La chimera, di Sebastiano Vassalli - Recensione

24 Aug 2019

Libri

     

La chimera di Sebastiano Vassalli è uno di quei libri che mi hanno sempre attratta. Ne ho sentito parlare bene, e soprattutto aveva una trama che assolutamente rientra nei miei gusti. O meglio, quando si parla di streghe e inquisizione, ecco che qualcosa dentro di me si accende con più forza. È uno degli argomenti di cui più mi piace leggere, anche se fa male, anche se fa arrabbiare. Io ho sempre quell'esigenza di sapere, di leggere, perché le voci di quelle donne ingiustamente torturate e uccise in modo orribile non si spengano mai.

Ed è così che quando ho trovato una prima edizione in una delle bancarelle di via Po, a soli cinque euro, l'ho subito preso e letto ben presto. L'ho finito solo da qualche giorno, e ora voglio parlarvene.

       

L'Italia, si sa, è un paese disordinato e qualcosa fuori posto si trova sempre, qualche storia che si doveva dimenticare finisce sempre per salvarsi: ma io, che pure avevo avuto la fortuna di imbattermi nella storia di Antonia, e di Zardino, e della pianura novarese nei primi anni del Seicento, esitavo a raccontarla, come ho detto, perché mi sembrava troppo lontana. Mi chiedevo: cosa mai può aiutarci a capire del presente, che già non sia nel presente? Poi, ho capito... Guardando quel paesaggio, e questo nulla, ho capito che nel presente non c'è niente che meriti d'essere raccontato. Il presente è rumore: milioni, miliardi di voci che gridano, tutte insieme, in tutte le lingue e cercando di sopraffarsi l'una con l'altra, la parola "io". Io, io, io... Per cercare le chiavi del presente e per capirlo, bisogna uscire dal rumore: andare in fondo alla notte, o in fondo al nulla; magari laggiù, un po' a sinistra e un po' oltre il secondo cavalcavia, sotto il "macigno bianco" che oggi non si vede. Nel villaggio fantasma di Zardino, nella storia di Antonia. E così ho fatto.

         

La Chimera è un romanzo storico ambientato nel 1600 nella provincia di Novara. Partendo da dei documenti storici, l'autore ha romanzato la storia di Antonia, la cosiddetta Strega di Zardino che verrà processata, torturata e poi arsa sul rogo accusata dall'ignoranza, dall'invidia, e dalla cattiveria della gente, oltre che dal potere fanatico e molto molto forte della Chiesa.

Nella notte tra il 16 e il 17 gennaio 1590 una neonata viene abbandonata sul torno all'ingresso della Casa di Carità di San Michele fuori le mura, a Novara. Una bambina, un'esposta, che viene presa dalle suore e lì cresciuta fino all'età di dieci anni. A lei viene messo il nome di Antonia Renata Giuditta Spagnolini. Antonia cresce pian piano, tra la vita rigida del convento, e gli eventi storici. Quello che risulta evidente sin da subito è la sua bellezza e la sua bontà. Qualità che risulteranno via via sempre più un pericolo per lei. Nell'aprile del 1600 Antonia viene adottata da due contadini di Zardino, nella bassa Val Sesia: Bartolo e Francesca che la portano via con sé, nonostante le paure della bambina, così abituata a vivere in quel luogo chiuso, da non sapere cosa aspettarsi dal mondo al di fuori di quelle mura. Qui pian piano nasceranno nuove amicizie, ma anche invidie. La bellezza di Antonia è sempre più evidente, così come il suo carattere non sempre in linea con quello che doveva essere il ruolo della donna all'epoca. Antonia si scontrerà ben presto con il nuovo prete, Don Teresio - un uomo meschino, che obbligherà i cittadini ad andare sempre in chiesa, con la minaccia della scomunica, e a offrire continuamente ingenti somme di denaro - , e sarà soggetto di chiacchiere malevoli per i suoi atteggiamenti con gli ultimi, con le persone con problemi, alle quali tenderà sempre una mano, un aiuto. Antonia verrà vista male anche per il suo respingere sempre i pretendenti, e per le sue strane uscite notturne, i suoi misteriosi incontri con qualcuno presso il dosso dell'albera, luogo visto come centro di riunione delle streghe per i loro sabba satanici. Per tutti questi motivi, per l'aver posato nelle vesti della Madonna per un pittore di edicole, e per alcune calamità naturali che colpirono il villaggio, dalla siccità alla morte improvvisa di bambini, e altri accidenti, la ragazza viene subito vista come un capro espiatorio. Non può che essere una strega e per “proteggere” le loro vite e l'esistenza di Zardino stessa, deve essere per forza denunciata al Tribunale dell'Inquisizione di Novara.

Iniziano così dei mesi terribili per lei. Antonia viene interrogata, imprigionata, e poi torturata. Spogliata delle sue vesti, toccata da mani di uomini che non si fanno scrupoli, vengono cercati segni inequivocabili del suo essere strega. La tortura è necessaria per farla confessare. E lei alla fine, non sopportando più il dolore, ammette tutto quello che gli inquisitori vogliono sentirsi dire. Ma, come per ogni processo simile, le donne non vengono assolutamente salvate... ma condannate a morte.

Una ragazza. Antonia è solo una ragazza con la colpa di essere bella e diversa dagli altri. Non sottomessa, ma con i propri pensieri, con la voglia di amare. Eppure il pregiudizio, l'ignoranza e la cattiveria umana hanno la meglio. Antonia viene bruciata proprio con la legna di quell'albero sotto il quale veniva vista di notte, e tutti fanno festa. Una festa però destinata a durare poco, perché Zardino finirà ben presto di esistere.

Non sono spoiler, trovate tutto nella sinossi, e sin da principio.

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Dal nulla riaffiorano i ricordi di quell'evento, dei tanti personaggi che ruotano intorno alla figura di Antonia: dal mondo religioso, con Don Teresio, Don Michele, il Vescovo Bascapé, fino a passare alla gente comune del luogo, al bandito Caccetta, agli schiavi delle risaie, agli esposti - i bambini abbandonati e destinati a umiliazioni continue nelle case di carità - ai camminanti, e infine al boia, l'unico - o quasi - a mostrare un minimo di pietà. E nel nulla sembra sprofondare tutto.

Lo scopo è quello di tratteggiare non solo la storia di una strega e dell'inquisizione, ma anche la realtà dell'Italia, le caratteristiche degli italiani e della nostra storia che affonda già dal 1600 e si ripercuote anche oggi.

In fondo, quanto è cambiato l'atteggiamento di molti italiani rispetto ai diversi? Non molto. Siamo onesti. Ancora oggi se una persona (o un gruppo di persone/razza) si comporta in maniera differente da quello che vuole la società o certi ideali anche religiosi, viene etichettata male. Un essere da disprezzare e accusare, su cui riversare tutto l'odio, tutti i mali della nostra esistenza, tutti i problemi. C'è ancora un alto tasso di ignoranza che spinge i potenti ad assoggettare il popolo che, fedele, li segue alla lettera. Persone prive di personalità, che non studiando e non ragionando minimamente, si attaccano a motti riprovevoli e vedono nel diverso - nel nuovo arrivato - il male.

È un romanzo che mette in luce le contraddizioni di un'epoca in cui la caccia alle streghe diventa sempre più aspra. Dove accanto a questa ricerca dell'eretico, ci sono religiosi che si allontanano proprio da quei precetti che vanno elargendo, pensando alle proprie ricchezze, all'immoralità. Dove la Chiesa crea sempre più paura, imponendo certi stili di vita, e soggiogando le masse più ignoranti e superstiziose. All'epoca bastava davvero pochissimo per essere accusate di stregoneria. Una macchia gravissima della storia, un esempio di fanatismo religioso che ha portato alla morte di numerosissime innocenti, la cui unica colpa era di essere belle, di avere dei pensieri diversi, di suscitare invidie, di conoscere le erbe, e così via.

Un'epoca storica che fa sempre riflettere e che fa molto, molto male. Ma che non è poi diversa, ripeto, dalla nostra. È facile rapire le masse più ignoranti con l'uso di slogan e immagini spesso non veritiere, e spingerle a tirare fuori un odio forse sempre presente nell'anima, ma che ora si riflette con più forza.

Pregiudizio. Bigottismo. Crudeltà. Ignoranza. Tanti temi, che sono sempre stati presenti nella nostra società, e che continuano a essere ancora molto forti. Perché in fondo possono cambiare volti, nomi, paesaggi, ma la storia torna. O forse è sempre quella.

Questo libro, a mio avviso, non è sempre scorrevole. Ci sono molte descrizioni sia dei luoghi, che di alcuni personaggi storici e della storia stessa. Non si focalizza quindi esclusivamente sulla figura di Antonia e la sua storia, anzi, a tratti l'ho sentita quasi poco presente, come se non avesse questa grande importanza. Perché alla fine lo scopo è quello di ritrarre un'epoca, quella della Controriforma e dell'Inquisizione, ma anche un popolo, quello italiano. Mi aspettavo forse una storia diversa. O meglio, molto più concentrata su Antonia, sui suoi pensieri, ancor più emotiva se possibile, ma nonostante questo, l'ho trovata una lettura molto intensa. Una di quelle che fa riflettere e sì, ti mette addosso anche molta rabbia.

     

C'era forse un senso, una ragione in tutto questo? E se non c'era, perché accadeva? Ecco, pensava: io sto qui, e non so perché sto qui; loro gridano, e non sanno perché gridano. Le sembrava di capire, finalmente!, qualcosa della vita: un'energia insensata, una mostruosa malattia che scuote il mondo e la sostanza di cui sono fatte le cose [...] Anche la tanta celebrata intelligenza dell'uomo non era altro che un vedere e non vedere, un raccontarsi vane storie più fragili d'un sogno: la giustizia, la legge, Dio, l'Inferno...

        Un libro consigliato, da leggere!
la chimera La Chimera, Sebastiano Vassalli Casa Editrice: Einaudi Pagine: 303 Prezzo: la mia edizione l'ho trovata all'usato, a 5 euro. Voto: ♥♥♥♥.5
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