Le stanze buie, di Francesca Diotallevi

18 Mar 2022

Libri

Ci sono libri che ti catturano sin dalla trama o anche dalla copertina. E forse, in qualche arcano modo, sai che sono le letture giuste per te, quelle che sapranno rispondere a tutto ciò che cerchi quando leggi. Uno di questi è sicuramente “Le stanze buie” di Francesca Diotallevi.
Del libro ne ho già parlato in una recensione scritta per Let's Book, ma per alcuni testi ci tengo a condividere qualche riflessione anche nel mio blog. Perché meritano, e anche perché in fondo è questo lo scopo del mio piccolo angolo virtuale: diffondere la bellezza, collezionare ricordi, farli scoprire anche a chi decide di leggermi.

E allora, se vi va, seguitemi e andiamo insieme nelle Langhe.


«Non vi sembra incredibile l'idea di riuscire a trattenere un'essenza, di per sé effimera e volatile, e poterla imbottigliare?» domandò, anziché rispondere alla mia domanda.
«È così che i nostri ricordi sopravvivono al tempo: grazie al profumo».  

© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice

Un carillon, un orologio, una chiave, un profumo.
Semplici oggetti che, però, possono evocare ricordi, alcuni dei quali pesano ancora come macigni nel cuore; o magari sono capaci di sciogliere segreti nascosti in stanze buie, che non devono mai essere aperte.
Perché ho tanto amato questo romanzo? Per varie ragioni.
Innanzitutto, pur trattandosi di un esordio - riveduto e ripubblicato - mi è sembrato di leggere un bellissimo classico ottocentesco (non solo per l'ambientazione di fine '800, ma proprio per lo stile e la struttura della narrazione). L'influenza delle letture si avverte, è come se l'autrice avesse assimilato interiormente vari elementi di diversi classici, facendoli propri e mettendoci del suo.

Attraverso una scrittura raffinata e magnetica, Francesca Diotallevi ti cattura sin dalle prime pagine, trasportandoti su un treno diretto a Neive, un piccolo paese nelle Langhe. Le descrizioni minuziose della campagna piemontese, ma anche dell'antica dimora isolata, con i suoi corridoi bui, gli oggetti pieni di polvere, le porte chiuse, ti fanno quasi credere di essere lì, con Vittorio, il vero e proprio protagonista della vicenda narrata, di questo romanzo che ha anche delle sfumature gotiche, che tanto apprezzo.


Vittorio Fubini è un maggiordomo che, a seguito della morte di suo zio, è costretto ad abbandonare la luminosa e frenetica Torino, per svolgere il suo compito nella dimora di campagna della famiglia Flores. L'uomo non è contento, ma lo fa per rispetto di quel parente che si è sempre occupato di lui, seppur non lo abbia mai veramente visto. La situazione nella casa si presenta sin da subito complicata. Vittorio è un uomo ligio al dovere, che pretende il rispetto di determinate regole. Ma lì, la servitù sembra svolgere i vari lavori in modo molto superficiale e approssimativo. I padroni, invece, appaiono strani ai suoi occhi. Da un lato c'è il burbero e ombroso Conte Amedeo, dall'altra Lucilla, una giovane donna anticonformista ed eccentrica, che inizialmente il maggiordomo giudica male, non adeguandosi all'immagine delle grandi dame di Torino. Lucilla, infatti, preferisce restare nella camera con la sua piccola Nora, anziché accogliere ospiti; non vuole assolutamente assumere una balia, dà del tu ai servitori, chiamandoli per nome, i suoi capelli non sono mai perfettamente raccolti, e sovente si richiude in un capanno nel giardino, dove prepara profumi che lasciano una scia di ricordi ed emozioni, anche davanti al cuore più duro. Ma ben presto ci accorgiamo, con lui, che Lucilla sembra quasi come una colomba in una gabbia dorata.


Lucilla Flores colse una margherita dal prato, sistemandola dietro l'orecchio della figlia. 
«Se io sono una regina delle fate, tu sei una principessa» stabilì, prima di abbracciare la bambina, trascinandola sull'erba con sé. 
Le loro risate tintinnarono come campanelli nelle mie orecchie e, per un breve istante, ebbi la sensazione, la netta sensazione, che quella fosse la felicità.

E che in quella polverosa casa, che diventa un vero e proprio personaggio, ci sono troppi segreti e misteri che inquietano e turbano l'uomo. Porte che si chiudono all'improvviso, altre a cui è proibito accedere. Strani lamenti, campanelli che suonano nel cuore della notte e figure di bianco vestite che turbano le notti della bambina.
Qualcosa di soprannaturale incrina la quiete del luogo, o forse ci troviamo davanti a una motivazione più umana?


Lentamente, una pagina dopo l'altra, assistiamo a un vero e proprio cambiamento di Vittorio, che piano piano apre gli occhi, e il suo cuore rigido, la sua idea di perfezione, vacilla. E i segni di un passato tornano ad affiorare nel presente.

La narrazione si dipana su due piani temporali. È Vittorio stesso, ormai anziano, che narra il suo passato: è ossessionato da un ricordo che ancora lo ferisce, da un qualcosa che non può cambiare, e il cui dolore ancora lo annienta dentro. Ma dovrà imparare ad attraversarlo, farci i conti, accettarlo, solo così forse potrà andare veramente avanti.

Ricordi, amore, violenza, follia, sensi di colpa, segreti, vendetta. Sono tanti i temi, accuratamente presenti in questo romanzo. Diotallevi, a mio avviso, riesce a tratteggiare splendidamente le emozioni umane: quel profondo amore che va oltre la morte, il forte senso di vendetta, ma anche la voglia di libertà, la tenerezza e l'innocenza.

Mi sono innamorata di Vittorio, del suo mutamento, della sua comprensione. Da uomo rigido, pian piano muta, e il suo rapporto soprattutto con la piccola, dolce, Nora mi ha commosso e fatto sorridere in più di un'occasione. Se lui è il vero e proprio protagonista della vicenda, sulla scena spicca anche Lucilla, un personaggio che a volte appare simile a una fata, così strettamente legata alla sua bambina ma anche a quel desiderio di libertà, che sembra sempre un'illusione.

Non mancano i colpi di scena, i misteri da risolvere, quella sorta di inquietudine per ciò che accade nella casa, e che spezzano un po' la razionalità dell'uomo.

È una storia che parla anche di ossessioni e di tormenti interiori. Se da un lato ci sono delle porte fisiche alle quali non è permesso accedere, ma che attraggono fortemente il protagonista, dall'altro si può parlare anche di stanze buie del proprio cuore. Perché spesso gli spettri vivono dentro di noi.

Se vi piacciono i romanzi dal sapore classico e dalle sfumature gotiche e malinconiche, ricchi di descrizioni ma con una splendida cura nel tratteggiare l'intimità e l'umanità dei personaggi, sicuramente è il titolo che può fare per voi.

Questo racconto mi ha incantata e rapita sin dalle prime pagine, è riuscito a commuovermi e conquistarmi in maniera totale. E credo che Vittorio, Lucilla e la piccola, dolcissima, Nora avranno sempre un posto speciale nelle stanze del mio cuore. E per quanto mi riguarda, va dritto tra le letture più belle dell'anno.



«Una vecchia casa è piena di rumori, Fubini. Se doveste badare a ogni singolo scricchiolio, a ogni fruscio, impazzireste...». I suoi occhi cercarono i miei. Erano velati d'ombra. «Credetemi, impazzireste». Sembrava perseguitato da un pensiero assillante e penoso

IL LIBRO

Le stanze buie
Francesca Diotallevi
Casa editrice: Neri Pozza
Pagine: 283
Prezzo: 18.00€ / E-book: 9.99€
Anno di pubblicazione: 2021
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