Un viaggio nel cinema di Tim Burton

6 Jun 2022

Libri

Non sono un'esperta di cinema, ma ci sono registi che mi colpiscono più di altri. 
Tra i tanti Tim Burton è sicuramente uno di quelli che riesce, con i suoi temi, la sua immaginazione e creatività, a stupirmi sempre o quasi. 
Ed è per questo che quando ho visto due titoli sul suo lavoro in biblioteca, ho deciso di portarli a casa con me. Per ritrovare così tra queste pagine non solo quei film che ho visto e amato profondamente, ma anche la vita e l'estro creativo di quest'uomo. 

Se penso a Tim Burton porto subito alla memoria alcuni film che ho visto e rivisto, e continuo a farlo ancora con piacere e mi sono entrati nel cuore: Edward mani di forbice, La sposa cadavere, Nightmare before Christmas, La fabbrica di cioccolato, Sweeney Todd, e Frankenweenie, solo per fare qualche esempio. Ma leggendo questi volumi, in particolare “Tim Burton: il paese gotico delle meraviglie” di Simone Spoladori, ho potuto approfondire molte tematiche che tendono a ripetersi nei vari film, e verso le quali mi sento molto affine. Accanto a ciò, però, si possono incontrare tante piccole curiosità che possono stupire, e collegamenti tra personaggi che ho trovato molto affascinanti. 


© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice

L'opera di Burton è sempre - o quasi - simile a un fiaba dark, a una declinazione oscura e gotica del fiabesco, con rimandi anche all'horror che però, personalmente non amando il genere, non disturba così tanto. 
Uno dei temi più importanti su cui si focalizza la sua visione del mondo e il suo estro artistico è senz'altro la figura del 'diverso', dell'outsider, del cosiddetto weird: il personaggio strano, simile a un 'mostro', a un novello Frankenstein al quale spesso s'ispira. Una figura spesso grottesca e deforme esteriormente, ma dal gran cuore, e dalla profonda sensibilità d'animo. L'esempio su tutti è sicuramente Edward mani di forbice: una 'creatura' che purtroppo al posto delle mani ha delle pericolose lame, perché il suo creatore è morto prima di completare tutto. Edward vive isolato nel suo castello sulla collina, scuro e nettamente distante dal mondo colorato e tutto uguale della piccola comunità dove viene intromesso quasi a forza, ma da cui è cacciato perché non compreso, mal tollerato, considerato pericoloso e quindi allontanato. Una piccola provincia chiusa, che spesso fa molta più paura del presunto 'mostro', altro tema che si ripresenterà in altri lavori del regista americano (che proprio in una comunità simile è cresciuto). A superare le apparenze sono solo i più piccoli, i ragazzi, chi sa guardare il mondo in maniera diversa. I personaggi di Tim Burton riescono a osservare il mondo con lo sguardo di un bambino.

Questo 'diverso' presenta anche una sorta di bipolarismo: da un lato è sì rifiutato e allontanato dalla società, che non riesce a comprenderlo, ma dall'altro in un certo senso è costretto a isolarsi, perché non riesce a rispecchiarsi in quella comunità. E forse proprio in questa concezione mi ritrovo anche io. Nella difficoltà che ho nel relazionarmi con il mondo che mi circonda, nell'impossibilità spesso di comprendere quello che la società vuole, accetta e ritiene giusto, e dalla quale io mi sento estranea, del tutto o quasi fuori.

Interessante è anche la divisione del suo processo creativo. Mi spiego meglio. Nella prima parte dei suoi film, i cosiddetti diversi hanno un atteggiamento piuttosto passivo di fronte al comportamento della comunità, che non esita a prendersi gioco di loro, a rifiutarli, e cacciarli. Nella seconda parte, però, qualche cosa cambia: un esempio in questo caso è Sweeney Todd, il quale inizia a reagire, a vendicarsi in maniera anche piuttosto violenta del male subito. 
Non per niente ho citato Edward e Sweeney. Infatti, ho trovato davvero affascinante il collegamento tra i due: a osservarli con attenzione, Sweeney sembra quasi una sorta di evoluzione del buon Edward. Se quest'ultimo ha delle lame al posto delle mani, per Sweeney quelle lame sono un prolungamento del proprio braccio, strumenti utili per la sua vendetta nei confronti dell'ipocrita società vittoriana. 

C'è un occhio particolare anche per i personaggi 'negativi': prendiamo come esempio la Regina Rossa di Alice in Wonderland, o Pinguino di Batman Returns. Entrambi hanno una storia piuttosto triste, che li ha portati ad acquisire anche in questo caso il ruolo di 'diverso'. Personaggi deformi, presi in giro, non amati o allontanati sin dall'infanzia, sui quali l'attenzione e la comprensione di Burton si concentra.

Altra tematica importante che ritroviamo in diversi suoi film, è il contrasto e allo stesso tempo la contaminazione tra il Mondo dei Vivi (realtà) e il Mondo dei Morti (immaginazione), che si riflette molto bene ne La Sposa Cadavere. Qui avviene una vera e propria inversione: nella realtà, e quindi tra i vivi, il mondo appare grigio, spento, triste, un'Inghilterra vittoriana che sembra più morta che viva. Nel mondo dei morti, invece, tutto è colorato, vivace, gioioso. Due ambientazioni opposte, che però s'incrociano, si contaminano, hanno ripercussioni l'una sull'altra. Il mondo immaginario è simile a quello reale, ma è escluso. 

Nel secondo volume che vi consiglio, troviamo anche qui qualche riflessione sull'esperienza lavorativa di Tim Burton, per poi concentrare l'attenzione nello specifico sulla realizzazione intensa e lunga (quasi dieci anni) de La sposa cadavere. Si tratta di un testo ricco di immagini, fotografie, bozzetti (anche disegnati da Burton stesso), e numerosi dettagli su tutte le fasi di lavorazione. E a seguire una riproduzione del film su carta, per rivivere un po' la magia di quel mondo gotico e romantico. Ma lo sapete, che la storia di Victor, conteso dalle due donne (Victoria ed Emily) è ispirato a un racconto popolare dell'Europa dell'est? Affascinante è anche l'utilizzo dello stop-motion, una tecnica particolarmente amata dal regista californiano. 

Tornando per un attimo al precedente volume su Tim Burton, volevo aggiungere che l'autore si concentra molto anche sulle prime esperienze di Burton, sia nel mondo Disney - ad esempio ha lavorato a Red e Toby nemiciamici e a Taron e la pentola magica -, sia in proprio. È un testo che non solo analizza nel dettaglio quindici lungometraggi (si conclude con Alice in Wonderland), ma getta una luce attenta e importante anche sui cortometraggi degli esordi, sui primi lavori amatoriali, gli spot pubblicitari, ma anche disegni, quadri e fotografie che nel 2009 furono esposte nel Museum of Modern Arts di New York. Senza tralasciare un occhio sugli attori, produttori e altri membri del cast tecnico che lo accompagnano in questo lungo ed emozionante viaggio: soprattutto citati sono Johnny Depp, l'attore feticcio con cui Tim Burton è riuscito a creare una vera e propria sintonia, e che riesce a plasmare per farlo aderire perfettamente all'idea dei suoi personaggi, alla visione del mondo, ed Helena Bonham Carter, che è stata anche sua moglie per un periodo. A stuzzicare il lettore non mancano anche alcune curiosità sui suoi film: ad esempio, sapevate che gli scoiattolini de La fabbrica di cioccolato sono veri e sono stati addestrati? Oppure che Michelle Pfeiffer sul set di Batman Returns ha tenuto davvero per qualche secondo un uccello vivo in bocca?

Quelle che trovate in questo articolo sono solo poche informazioni che ho scelto di condividere. Ma se come me amate l'arte, la poetica e la visione del mondo e del cinema di Tim Burton, vi consiglio di recuperarli.
Approfondire alcuni dei suoi film mi ha permesso di fare anche un bel viaggio nell'infanzia, penso con un sorriso allo strambo Beetlejuice, ma mi ha anche invitata a voler recuperare quelli che ancora mi mancano, come Big Fish!

I LIBRI

La sposa cadavere
Tim Burton
Casa editrice: Einaudi
Traduzione di: Nico Orengo
Pagine: 156
Prezzo: 16.50€
Anno di pubblicazione: 2006
Tim Burton: il paese gotico delle meraviglie
Simone Spoladori
Casa editrice: Le Mani
Pagine: 202
Prezzo: 24.00€
Anno di pubblicazione: 2010
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