle 21 alle 22.

La personalità dell'individuo, uno, è quindi totalmente soppressa. Esiste solo un Noi. Il libero arbitrio non è più concesso, perché è la causa dell'infelicità dell'uomo. Le stesse abitazioni in cui vivono sono fatte di vetro, perché tutto deve essere perfettamente visibile. Tutti possono vedere tutto ed essere costantemente controllati dai Guardiani. Gli errori vengono puniti e rimossi.

È una realtà asfissiante, dove la libertà, la fantasia, il sogno, l'amore, l'originalità sono cancellati, in favore di una felicità controllata da equazioni matematiche che bloccano l'individuo.

 

«Tu ami la nebbia?» Questo antico “tu” da tanto tempo dimenticato, questo “tu” del padrone allo schiavo penetrò in me come una punta: sì, io sono schiavo e anche questo è necessario, questo anche è bene. «Sì, è bene...» dissi a me stesso, dentro di me ad alta voce. E poi a lei: «Io odio la nebbia. Ho paura della nebbia.» «Vuol dire che l'ami. La temi perché è più forte di te, l'odi perché la temi, l'ami perché non puoi piegarla a te. Amare si può soltanto ciò che non si può sottomettere.»

 

Ma in questa società, il protagonista si sente bene. Almeno inizialmente, infatti, lui ne è perfettamente soggiogato, ci crede fermamente, fino a quando nella sua vita non arriva I-330. Lei rappresenta un blocco, una sorta di fastidio iniziale, che si trasforma poi in una forma di amore, di desiderio. D-503 inizia ad avere dubbi su quella società perfetta. Le notti sono turbate da sogni, in lui si accendono sentimenti, una sorta di fantasia che deve essere estirpata. D-503 è malato. Una malattia che si chiama Anima.

 

«... A quanto pare, vi si è formata un'anima.» Un'anima? Questa strana parola antica, dimenticata da tanto tempo...! Noi usavamo talvolta espressioni la cui formazione risaliva ad anima, ma la parola “anima” mai... «Ed è... molto pericoloso?» balbettai. «Incurabile».

 

I-330 è diversa. Nella Casa Antica dove spesso si incontrano per sfuggire agli occhi dei Guardiani, I sgomenta un po' D. Beve, fuma, si veste in altri modi, parla di una possibile rivoluzione. I-330, infatti, fa parte di un gruppo di resistenti che vuole opporsi al Benefattore, appropriarsi dell'Integrale, e scardinare quest'idea di perfezione, che in verità annulla la personalità.

Cosa accadrà, ovviamente, non ve lo svelo. Sta a voi scoprirlo.

 

«L'uomo è come un romanzo: fino all'ultima pagina non sai come finisce. Altrimenti non varrebbe la pena di leggere...»

 

Provate a immaginarvi in un mondo simile, riuscireste a viverci? Io no. Il pensiero di un noi, anziché un io con una propria personalità, con sogni, emozioni, fantasia, riflessioni, mi turba profondamente. Una realtà in cui le persone diventano numeri, è terribile. Provate a immaginare case in vetro, dove non c'è più spazio per la privacy se non per brevi frammenti, dove non puoi amare, ma solo consumare le tue voglie sessuali secondo precise regole. Un mondo grigio, neutro, dove non puoi immergerti nella bellezza della natura, privo di animali, dove non puoi emozionarti di fronte a un cielo che muta e sprigiona magie che fanno pulsare l'anima.

Quella descritta in Noi è una realtà in cui l'individuo non esiste, non può avere anima. In cui tutto è prestabilito, meccanico. In cui, appunto, l'uomo diventa una macchina perfetta, che funziona in un determinato modo. Dove si è costantemente controllati, e se si compie un errore, si viene prelevati, corretti, o peggio, annientati.

Una società che soffoca, che fa paura. Eppure, come sempre accade, i mondi narrati nelle distopie non sono così diversi dalla realtà di ieri, ma anche di oggi. È proprio per questo che a mio parere vanno letti. Per riflettere anche su noi stessi, sulle scelte che facciamo, sulla visione e l'azione dei potenti. Un mondo senza sogni, fantasia, anima, personalità... non è terribile?  

Fantasia. È questa un verme che scava sulla fronte le nere rughe. È questa una febbre che vi spinge a correre sempre più lontano - nonostante che questo 'più lontano' cominci là dove finisce la felicità. Questa è l'ultima barricata sulla via della felicità.

 

Zamjatin ha quindi anticipato quello che poi verrà delineato anche da libri più conosciuti. Dal Grande Fratello di Orwell (1984), ai libri bruciati di Bradbury (Fahrenheit 451), o ancora al Mondo Nuovo di Huxley (che leggerò presto!). È un titolo forse meno conosciuto, ma il primo del genere, che vi invito a scoprire.

L'unica nota, ma totalmente personale e di gusto, che mi ha un po' turbata è lo stile. Frasi spezzate che restano in sospeso con quei puntini di sospensione, metafore spesso matematiche che risultano un po' ardue per chi - come me - non ne è proprio amante. Tutto ciò rende il testo a tratti meno fluido, ma non intacca comunque la bellezza e l'importanza di questo libro che vi consiglio di cuore di recuperare.

     
noi Noi, E. I. Zamjatin Casa editrice: Feltrinelli Traduzione di: Ettore Lo Gatto Pagine: 155 Prezzo: / Anno di pubblicazione: 1963 Voto: ♥♥♥♥.75    
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