I monologhi della vagina, di Eve Ensler

10 May 2021

Libri

Lettura di Aprile per #unannoconlescienze, con argomento Le Scienze Antropologiche. Idea di SamLibrary94 e Libriattraversolospecchio su Instagram!

La prima volta che ho letto questo titolo ho provato un mix di imbarazzo e curiosità.
I monologhi della vagina? Cosa sarà mai, mi sono chiesta. Complici le offerte de Il Saggiatore nel primo lockdown ho preso l'ebook ma solo lo scorso mese ho trovato il tempo di leggerlo. E mi si è aperto un mondo, oltre a donarmi tantissime riflessioni anche sulla persona che sono, sulla società o per estensione sul mondo in cui viviamo.
Questo libro lo ritengo importantissimo. Tutti dovrebbero leggerlo, uomini e donne. Perché attraverso questi “monologhi” teatrali Eve Ensler da un lato aiuta a riflettere sul nostro corpo, a farci aprire gli occhi sulle regole assurde della società, dall'altro dà voce a tutte quelle donne che sono state vittime di violenza, del potere del patriarcato, dell'impossibilità di essere semplicemente se stesse, abolendo quei tabù che la società impone.

Io stessa mi sento un po' vittima della nostra “cultura”. Parlare di certi argomenti mi provoca ancora una forma di imbarazzo che non riesco a comprendere. Forse per la realtà nella quale ho vissuto, forse per l'educazione che mi è stata donata, forse perché cresciuta in un mondo molto religioso dove certi argomenti vanno taciuti, certi termini usati in maniere diverse. E sì, è assurdo. Eppure, ancora questa scia mi colpisce. Ancora oggi, in verità, provo un po' di difficoltà a parlare del mio corpo, del sesso. Pur sapendo quanto sia assurdo tutto questo.

L'argomento è la vagina. 
La pronuncio nel sonno. La dico perché non è previsto che la dica. La dico perché è una parola invisibile - una parola che suscita ansia, imbarazzo, disprezzo e disgusto.
La dico perché credo che ciò che non si dice non venga visto, riconosciuto, ricordato. Ciò che non diciamo diventa un segreto, e i segreti speso creano vergogna, paura e miti. La dico perché un giorno o l'altro vorrei sentirmi a mio agio pronunciandola, e non vergognarmi o sentirmi in colpa.

© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice

Vagina.
Quanto è difficile ancora oggi usare questo termine?
Eppure è un sostantivo che definisce una parte del nostro corpo femminile, no? Una parte preziosa e fondamentale. Tuttavia, ancora oggi, proviamo una sorta di ansia, di imbarazzo, forse anche vergogna, o avvertiamo un senso di disprezzo se osiamo proferirla.

Eve Ensler con i suoi monologhi teatrali decide di spezzare questo tabù, rompere il silenzio e dar voce proprio a lei, alla vagina. I monologhi possono essere divertenti, seri, fantasiosi, drammatici; eppure sin dalla prima volta che la donna sale su un palco, accade qualcosa che va oltre il mero atto teatrale. Sempre più donne si fermano a parlare con lei. Donne che riescono a superare la barriera del silenzio per dar voce alle loro anime ferite, ai loro corpi violati. Donne stuprate, aggredite, picchiate, molestate che si liberano di tutta la loro rabbia, del dolore, delle loro memorie.

Ma questo fiume non si ferma. Continua a scorrere impetuoso e anche inaspettato. Sì, perché quello spettacolo viene ripreso in tutto il mondo da altre donne, in altri Paesi lontani dall'America, anche in quelle realtà del mondo molto più dure, dove le donne hanno sempre meno diritti, sono sempre più in balìa del controllo e della violenza degli uomini. Donne che scelgono di infrangere il silenzio sui propri corpi e sulle proprie vite. Donne che vogliono essere libere o che intendono liberarsi dell'orrore subito.

Secondo Eve Ensler, «se una cosa non viene nominata, non viene vista, non esiste». Ecco perché ritiene sia importante iniziare semplicemente dal dare il vero nome alle nostre parti del corpo, dire a gran voce il termine vagina, senza nascondersi dietro altri sostantivi come “passerina”, “patatina”, “cosa” o un “là sotto”. Rompere il silenzio, permette anche ad altre di avere il coraggio di farlo.

La mia vagina è una conchiglia, una tenera conchiglia rosa rotonda, che si apre e si chiude. La mia vagina è un fiore, un tulipano eccentrico, dal centro acuto e profondo, il profumo tenue, i petali delicati ma robusti.

Come dicevo, i monologhi sono diversi, e sono il frutto di diverse interviste sulla vagina che l'autrice/attrice e attivista ha posto a più di duecento donne, giovani, vecchie, sposate, single, lesbiche, docenti, attrici, manager, professioniste del sesso; donne afroamericane, ispaniche, asiatiche, native americane, caucasiche, ebree. Domande come Se la tua vagina si vestisse, cosa indosserebbe?, o se potesse parlare, che cosa direbbe, in due parole?

Alcuni monologhi possono far ridere, altri sono più seri, altri ancora si potrebbero definire più fantasiosi, e poi ci sono quelli che fanno veramente male e, come al solito, sono quelli che più mi hanno colpita e ferita. Dalle mutilazioni genitali sulle bambine, alle violenze sulle donne in quelle culture dove il ramo femminile non conta nulla, anzi... le donne diventano meri oggetti da sfruttare e picchiare a proprio piacimento. Violenza fisica sì, ma anche psicologica. Ma troviamo anche racconti basati su interviste a donne transessuali, fino ad arrivare alla terribile esperienza delle Donne di Conforto. Tante storie, tante situazioni differenti, ma tutte unite dalla volontà di alzare la propria voce, di non nascondere la violenza e la mancanza di rispetto dietro un pesante silenzio. Ad intervallare i vari monologhi poi c'è la presenza di alcuni articoli di fatti storici molto importanti che nel corso dei secoli hanno colpito duramente le donne, reprimendo la loro libertà anche sessuale.

La mia vagina
umido villaggio vivente di acqua.
Loro l'hanno invaso. L'hanno massacrato e bruciato.
Io non tocco adesso.
Non ci vado mai.
Io vivo in un altro posto, adesso.
Io non so dov'è, adesso.

Perché lo definisco un libro importante oltre a quanto espresso finora?
Perché più di vent'anni fa lo spettacolo di Eve Ensler diede vita anche al V-Day, un movimento di attivismo globale per porre fine alla violenza contro tutte le donne e le ragazze.
L'arte aiuta. L'arte è di vitale importanza. L'arte ci dà modo di esprimerci andando oltre i tabù, oltre i silenzi, oltre le imposizioni. Fa aprire gli occhi.

Cos'è il V-Day?
Riprendo esattamente la spiegazione che potrete trovare nel libro.

Ogni anno nel giorno di San Valentino, le persone in tutto il mondo mettono in scena a scopo benefico I Monologhi della Vagina - insieme ad altre opere artistiche e campagne politiche - per raccogliere fondi e ottenere riconoscibilità alle donne e ai gruppi di attivisti che lavorano per porre fine alla violenza contro tutte le donne e le ragazze - cisgender, transgender, e di genere non conforme.

V sta per Vittoria, San Valentino e Vagina. Le attività del V-Day sono, quindi, finalizzate attraverso l'arte ad attaccare il silenzio, pubblico e privato, che permette alla violenza contro le donne di perpetuarsi. E ha dato anche vita al movimento sociale chiamato One Billion Rising: ogni 14 febbraio, c'è l'invito alle donne che hanno subito una violenza - e chiunque voglia dare solidarietà -a insorgere insieme in un movimento di danza, per rivendicare i corpi, e di attivismo politico, per riprendersi la società.

Eve Ensler ha scritto il suo testo I Monologhi della Vagina nel 1994, per poi metterlo in scena a New York nel 1996, ricevendo subito un gran successo. Dopo aver ascoltato un numero molto alto di testimonianze di donne abusate, violate, stuprate, Eve e un gruppo di volontarie hanno fondato il V-Day il giorno di San Valentino del 1998, portando in scena proprio quest'opera teatrale, e raccogliendo 250 mila dollari di beneficienza. E questo è stato solo l'inizio. Un movimento inizialmente solo provocatorio, che poi diviene di vitale importanza, e si diffonderà in tutto il mondo, coinvolgendo moltissime donne ancora oggi.

Ho cercato di riassumere un po' tutto quello che è raccolto in questa edizione del libro, ma c'è molto altro da dire, molto altro da scoprire. Il mio intento è quello di farvi avvicinare a quest'opera, uomini e donne, e scoprire da soli l'importanza che ha.
Non solo come atto di resistenza, come volontà di andare contro la violenza di genere, ma anche per le donne per acquisire una nuova consapevolezza di sé e del proprio corpo, e capire che non c'è nulla di male a provare certe sensazioni, a sentire la voglia di esporsi e di chiamare le cose con il proprio nome.
È qualcosa che mi ha colpita in prima persona, poiché come dicevo sono la prima a far una gran fatica nell'espormi su tutto ciò che concerne il mio corpo e il sesso.

Cambiare nome
Indossare un vestito intero con un solo bottone facile da aprire
Cinquanta soldati giapponesi al giorno
A volte ce n'era una nave intera
Strane cose barbariche 
Farlo anche quando abbiamo le mestruazioni
Farlo da giovanissime prima di cominciare ad averle
erano così tanti
Certi non si spogliavano neanche
Tiravano fuori il pene e basta
tanti di quegli uomini che non riuscivo a camminare  - un estratto basato sulle testimonianze delle Donne di Conforto.

Prendere parola è un atto di resistenza.

Per saperne di più sul V-Day: https://www.vday.org/about-v-day/

Vi consiglio anche questo video, scoperto proprio oggi.

IL LIBRO

I monologhi della vagina
Eve Ensler
Casa editrice: Il Saggiatore
Traduzione di: Margherita Bignardi, Sarah Barberis
Pagine: 173
Prezzo: 17.00€ / E-book: 10.99€
Anno di pubblicazione: 2018
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