Il fascino delle lettere non tramonta mai

12 Apr 2018

Riflessioni

 

Oggi giornata di riflessioni. Fiori piove, non c'è lo spirito giusto per uscire o fare qualcosa, e così l'alternativa è stare a casa, leggere, o scrivere. Quanto mi manca la scrittura. Creare personaggi con le loro precise caratteristiche e storie differenti. Ideare ambientazioni, scegliere periodi storici o lasciar vagare del tutto la fantasia, fare ricerche, provare a cercare immagini da cui trarre maggiori spunti. Darsi un programma ben preciso e poi scrivere, scrivere, scrivere. Buttare giù parole, riempire pagine, oltrepassare le difficoltà nel definire i dialoghi, scegliendo i giusti toni, le diverse sfumature, per non far apparire tutti uguali, tutto troppo piatto. E ricercare quel briciolo di originalità che non è mai facile trovare, visto che oramai tutti hanno scritto di tutto. Ecco. Vorrei tanto riuscire a scrivere ancora, come un tempo. Vorrei riprendere mano a quel romanzo chiuso in un cassetto per apportar modifiche che possano essere più attinenti alla me di ora. O magari scrivere di altro. Ma cosa? Vorrei avere la giusta ispirazione e il tempo necessario per essere sola e poter buttar giù idee senza interruzioni.

Oggi mi sono svegliata con questi pensieri e... con la voglia di ritrovare la macchina da scrivere che avevamo un tempo. Alla fine non l'ho trovata. Forse, con mia disperazione, non l'abbiamo più (ne voglio assolutamente una per provare a scrivere lì, e magari scattare qualche foto più bella e particolare per inserirle su instagram). Però, ho trovato altro.

Delle lettere. Le lettere dei miei genitori.

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Lo so, lo so. Le lettere, come i diari, sono qualcosa di personale che non andrebbe toccato, per non passare come un'impicciona. Però ne ero fortemente attratta, ero curiosa e alla fine l'ho presa come un modo da un lato per conoscere i ragazzi che erano, e forse comprenderli un po' meglio - visto che spesso non li capisco -, dall'altra per trovare una sorta di ispirazione. Se elimino il pensiero che quei due ventenni erano i miei genitori, possono passare per altri, no? Magari personaggi che potrebbero dar vita a una storia. Una storia d'amore. E la mia mente vola, già.

Comunque il succo delle mie riflessioni in realtà si focalizza proprio sull'idea di lettera. La lettera scritta a mano o al massimo con la macchina da scrivere. Quelle lettere con errori, magari sbavature per colpa di lacrime che impertinenti sono scese a bagnare il foglio. O magari quelle battute male, e con un linguaggio non proprio aulico, ma che trasmette pure emozioni.

Il fascino di questi "strumenti" per me non è mai svanito e credo che non potrà mai morire. Se è vero che ormai quasi nessuno le scrive più, molti le usano ancora nei romanzi, e altri ne sono ancora affascinati. Ammetto con sincerità che io le amo follemente, e mi piacerebbe tornare a scriverle, ma... non credo che qualcun altro sia poi così d'accordo. Ne sono attratta, forse perché amo tantissimo scrivere. Forse perché tramite la scrittura io riesco davvero a essere totalmente me stessa, a trasmettere tutto quello che ho dentro, senza paure, senza problemi, come dal vivo non so fare. O comunque provo davvero molta difficoltà.

A volte mi sento come nata nell'epoca sbagliata. Sia chiaro, amo molte cose del presente e da un lato la tecnologia ora ci aiuta a raggiungere più velocemente le persone amate e lontane. Ma spesso tutto risulta freddo, e a volte i social ci hanno portati a essere molto più distanti, anziché rimuovere davvero questa lontananza. Le lettere, invece, erano tutta un'altra cosa.

C'era l'attesa spesso piena di lacrime nel ricevere notizie del proprio amato lontano. E poi la gioia nel poter aprire quella busta che profumava d'amore, di speranze, a volte anche di problemi, perché si sa l'amore un po' "ti spacca le ossa". C'era la voglia di comunicare tutto quello che hai dentro, perché quello era l'unico modo - oltre a un telefono a gettoni - per parlare con il proprio amato.

Quando ti scrivo è come se ti avessi vicina.

Due persone che si amano ma sono costrette a vivere distanti. Pochi giorni insieme, dove si vorrebbe star sempre bene, ma come spesso accade a volte la vita stravolge i piani. E tante, tante lettere, che non vedi l'ora di scrivere, che non vedi l'ora di leggere. La bellezza e il profumo di quella carta speciale, a volte scelta anche con cura con immagini o colori adatti. L'attesa bella e amara. Quei momenti di tristezza e vuoto, allontanati da sprazzi di luce e gioia.

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Prima c'era la capacità di aspettare. Di aver pazienza. La voglia di amare davvero, nonostante le difficoltà. Ora il mondo va troppo di fretta, molte cose si perdono. Siamo sempre attaccati a un cellulare che ci aiuta sì a essere sempre in contatto con la persona amata e distante, ma che molte volte ti dà l'impressione di essere tutto troppo freddo. Non so dirvi bene perché, ma la lettera dona molte più emozioni. Soprattutto se scritta a mano. Trovo anche splendido cercare di decifrare la scrittura, di comprendere l'umore. Leggere le lettere ti fa immaginare davvero quella persona che te le ha scritte. Ed è un po' come averla lì, accanto a te, pronta a donarti quell'abbraccio di cui hai bisogno, e a rincuorarti un po', ad alleviare quel senso di solitudine.

Leggere quelle lettere da un lato mi ha fatto sentire un po' un'intrusa, ma dall'altro mi ha fatto immaginare quei due ragazzi ventenni pieni di sogni, di paure, di amore. Ed è stato un po' come vederli.

Non lo so. Forse ho sbagliato. Ma mi sono ritrovata a sorridere e a emozionarmi. Perché in fondo sarò sempre quella stupida romanticona che crede ancora nell'amore nonostante tutte le difficoltà e i problemi avuti in passato. Nella bellezza dei piccoli gesti e delle parole che possono uccidere, ma possono anche trasmetterti le emozioni più grandi.

E voi subite il fascino delle lettere scritte a mano? Ne scrivete ancora? :)

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