Ausmerzen: vite indegne di essere vissute, di Marco Paolini

25 Jan 2022

Libri

Ci avviciniamo alla Giornata della Memoria e il mio intento, come sempre, è quello di leggere e condividere alcune letture sul tema. In verità, il mio interesse per la memoria, e tutto ciò che ruota intorno a questa tragica pagina della Storia, è sempre stato vivo e acceso. Da sempre, da quando sono piccola. Non è una moda quindi, né la solita frasetta di circostanza da dire in questo momento, quel «per non dimenticare» o «mai più» scritto e gridato un solo giorno e poi ciao, ci rivediamo al prossimo anno. Nel mio piccolo, ho sempre cercato di affrontare queste letture. Sì, è vero, tendo a farle soprattutto in questo periodo dell'anno, ma in verità come dicevo è un tema che mi sta a cuore. Perché voglio davvero conoscere, riempire i vuoti, ascoltare o leggere testimonianze, per non restare cieca o indifferente di fronte a una realtà che purtroppo si ripresenta in forme piuttosto simili. Ah, per dovere di cronaca: non metto da parte altre pagine di storia spesso dimenticate, anzi. Sul mio blog potete trovare molte letture che le affrontano e non smetterò mai di farlo.

Oggi vi voglio parlare di una pagina dell'orrore Nazista di cui forse si sa poco: la soppressione di quelle vite indegne di essere vissute. Che cosa si intende? Be', proseguite. Perché c'è tanto da dire.

Ausmerzen ha un suono dolce e un'origine popolare. È una parola di pastori, sa di terra, ne senti l'odore. Ha un suono dolce ma significa qualcosa di duro, che va fatto a marzo. Prima della transumanza, gli agnelli, le pecore che non reggono la marcia vanno soppressi.

© una valigia ricca di sogni - marta.sognatrice

Questa lettura mi attendeva da tempo nel kindle. Sapevo a grandi linee di cosa trattava, ma leggerlo è stato profondamente doloroso e allo stesso tempo importante, illuminante nonostante le molte ombre che affronta. Prima di questo libro, Marco Paolini ne aveva tratto uno spettacolo, che potete trovare tranquillamente su youtube e che ho subito recuperato. Vi consiglio di farlo anche voi perché, nonostante il libro sia arricchito di informazioni più sostanziose e importanti, il potere della parola e della visione forse possono donarvi quel qualcosa in più, arrivare in maniera più rapida e forte in voi.

Iniziamo subito da alcune domande. Se vi dicessi: Auschwitz, Birkenau, Dachau, Buchenwald, Treblinka, Sobibor, sono tutti nomi più o meno conosciuti, non è vero? Sapete bene a cosa e chi collegarli, giusto?
Se invece vi proponessi un altro elenco: Grafeneck, Brandenburg, Hartheim, Sonnenstein, Bernburg, Hadamar... che cosa vi viene in mente? Nulla, o quasi, vero?
Eppure, anche questi sono luoghi da tenere a mente, luoghi importanti da ricordare. Cliniche, castelli, carceri, dimore spesso inserite in un contesto urbano, nel quale iniziò il vero orrore. Prima dei campi di sterminio, prima della soluzione finale, in Germania il governo nazista iniziò una macchina infernale tesa ad annientare quelle vite indegne di essere vissute: disabili, malati di mente, soggetti con malattie ereditarie, adulti e bambini che rappresentavano un peso per la Nazione; vite a cui porre fine per purificare il sangue ariano. Ebbene sì. L'orrore nazista iniziò già a essere perseguito sui cittadini tedeschi stessi, e attraverso non ufficiali delle SS armati di mitragliatrici, ma... dai camici bianchi, medici, psichiatri, infermiere, che dovevano mettere fine a queste vite considerate inutili.

Prima dell'orrore dei Lager, ma anche oltre la fine della guerra.

Nel 1920, in Germania, uno psichiatra, Alfred Hoche, e un giurista, Karl Binding, pubblicano un libretto intitolato Il permesso di annientare vite indegne di essere vissute. Sono un medico e un giudice. Un medico e un giudice.

Un libro in cui trova il fondamento medico e giuridico il concetto di Ausmerzen: la soppressione dei deboli, dei parassiti del popolo, dei nemici dello stato, dei mangiatori inutili, delle vite senza valore, dell'esistenza-zavorra. Parole, idee, che saranno riprese, insieme alle tesi sull'eugenetica, successivamente da Hitler nel suo Mein Kampf e che diventeranno, poi, pian piano, legge.

Attraverso una serie di analisi, di documenti e di studi, Marco Paolini però ci porta anche ad analizzare dove siano nate già queste idee. Perché non fu un'invenzione nazista, echi e atteggiamenti razzisti e di 'superiorità' della razza si riscontrano anche in altre epoche, in altre nazioni, tra cui anche l'America.
Durante la Belle Époque, infatti, accanto al progresso tecnico e scientifico, e ad alcuni miglioramenti della vita, ci furono anche diversi aspetti che fanno riflettere. Ombre accanto alla luce.
Ad esempio, uno degli aspetti che mi ha colpito, è stata la presenza sotto la Torre Eiffel di un Giardino zoologico speciale: uno zoo di selvaggi, di esseri umani. Da un lato l'Esposizione universale di Parigi, dall'altro un'evidente forma di razzismo. Il 'mostro', il diverso, vite inferiori da osservare, da deridere, sentendosi migliori.
Nello stesso periodo poi, Sir Francis Galton, cugino di Darwin, battezza una nuova scienza chiamandola Eugenetica, tesa al miglioramento della razza umana, impedendo che gli individui inferiori o 'sbagliati' si riproducano. Ideologia e studio che sono poi ripresi da Alexander Graham Bell, che considera la sordità un male ereditario da estirpare, un modo che tutti potessero ascoltare (in fondo, fu lui il primo a brevettare il telefono!).
Il concetto dell'Eugenetica che sarà poi ripreso da altri Stati, e anche dalla Germania Nazista per il suo progetto di sterminio, quindi viene già da lontano. E sarà anche la materia fondante della disciplina medica della Germania degli anni 30/40 del Novecento.

Ma torniamo qui, appunto. Perché è su questo che il lavoro di Paolini si concentra.

Questa è la storia di uno sterminio di massa conosciuto come Aktion T4. T4 sta per Tiergartenstraße numero 4, un indirizzo di Berlino. Durante Aktion T4 sono stati uccisi e passati per il camino circa trecentomila esseri umani classificati come “vite indegne di essere vissute”…
Cominciarono a morire prima dei campi di concentramento, prima degli zingari, prima degli ebrei, prima degli omosessuali e degli antinazisti e continuarono a morire dopo, dopo la liberazione, dopo che il resto era finito.

Le teorie dell'Eugenetica iniziano a essere messe in pratica nella Germania Nazista a partire dal 1933. Il 14 Luglio di quell'anno, infatti, viene varata la legge sulla Sterilizzazione obbligatoria di tutti quei soggetti che non corrispondono a parametri ben precisi di purezza ariana. Oltre a ciò, vengono aboliti gli altri partiti, portando anche alla sterilizzazione della democrazia.
Inizialmente sono istituite delle Corti Genetiche che vanno a esaminare tutti quei casi che presentano malattie ereditarie e mentali, persone malate che sono un peso sulle spalle dei sani. Per convincere la popolazione, poi, è attuata una vera e propria propaganda: manifesti, documentari, addirittura anche problemi scolastici presenti nei libri di scuola, mettono in luce quanto 'queste persone' siano un costo per la popolazione 'sana'. Ed è così che dal 1934 al 1939 vengono sterilizzate circa 400.000 persone. Prima di passare alla seconda fase di questa macchina infernale: la soppressione di tutti i deboli.

Si inizia dai bambini, si prosegue con gli adulti.
Nel luglio del 1939 il primo bambino viene ucciso, perché nato con dei problemi fisici e mentali. Si comincia con un neonato, perché è più facile.
Nell'agosto del 1939 tramite una circolare riservata inviata dal Ministero degli Interni, tutti i medici di famiglia e le ostetriche sono obbligati a segnalare le nascite dei bambini mentalmente ritardati o malformati, o con malattie ereditarie. Viene così istituito un Comitato per lo studio delle gravi malattie ereditarie, a cui inviare tale censimento, con sede in via Tiergartenstrasse 4. L'Aktion T4 ha veramente inizio, e porterà alla soppressione di circa 300.000 persone, tra adulti e bambini.
A seguire, infatti, ci furono le liste da parte degli psichiatri di tutti gli individui considerati inutili e improduttivi.
Bambini e adulti vengono trasferiti in edifici appositi, lontani da sguardi indiscreti. Quei luoghi che citavo prima: Grafeneck, Brandenburg, Hartheim, Sonnenstein, Bernburg, Hadamar. Dietro quelle mura i capi iniziano a dare l'esempio: iniezioni ai bambini, camere a gas per gli adulti, per poi essere trasferiti in forni crematori. Vi ricorda qualcosa questo metodo?

Molte volte ci ritroviamo a chiederci: ma come sono riusciti a fare tutto ciò nei campi di concentramento? È complicato trovare una risposta, ma sicuramente in questi luoghi hanno iniziato, hanno 'fatto pratica', si sono abituati.
La lettera di Hitler del primo settembre 1939 mette veramente in moto la macchina dell'Aktion T4, concretizzandola con una legge, che sembra combaciare proprio con l'inizio della guerra. In verità è stato firmata mesi dopo, ma era un modo perfetto per far passare questa eutanasia - come la definivano, pur non avendo nessuno scopo positivo - dei soggetti più deboli come un provvedimento di guerra.
Anche i medici di famiglia iniziano a essere sfruttati in questa macchina infernale: con l'inganno fanno firmare un consenso scritto ai genitori di molti bambini. Vengono istituiti dei consultori dove i loro figli vengono portati dietro questo consenso, e dove inizialmente possono andare a trovarli. Ma poi c'è uno step in più. Improvvisamente vengono trasferiti altrove, in luoghi lontani dalle famiglie. Passa del tempo e arriva una lettera che annuncia la morte del bambino o dell'adulto dovuta a un improvviso peggioramento delle condizioni cliniche o a una qualche malattia. Lettere redatte dalle Segretarie di Conforto, persone letterate che devono riuscire a personalizzarle. Lettere che arrivano - volutamente - troppo tardi alle famiglie, che così non possono più andare a prendere quei pochi ricordi né il corpo delle persone che hanno 'consegnato' ai medici.
Per gli adulti, soprattutto per chi ha malattie mentali, la situazione non è migliore.
Dodici psichiatri esaminano i vari casi, senza neanche conoscere i pazienti. Luminari della psichiatrica che gestiscono le cartelle cliniche e segnano un + o un -. Se sei positivo, vai al 'trattamento', altrimenti torni in manicomio.
I soggetti selezionati vengono ammassati in pullman con vetri oscurati, che percorrono la città, davanti agli occhi di cittadini che non sanno o forse non vogliono vedere. Giorni senza mangiare, chiusi in camicie di forza. Momenti che ricordano tanto i treni della morte. E poi, in questi edifici, venivano uccisi in docce da cui usciva gas. Ma anche dopo la morte i loro corpi venivano controllati per trovare eventuali denti d'oro o altro materiale utile per scopi scientifici.

Ufficialmente l'Aktion T4 finisce il primo settembre del 1941 - con un totale di circa 70.000 vittime -, quando la popolazione inizia a porsi troppe domande su quei necrologi troppo simili, oltre a piccole opposizioni. Come quella del Vescovo Von Galen che ebbe il coraggio di alzare la voce parlando apertamente di Sterminio.
Hitler, temendo di perdere consensi, fa ufficialmente chiudere tutto. Ma la verità è un'altra: questo trattamento di morte continua negli ospedali psichiatrici, in quei luoghi definiti “luoghi per sanare e curare“.
Questi “mangiatori inutili“ vengono soppressi in altri modi: attraverso diete 'prive di grassi' - come la Dieta E ideata dal medico e psichiatra Valentin Falthauser, direttore della clinica Kaufbeuren-Irsee - facendoli morire lentamente di fame, o tramite un'overdose di farmaci.
Ci sono anche gruppi di bambini ai quali viene testato il vaccino sulla tubercolosi, che muoiono in maniera orribile.
Vittime innocenti a cui viene iniettato un farmaco non per guarire, bensì quali cavie per cui non importa un'eventuale morte.


E qui, chiariamo un concetto che mi fa veramente arrabbiare: i vaccini attuali non sono volti a farci morire, bensì a tentare di salvarci da questo maledetto virus che ha distrutto tantissime vite in questi ultimi anni. Quindi NO, io NON ACCETTO certi commenti e certi paragoni assurdi da parte di gente priva di rispetto per quello che è accaduto. Non siete minimamente paragonabili a loro.
Questa macchina era una macchina di morte.
Quello che stiamo vivendo, quello che ci propongono è un modo per non morire. O perlomeno tentare di proteggerci, in vista di un farmaco per guarire o comunque un miglioramento della situazione. PUNTO.
Io comprendo la paura, o il farsi eventuali domande, ma trovo veramente nauseante e irrispettoso paragonare l'attuale situazione a quella vissuta dai disabili nell'Aktion T4, o dagli ebrei e altre minoranze a seguito delle leggi razziali. Non devono essere paragonate, perché sono cose nettamente diverse.

È questa la differenza sostanziale che dovete mettervi in testa: i nazisti e tutti coloro che sostenevano l'Eugenetica, volevano imporre la morte o la sterilizzazione per tutti i soggetti considerati inferiori, per pulire il sangue puro di una razza superiore. Oggi NON è così. Se impongono un vaccino (e francamente io ero per l'obbligo sin dall'inizio) è per preservare la vita. Aiutarci. Provare ad attenuare un virus che ha ucciso tantissime persone e distrutto famiglie.
Anzi, i paragoni al massimo vanno fatti con i disperati nei lager libici, tutte le volte che sputiamo addosso a chi scappa dall'orrore invece che accoglierli; con tutte quelle persone che stanno vivendo davvero la dittatura.

Voglio anche aggiungere un altro concetto, visto che sento molte persone affidarsi a presunti "Nobel per la medicina": vincere un tale premio non significa avere ragione su tutto. Tra le pagine di questo testo viene citato ad esempio Konrad Lorenz. Anche lui ha vinto il Nobel per la Medicina, ma era anche un sostenitore del Nazismo e dell'Eugenetica, sulla quale ha espresso un tale discorso:

«Dovere dell'eugenetica, dovere dell'igiene razziale deve essere quello di occuparsi con sollecitudine di una eliminazione di esseri umani moralmente inferiori più severa di quanto sia praticata oggi. Noi dovremmo letteralmente sostituire tutti i fattori che determinano la selezione in una vita naturale e libera. [...]» (Konrad Lorenz, 1940)

In questo libro prezioso viene narrata anche la storia di Ernst Lossa, un bambino, uno zingaro orfano, che viene ucciso all'età di 14 anni nella clinica di Kaufbeuren-Irsee. Considerato senza nessuna valida ragione un malato di mente e non educabile, Ernst riuscì a resistere un anno e mezzo, conquistando con la sua simpatia i vari infermieri presenti che non riuscivano così a porre fine alla sua vita. Ma, purtroppo, tutto fu inutile. La cosa più commovente è che Ernst Lossa era consapevole della sua morte, e lasciò una sua foto a un infermiere, con una dedica: In memoria...

Questo orrore continuò fino al maggio del 1945.
La prima a raccogliere le testimonianze dei medici al secondo processo di Norimberga è stata Alice Ricciardi von Platen, e le inserisce tutte in un libro che però inizialmente viene ignorato. [Alice Ricciardi von Platen, Il nazismo e l'eutanasia dei malati di mente].

Ausmerzen: vite indegne di essere vissute è un libro davvero prezioso. Ho cercato un po' di riassumere questa macchina infernale creata dal Nazismo, anche se c'è molto altro da dire. Come per ogni aspetto di questa orribile pagina di Storia, non è una lettura semplice. Fa male, ma fa anche riflettere. Prima dell'orrore dei campi di sterminio, c'è stata questa cosiddetta 'eutanasia selvaggia' tesa a sopprimere i più deboli, i malati, i menomati, tutti coloro che erano considerati un peso per la società. In guerra, poi, i soldi e il cibo andavano inviati a chi combatteva, a chi incarnava l'immagine del vero Ariano. Diventa quasi 'facile' voltarsi dall'altra parte, indifferenti al dolore. La gente semplicemente si abitua. E questa abitudine permette il proseguimento di una tale tragedia, che si è poi allargata nei campi di sterminio (dove molti medici vennero inviati, ormai 'abituati' a tali doveri).
È una pagina di storia di cui si parla veramente poco, spesso dimenticata, che è importante invece riportare alla luce. E, a mio avviso, Marco Paolini lo fa in maniera meravigliosa e rispettosa, portandoci anche a riflettere su quanto idee malate, se supportate da leggi di una dittatura, possano diventare una triste realtà. Secondo me ci sono anche riflessioni importanti sulla scienza: il progresso è importante, ma chi è l'uomo che giudica un altro uomo? Chi può permettersi di dire quali siano i giusti parametri per poter avere una vita degna di essere vissuta?
E noi, cosa avremmo fatto?

Vi invito a recuperare questo testo, ma anche a non fare paragoni stupidi.
Leggere e studiare certe pagine non solo permette di ricordare, ma anche di non cadere più in simili orrori.

Ricordare ci fa più solidi in un mondo liquido.
Ricordatevi di Grafeneck, la prima a cominciare,
novemilaottocentotrentanove vite trattate.
Ricordatevi di Brandenburg, la prigione,
novemilasettecentosettantadue vite trattate.
Ricordatevi di Hartheim,
diciottomiladuecentosessantanove vite trattate.
Ricordatevi di Sonnenstein,
tredicimilasettecentoventi vite trattate.
Ricordatevi di Bernburg,
ottomilaseicentouno vite trattate.
Ricordatevi di Hadamar,
diecimilasettantadue vite trattate.
Trattate male.
Nessuna morte pietosa, molta paura, molto inganno. 

IL LIBRO

Ausmerzen: vite indegne di essere vissute
Marco Paolini
Casa editrice: Einaudi
Pagine: 192
Prezzo: 12.00€ / E-book: 6.99€
Anno di pubblicazione: 2012
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