Rovorosa, di Éric Chevillard

4 Jul 2022

Libri

Giugno è stato un mese ricco di impegni e pensieri, e le letture ne hanno risentito. 
In effetti ho letto davvero poco, alcuni libri li ho iniziati ma non ancora conclusi. Però va bene così. 
Le ultime settimane mi hanno portata, però, ha pubblicare diverse puntate della mia rubrica “Tre domande a...”, ma anche a conoscere finalmente una casa editrice che mi aveva molto colpita al Salone del Libro di Torino: Prehistorica Editore.

In casa abbiamo diversi titoli ancora da leggere, ma ho voluto provare con Rovorosa, libro che mi ha provocato diverse reazioni: l'ho trovato strano, ma anche molto originale, anche se alla fine mi ha lasciato troppe domande. Ma forse - mio pensiero personale - è un po' quello l'intento dell'autore, farti sprofondare totalmente nelle pagine e spingerti a credere in quel che appare, per poi spiazzarti sul finale. Dopo settimane ci penso ancora, ma non credo che troverò mai una vera e propria risposta.


Né Viola né Fucsia, mi chiamo Rosa io. Ma Mangiaferro per scherzare ogni tanto, quando mi arrampico su di lui, mi chiama Rovo e di colpo è il nome di quel cespuglio spinoso e fiorito a starmi meglio, lo stesso che ho mantenuto: Rovorosa.


© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice



Rovorosa, che nome insolito. 
Così è chiamata la bambina protagonista di questo romanzo. È lei a parlare in prima persona, o meglio, a scrivere nelle pagine del suo taccuino segreto, chiuso con un piccolo lucchetto al quale però lascia la chiave attaccata per non perderla. La piccola “scrittrice” descrive il mondo in cui vive e che può vedere attraverso i suoi occhi e la sua immaginazione, con quella particolare ingenuità tipica dei bambini ma allo stesso tempo mossa da una sorta di saggezza. Annota parole, discorsi, gesti e persone, ma anche i suoi personali pensieri. Ed è così che scopriamo che vive con Mangiaferro, il suo papà speciale, che lavora soprattutto di notte, con il suo fido collaboratore Bruce, facendo “colpi” e presunti scherzi. Un uomo di cui noi, adulti, ne comprendiamo la vera natura, ma allo stesso tempo pronto a proteggere la sua meticolosa rompiscatole macina parole da qualsiasi pericolo. Dalla finestra della sua camera, Rovorosa osserva con attenzione la sua metà del mondo: le cinciallegre sul sambuco, un arcobaleno in cielo, ma anche i loro vicini di casa, la strega Scorbella che veste sempre di nero e cammina costantemente piegata, con il suo gatto Rascal, e l'uomo senza una gamba. 

Quando si piange, bisognerebbe potersi scrollare di dosso le gocce come il cane di prima per non bagnarsi l'abito blu. Almeno poter fare questo finché si è bambini, con tutte le buone ragioni per piangere che abbiamo.

È un mondo strano, ristretto, eppure è anche una realtà in cui lei si sente felice. Fino a quando, Mangiaferro e Bruce non tornano più a casa. Inizia per la protagonista un vero e proprio viaggio di ricerca dell'amato padre, con il suo zainetto con provviste, mutandine pulite, il suo prezioso taccuino e dei gessetti colorati con cui tracciare la sua rotta, i suoi spostamenti. Così, se Mangiaferro tornerà, potrà seguirla e ritrovarsi. 
Nel suo percorso continua ad annotare tutto ciò che vede, e forse nel leggere la sua storia possiamo sentirci un po' strani. In fondo sembra essere il punto di vista di una bambina con una fervente immaginazione, che vede la realtà attraverso i suoi occhi, i suoi pensieri, le conoscenze che ha. A tratti, in verità, mi è parsa poco bambina...
In effetti, l'autore gioca moltissimo su questa sorta di effetto di straniamento. La realtà descritta da Rovorosa è vera? Chi è davvero la protagonista di questa storia?

Forse faccio male a raccontare tutto così. Ho un po' paura di svuotarmi. Ciò che esce non è più dentro. Quando si scrive, è veramente come del sangue che cola, come il suicidio dal polso, una volta che quello ha iniziato a sgorgare, non si sa più cosa fare per arrestarlo.


La narrazione oscilla, così come il suo nome, tra due mondi: quello quasi fatato, e dolce, dell'immaginazione, e quello più crudo e spinoso della realtà. Fino ad arrivare a un finale che francamente mi ha spiazzata e mi ha spinta a pormi una serie di domande che temo non troveranno mai risposta. Dal mio punto di vista puramente personale è una scelta che non apprezzo molto nella lettura, anche se è un romanzo che ha continuato a parlarmi per giorni, e alla fine sono arrivata a una mia personale visione, che ovviamente non posso rivelare per non fare spoiler. Del resto, una volta che il libro arriva al lettore, diviene del lettore stesso, che potrà interpretarlo e viverlo anche a suo modo. Non trovate?

Rovorosa è stata una lettura che mi ha colpita sicuramente per l'originalità e la scrittura, anche se in dei momenti non sono certa di averlo compreso appieno. Ma forse, come mi è stato detto, non sempre si deve capire tutto. Basta lasciarsi andare alle pagine, alle parole, e prendere la storia così com'è, senza scervellarsi troppo a cercare un vero e proprio senso. 

Forse non è un libro adatto a tutti, però sono sempre stata dell'idea che sia importante essere sempre curiosi e approcciarsi anche a qualcosa che potrebbe essere distante dalla propria comfort zone letteraria. 

Ma preferivo andare. Non mi piace stare ad aspettare, le cose intanto succedono.

IL LIBRO

Rovorosa
Éric Chevillard
Casa editrice: Prehistorica Editore
Traduzione di: Gianmaria Finardi
Pagine: 165
Prezzo: 16.00€
Anno di pubblicazione: 2021
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