"La Fattoria degli Animali" di George Orwell - Recensione

4 Nov 2016

Libri

Il 2016 non si sta dimostrando per niente un anno facile. Non dirò che non ci siano stati dei bei momenti, ma... dal punto di vista delle emozioni negative, non è stato per nulla semplice. Non solo moti che turbano l'animo a causa di persone che dopo anni hanno rivelato la loro vera natura, pugnalandoti alle spalle, ma anche problemi più gravi che non hanno ragione però di essere rivelati in questo blog, e il terremoto che mi ha scombussolato il cuore e la mente. La mia amatissima regione - Le Marche -, insieme all'Umbria e Lazio sono state sconvolte da diverse forti scosse che hanno deteriorato quella parvenza di sicurezza e tranquillità che pensavo di aver riacquistato dopo quella di agosto. Non è facile, non lo è per niente. Perché di fronte a questi eventi capisci quanto in realtà noi esseri umani possiamo essere spazzati via in pochi secondi, quanto la nostra vita - che possiamo amare o meno - possa essere distrutta da una natura feroce che non guarda in faccia a nessuno.

Comunque non voglio rinunciare al mio spazio, la vita va avanti, e in questo angolo virtuale io voglio regalare al mondo un pezzettino non solo di me, ma anche di quella bellezza che può rendere più dolce la vita.

Torno dunque a parlare di libri, portando su "carta" i miei pensieri su un libro molto conosciuto e studiato, sicuramente da molti, e che merita di essere letto da chi ancora è in dubbio o non ha avuto il modo di farlo. Sto parlando, come si evince dal titolo, di "La fattoria degli animali" di George Orwell.

Dello stesso autore avevo già letto 1984 e ne avevo parlato QUI. Una lettura che mi aveva davvero sconvolto dentro. Così attuale, così terribile. Ricordo di aver provato un forte senso di nausea, e anche una sorta di claustrofobia. Ma anche rabbia di fronte a un mondo dove l'odio e l'ignoranza vincono, perché un individuo che non può provare emozioni belle e che non conosce è più facile da plagiare. E questo è proprio uno dei temi su cui si fonda anche "La fattoria degli animali".

Il libro inizia da una volontà di rivolta da parte degli animali guidati dal Vecchio Maggiore - un anziano maiale -della "fattoria padronale" del Signor Jones, i quali sono stanchi dei soprusi subiti e reclamano una certa libertà. Grazie all'opera dei Maiali - capitanati da Napoleone e Palla di Neve - considerati gli animali più intelligenti, riescono a cacciare via gli "umani" e donano un nuovo nome al luogo: la Fattoria degli Animali, appunto.

Quello che si cerca di creare è un mondo nuovo, dove gli animali hanno una maggiore libertà, dove non c'è un individuo più in alto di altri, nessun padrone, nessun dittatore, ma tutti danno il proprio contributo a seconda delle proprie possibilità.

I sette comandamenti: Tutto ciò che va su due gambe è nemico. Tutto ciò che va su quattro gambe o possiede ali è amico. Nessun animale indosserà vestiti. Nessun animale dormirà in un letto. Nessun animale berrà alcolici. Nessun animale ucciderà un altro animale. Tutti gli animali sono uguali.

L'idea di per sé è bella, ma... qualcosa cambia ben presto.Napoleone e i suoi seguaci, infatti, iniziano a modificare pian piano quelle che erano le regole principali di questa nuova fattoria, e pian piano, attraverso la violenza, la persuasione dovuta a parole melliflue di Piffero, il carisma, e puntando, come dicevo, sull'ignoranza delle "masse", si torna a vivere in una sorta di terrore, e pian piano tutte le cose che erano vietate, diventano possibili, e i maiali diventano sempre più simili proprio a quegli esseri che volevano odiare e cacciare. Quel sogno tanto bello che avevano progettato, quella voglia di vivere in piena libertà, senza essere più governati da uno solo o da un gruppo, crolla miseramente. I maiali si trasformano in nuovi tiranni che non guardano in faccia neanche a chi con tanto impegno si è adoperato per far andare avanti le cose, per costruire un mulino anche più volte (la scena di Boxer, il cavallo a lungo sfruttato e poi mandato miseramente alla morte, è stata una di quelle che più mi ha toccata dentro. Di una tristezza assurda). Pian piano diventa chiaro che non si ha più modo di esprimere la propria opinione, senza rischiare di essere tacciati come traditori; e tra le altre cose si capisce quanto sia importante avere una buona dialettica, una capacità persuasiva di convincere le masse - ignoranti - a credere che tutto ciò che i maiali fanno sia buono e giusto; arrivando anche ad adossare problemi e colpe a personaggi scomodi ed esterni.

L'idea che Trifoglio si era fatta del futuro, se mai se n'era fatta una, era quella di una società di animali affrancati dalla fame e dalla frusta, una società di uguali in cui ciascuno avrebbe lavorato secondo le proprie capacità e i più forti avrebbero protetto i più deboli, come aveva fatto lei proteggendo con la zampa quella sperduta nidiata d'anatroccoli la notte in cui il Maggiore aveva tenuto il suo discorso. Invece - e non capiva perché - erano arrivati tempi in cui nessuno osava dire ciò che pensava, in cui si aggiravano ovunque cani ringhiosi e crudeli, in cui si dovevano vedere i propri compagni fatti a pezzi dopo aver confessato delitti sconvolgenti. Non c'erano pensieri di rivolta o insubordinazione nella sua mente. Sapeva che, persino in quelle circostanze, adesso si stava meglio che ai tempi di Jones e che la necessità prioritaria era quella d'impedire il ritorno degli esseri umani. Qualsiasi cosa potesse accadere, lei sarebbe rimasta leale, avrebbe lavorato sodo, eseguendo gli ordini che le avrebbero impartito e accettando la guida di Napoleone. Eppure non era in questo che lei e gli altri animali avevano sperato, non era per questo che avevano costruito il mulino a vento e sfidato le pallottole di Jones. Ecco quali erano i pensieri di Trifoglio, anche se le mancavano le parole per esprimerli.

Quello che si sa è che Orwell con questo libro (che ha come veri protagonisti gli animali, e che potrebbe quasi essere visto come una favola - molto triste  ma con una sua morale: tutte le rivoluzioni si trasformano in una nuova dittatura, tradendone così i veri ideali -) ha voluto creare una sorta di  attacco satirico alla Russia di Stalin, a quei tempi alleata con la sua Inghilterra. Napoleone, infatti, è la personificazione di Stalin, così come altri maiali lo sono di altri personaggi che ruotavano attorno a lui. Quella che viene descritta attraverso gli animali e le sorti della fattoria, è ciò che è accaduto ai tempi della rivoluzione russa e conseguente periodo staliniano. Un regime dittatoriale che non ha risparmiato nessuno. Tanto che molti eventi e personaggi descritti nel libro sono un'allegoria di eventi e personaggi realmente accaduti/esistiti.

Ma è anche un attacco, come dice lo stesso Orwell alla conclusione del libro, al governo inglese che non accettò di pubblicare subito una tale opera, per non andare contro i propri "alleati". Il romanzo fu infatti pubblicato solo al termine del secondo conflitto mondiale. Da vedere, dunque, come un attacco alla mancanza di libertà di stampa e pensiero, che si riflette anche in 1984, dove tutto è stabilito, dove tutti devono rispondere al Grande Fratello. Tutti esseri uguali, privi di una forma di personalità e pensiero.

Credo di non errare però nel collegare tutto ciò  a qualsiasi forma di tirannia e dittatura, a un potere che va contro i cittadini, impedendo loro di avere un'istruzione, il proprio pensiero, e la propria libertà. Un potere marcio e feroce che non si fa scrupoli a usare le persone anche allo stremo - vedi le galline costrette a fare sempre più uova - e legato, quindi, a un profondo senso di ingiustizia. Un potere che sfrutta l'ignoranza, arma preziosa per il dittatore, che può usare per far credere tutto ciò che vuole al popolo.

È un libro che fa riflettere, ma anche arrabbiare e che fa male. È il secondo di Orwell che leggo, e il secondo che mi ha lasciato addosso un forte sentimento di ingiustizia, di rabbia, di voglia di urlare; ma anche una profonda tristezza, rivedendo molti dettagli anche nella nostra epoca. Adoro Orwell. Adoro il suo stile e la capacità di farti capire, anche attraverso una storia di animali e con parole semplici, il brutto di una dittatura. Il suo sarcasmo, il suo attacco, diventano facilmente i tuoi.

Io ve lo consiglio assolutamente.    

TUTTI GLI ANIMALI SONO UGUALI, MA ALCUNI ANIMALI SONO PIU' UGUALI DEGLI ALTRI.

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La fattoria degli animali George Orwell Oscar Mondadori Voto: ♥♥♥♥♥/5     Salva 1984 George Orwell Mondadori Voto: ♥♥♥♥♥/5
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